Luganese

Valico di Val Mara chiuso, la Valle d'Intelvi scrive a Roma

Circa 1'200 frontalieri confrontati con tempi di percorrenza più lunghi per raggiungere il luogo di lavoro. I sindaci italiani: 'Riapertura almeno parziale'

La dogana fra Arogno e Lanzo d'Intelvi per ora rimane chiusa (Foto Ti-Press)
12 maggio 2020
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Quasi una trentina di chilometri in direzione Nord o ancor di più in direzione Sud. Tanto si allunga il tragitto dei circa 1'200 frontalieri residenti in Valle d'Intelvi (provincia di Como) e che non possono servirsi del valico della Val Mara per raggiungere il posto di lavoro in Ticino. La dogana tra Lanzo d'Intelvi e Arogno è rimasta infatti chiusa, anche con l'ondata di riaperture dell'11 maggio. Perciò, i frontalieri della zona per entrare in Svizzera devono recarsi a Porlezza e passare da Valsolda e Gandria o, tragitto ancor più lungo, scendere fino al Basso Mendrisiotto.

Una protesta simbolica lunedì al confine

Una situazione che non piace alla popolazione della Valle d'Intelvi e tantomeno ai sindaci. Dopo aver espresso i propri malumori nei giorni scorsi, hanno infatti decisa di rivolgersi direttamente al proprio premier. Marcello Grandi (Alta Valle Intelvi), Mario Pozzi (Centro Valle Intelvi), Ferruccio Rigola (Schignano, nonché presidente della Comunità montana intelvese), Cipriano Soldati (Laino), Gian Antonio Sala (Ponna), Oscar Grandola (Cerano Intelvi), Aldo Riva (Dizzasco), Piero Righetti (Blessagno) e Federico Ceschina (Pigra):  sono una decina i sindaci che ieri mattina hanno scritto una lettera a Giuseppe Conte. Una presa di posizione che segue una protesta simbolica davanti al valico rimasto chiuso che gli stessi sindaci hanno inscenato lunedì pomeriggio.

'Se non totale, ci auguriamo presto un'apertura almeno parziale'

Quello tra le due valli è l'unico valico in provincia di Como che continua a rimanere chiuso a causa dell'emergenza Coronavirus. Un valico ancora non riaperto, come è successo invece a partire da questa settimana con altri tre valichi comaschi. Una decisione che sta mettendo in difficoltà i 1'200 frontalieri della Valle. «La Valle ha sempre dato tanto alla Svizzera, così come ha ricevuto – dice Mario Pozzi anche a nome dei suoi colleghi sindaci –. Da questa dogana sono passati migliaia e migliaia di frontalieri. Ci troviamo in questa condizione dopo tre o quattro settimane dalla riapertura delle prime attività in Svizzera. Penso che chi ha deciso di non riaprire la Val Mara debba fare una riflessione. I nostri frontalieri sono obbligati a sacrifici enormi per poter accedere al posto di lavoro. Ci auguriamo quantomeno, se non una riapertura totale, almeno una parziale negli orari di accesso e uscita dei lavoratori. Speriamo che il problema si risolva quanto prima». Al premier i sindaci intelvesi a Conte chiedono anche di attivarsi presso la Confederazione per avere una linea comune di condotta, a cominciare dall'obbligo delle mascherine protettive a tutela dei frontalieri.

Da Berna: 'Siamo coscienti dei disagi, non riguardano solo la Valle d'Intelvi'

E la decisione di riaprire o meno i valichi è materia effettivamente federale. Abbiamo chiesto all’Amministrazione federale delle dogane (Afd) come mai il passaggio tra Val Mara e Valle d’Intelvi non è stato ancora preso in considerazione per una riapertura. «Premettiamo che in questo contesto di emergenza abbiamo dovuto dapprima fare una valutazione dei flussi di traffico e della situazione, per poter canalizzare il traffico sugli assi strategici, chiudendo numerosi valichi – ricorda la portavoce dell'Afd Donatella Del Vecchio –. Pian piano il Consiglio federale ha deciso delle riaperture (in Ticino: Brusino Arsizio, Ligornetto e Ponte Cremenaga il 4 maggio, Camedo, Pizzamiglio e Ponte Faloppia l'11, e orari prolungati per Brusata, ndr), per venire incontro alle riprese delle attività e alle esigenze del traffico. Abbiamo dovuto soppesare gli interessi di tutti, cercando di accontentare il maggior numero di persone. Siamo coscienti del fatto che per alcune zone, non mi riferisco solo alla Valle d'Intelvi, i disagi siano rimasti».

Una riapertura del confine fra Arogno e Lanzo non sembrerebbe comunque imminente: «Siamo dispiaciuti per questa situazione, ma per ora non possiamo aprire tutti i valichi: abbiamo delle disposizioni. Siamo in contatto costante coi partner cantonali, federali ed esteri per monitorare la situazione, ma dobbiamo attendere l'evoluzione della situazione sanitaria e delle decisioni del Consiglio federale per un'eventuale riapertura». Intanto, bisognerà armarsi di pazienza.