Luganese

Incendio alla Farera, colpevoli ed espulsi... dall'Europa

Si è concluso con la condanna rispettivamente a quattro anni e mezzo e ventun mesi il processo a carico di due ladri seriali di 23 e 26 anni

Il giudice Marco Villa (Foto Ti-Press)
22 novembre 2019
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Un incendio «brutto», appiccato per motivi «inaccettabili». Ma semplice, senza l'aggravante dell'intenzionalità: «L'imputato sapeva che sarebbero intervenute le guardie carcerarie, in quanto si era attivato l'allarme anti-incendio», ha detto il presidente della Corte della assise criminali Marco Villa. Si è concluso infatti il processo a carico del 23enne algerino che nel dicembre dell'anno scorso scatenò un incendio nella propria cella alla Farera – dove si trovava da poco più di un mese per una serie di furti –, con l'obiettivo di evadere una volta ricoverato in ospedale. Il giovane è stato condannato in totale a quattro anni e mezzo: tre anni per i furti commessi in Ticino e Grigioni nel giro di tre giorni e per reati minori e un anno e mezzo per reati legati all'episodio dell'incendio.

Prosciolti dalle imputazioni in Romandia

Condannato anche l'altro imputato, un 26enne marocchino, corresponsabile dei furti nella Svizzera italiana. La Corte non ha tuttavia ravvisato l'aggravante della banda: «È necessario essere più di due e con un'organizzazione degna di tale nome». I due sono invece stati entrambi prosciolti dai furti loro imputati in Romandia, basandosi sul principio dell'in dubio pro reo: in casi dubbi, senza prove certe, la giustizia segue le dichiarazioni degli imputati alfine di evitare la condanna di un innocente. Il 26enne è stato condannato a ventun mesi di detenzione e a una pena pecuniaria di 550 franchi complessivi. La procuratrice pubblica Margherita Lanzillo ha chiesto ieri, ricordiamo, sei anni per il 23enne e trenta mesi per il complice.

Iscritti nel Sistema d'informazione di Schengen

I due saranno entrambi espulsi, ma non per quindici anni – il massimo – come chiesto dalla pp, bensì: dodici anni il 23enne e dieci il 26enne. La particolarità è che la Corte ha deciso di inserirli entrambi nel Sistema d'informazione di Schengen (Sis): in tal modo i due saranno espulsi non solo dalla Svizzera, ma da tutti i Paesi che hanno sottoscritto i trattati di Schengen. Una misura corretta secondo la Corte, «visti i loro precedenti in diversi Paesi europei».