Piazza Manzoni gremita. Alla paura del virus ha prevalso la tradizione del Carnevale. E quest'anno stoviglie a prova di sostenibilità ambientale
«Io ho la corona, ma senza virus». Così risponde ironico Re Sbroja, alias Peter, da oltre 22 anni sovrano del Carnevale di Lugano, alla domanda se il suo "popolo” non tema il coronavirus. E in effetti, battute a parte, i numeri parlano da sé: alla tradizionale risottata e luganiga nel salotto cittadino, ben 4 mila sono state le porzioni distribuite. Non solo la paura del virus è stata allontanata - «io personalmente sono preoccupato della situazione in corso», aggiunge poco dopo Re Sbroja riferendosi alle notizie provenienti dall'Italia - ma anche il sole ha letteralmente baciato la manifestazione, regalando temperature primaverili. Ancora il sovrano: «Sono contento che nonostante si sia in prossimità delle elezioni Comunali, tra i municipali presenti in corpore non sia circolato neppure un santino».
Il sindaco Marco Borradori, vestito da... sindaco, in tema di coranavirus ha detto di essere in attesa delle comunicazioni delle autorità in programma per il pomeriggio, ma si dice tranquillo. Soddisfatto dell'edizione 2020, Stefano Cominato, presidente dell'Associazione Carnevale di Lugano da tre anni, il cui testimone gli è stato ceduto dal compianto Brunello Tunesi. «Non è che non ci sia preoccupazione del coronavirus, ma fortunatamente la risottata si è svolta nell'assoluta normalità. Nessuna mascherina anti-virus (poche invero anche quelle di Carnevale, ndr.), nessun timore particolare. Quest'anno abbiamo introdotto per la prima volta le stoviglie lavabili: è vero che le persone si sono dovute armare di pazienza, perché occorreva far la coda per avere il piatto e versare il deposito, ma con questa bella giornata non è stato così pesante». La novità ha comportato comunque a conti fatti, tre code anziché una: una per avere le stoviglie, una per ricevere il risotto e la luganiga (gratis) e una per riportare le stoviglie e riottenere i 5 franchi lasciati in deposito. «Qualcuno per evitare code s'è portato piatto e posate da casa» – fa sapere Giancarlo Ferrario, uno dei 30 cuochi all'opera e già in seno al comitato Re Sbroja per anni. Alti i numeri degli ingredienti messi in campo: tre i quintali di riso, cucinati nelle tradizionali 8 caldaie; 600 i litri di brodo e 3 mila 500 le luganighe. I volontari al lavoro dalle 7.30. E alle 14 c'era ancora chi gustava l'ultima porzione di risotto, brindando al cielo e al Carnevale.