Il 23enne alla sbarra alle Criminali con un componente facente parte della stessa banda di 26 anni.
Diede fuoco al materasso, alle coperte e ai giornali che aveva in cella, scatenando un incendio che comportò l’evacuazione di 31 persone del carcere di Lugano dov’era detenuto. È questo solo il più noto – se ne parlò nel dicembre del 2018 – fra i tanti reati di cui è accusato un 23enne algerino, a processo alle Assise criminali di Mendrisio (ma a Lugano) oggi. Oltre a lui, la Corte presieduta dal giudice Marco Villa giudicherà anche un 26enne marocchino, che faceva parte della stessa banda di ladri seriali.
Sebbene l’incendio intenzionale – scatenato per avere una possibilità di evadere e causatogli il trasferimento in una prigione in Svizzera interna – sia il fatto più noto, i due stando all’atto d’accusa stilato dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo sono infatti veri e propri ladri seriali.
Entrambi hanno infatti collezionato una serie di furti (prevalentemente in case private) in svariate parti della Svizzera, il tutto poggiandosi su svariate identità fittizie. E mentre l’Interpol ha recentemente confermato le generalità del 26enne, la vera identità del 23enne resta tuttora dubbia. Quest’ultimo è accusato di una dozzina di furti, rubando soldi e oggetti per un valore complessivo di 205’000 franchi. Pende sul suo capo anche l’imputazione di rapina ai danni di una famiglia del Bellinzonese, contro la quale sarebbero state usate minacce e violenza. Inoltre, il giovane algerino è già stato condannato in altri Paesi europei e la Francia - dove è cresciuto - ha già annunciato l’intenzione di chiedere l’estradizione per presunti reati di rapina e sequestro di persona. Più numerosi gli episodi di furto dei quali è accusato il 26enne, ma per un importo minore: 64’000 franchi circa.
I due sono difesi dagli avvocati Giuseppe Gianella (il 23enne) e Manuela Fertile (il 26enne).