Luganese

Quasi deserta l'asta di armi a Lugano. 'C'è meno interesse'

Solo due gli acquirenti e meno di cento i fanchi di ricavato. Una dozzina gli oggetti in vendita, frutto di eredità giacenti, non tutti venduti.

Gli oggetti in vendita ieri all'asta di armi dell'Ufficio fallimenti di Lugano (Foto Ti-Press)
31 gennaio 2020
|

Due acquirenti, novanta franchi di ricavato. Non si può dire che sia stata un successo l’asta pubblica organizzata ieri dall’Ufficio fallimenti di Lugano. A differenza di quello delle bici a settembre – che visto l’ottimo risultato si replicherà ad aprile (cfr. ‘laRegione’) –, l’incanto delle armi è andato quasi deserto. Un risultato probabilmente inaspettato: «Fino a pochi anni fa – ci hanno spiegato gli organizzatori – erano aste ben più frequentate e anche il ricavato era molto maggiore».

Una dozzina le armi in vendita a Viganello: dalla doppietta Bawurscher Celta calibro 16 adatta per la caccia alla riproduzione di una rivoltella ottocentesca, passando per diversi tipi di pistole (prevalentemente soft-air). Poca la concorrenza fra i due acquirenti presenti: escluso un caso – una pistola ad aria compressa Diana modello 5G, battuta a venti franchi –, tutti gli oggetti sono stati venduti al piede d’asta, ossia dieci franchi. Alcuni oggetti non hanno neanche suscitato l’interesse dei presenti. «Verranno restituiti alla Polizia cantonale» ci spiegano i battitori d’asta.

Diversamente da quanto accade con altri incanti, per acquistare gli oggetti in vendita si sono rese necessarie alcune condizioni, soldi a parte. Il casellario giudiziale, per cominciare. E poi, a seconda dell’arma un permesso di acquisto di armi, oltre naturalmente al contratto scritto per l’alienazione, compilato dall’Ufficio. A farsi avanti, come detto, solo due uomini. Entrambi «appassionati di armi»: uno più collezionista, col pallino di quelle piuttosto rare, e l’altro invece «nel tempo libero sono un tiratore praticante».

Rare eredità giacenti di questo tipo

Come anche gli organizzatori, pure loro sono rimasti stupiti dallo scarso interesse suscitato dall’evento. «Una ragione potrebbe essere la nuova direttiva europea approvata a maggio (cfr. correlato, ndr) – ipotizza uno dei due –, ha complicato le cose e scoraggia gli eventuali acquirenti».
Quanto venduto (e non) ieri è tutto frutto di eredità giacenti: non reclamate o rifiutate. «Qualora ci sia una rinuncia – spiegano all’Ufficio fallimenti –, le eventuali armi entrano a far parte della massa fallimentare e ce ne appropriamo noi. Tengo tuttavia a sottolineare che si tratta di casi rari». Chi invece non desiderasse rinunciare all’arma ereditata è comunque tenuto a dichiararla al Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata della Polizia cantonale e procedere eventualmente alla richiesta d’autorizzazione.