Riconosciuta la scemata responsabilità del 26enne, che seguirà un trattamento stazionario. Nessuna attenuante per l'altro: cinque anni e l'espulsione
Colpevoli. Si è chiuso con una chiara condanna il processo a carico di due giovani che hanno violentato una 17enne, iniziato ieri alle Assise criminali di Lugano. Diverse le pene a carico dei due: quattro anni e tre mesi interamente sospesi a favore di un trattamento stazionario per il 26enne svizzero, cinque anni di carcere e l'espulsione per otto anni per il 27enne kosovaro.
«Il reato di violenza carnale è pacificamente realizzato – ha esordito il presidente della Corte Amos Pagnamenta –. Entrambi sono colpevoli: il diniego della giovane non solo è stato manifestato, ma anche compreso dai due imputati. E il fatto che abbiano agito in due è un'aggravante». Entrambi sono stati ritenuti colpevoli di aver violato il diritto all'autodeterminazione sessuale della vittima. In particolare, il più giovane dei due «ha agito ripetutamente ai danni di un notevole numero di ragazze». «Lineare, logico e coerente» è stato inoltre giudicato il racconto della vittima principale.
Come si spiegano allora le sostanziose differenze nella pena? Al 26enne è stata riconosciuta una scemata imputabilità medio-lieve sulla base della perizia psichiatrica e la Corte ha inoltre apprezzato l'importante collaborazione fornita agli inquirenti. Per questo motivo, la pena di partenza di cinque anni è stata abbassata e soprattutto per questo è stato disposto un trattamento stazionario psichiatrico. L'imputato è stato inoltre prosciolto da alcuni reati minori quali pornografia e prostituzione.
Diverso il caso del 27enne. «La sua è stata una colpa superiore – ha detto il giudice –, è stato lui a dare il la al reato principale, spronando il correo a portare in bagno (dove si è consumata la violenza, ndr) la vittima». Nessuna scemata imputabilità, né fattori attenuanti. Per il giovane, la ragazza era consenziente. «Non ha compreso la gravità dei fatti» ha sottolineato però Pagnamenta. Pur essendo nato e cresciuto in Ticino, dove risiede la sua famiglia e ha anche un figlio, il 27enne verrà espulso per otto anni. «Non si è particolarmente integrato – secondo la Corte –, non ha mai svolto una vera attività lucrativa né ha concluso una formazione. Inoltre in Albania ha un nonno».