Braccio di ferro in via Nassa finisce con un’istanza in Municipio: ‘Revocate la licenza edilizia’
Vetrine commerciali invece di finestre al primo piano in due edifici contigui, al numero 54 di via Nassa, nella storica strada del nucleo di Lugano protetta quale bene culturale. Non sia mai. Il proprietario di un’abitazione vicina sta ingaggiando un braccio di ferro contro il progetto immobiliare e, con un’istanza di una decina di pagine, ha interposto ricorso nei giorni scorsi al Municipio di Lugano per richiedere la revoca della licenza edilizia, che dapprima era stata negata dal Cantone (nel novembre 2015) e che poi l’autorità cantonale – cambiando radicalmente idea nonostante, a mente del ricorrente, il contenuto del progetto sia rimasto identico – ha invece accolto sei mesi più tardi (maggio 2016), dando così luce verde al progetto che prevederebbe la creazione di una casa d’aste per orologi antichi.
Articolato in una decina di pagine, il ricorso pone in evidenza ragioni estetiche che cozzano con la bellezza, giuridicamente protetta, del celebre salotto cittadino e antica strada sede di negozi di lusso. “Osservando l’imbocco di via Nassa da Piazza Battaglini – scrive l’autore del ricorso, che preferisce rimanere anonimo – i due edifici ai mappali n. 2673 e n. 223, e così quelli contigui che si susseguono, danno un senso di continuità e armonia inconciliabile con la soppressione delle finestre al primo piano del mappale n. 2673 e la loro sostituzione con ampie vetrine del tutto estranee al contesto, quali invece la licenza edilizia inopinatamente concessa, in palese contrasto con le norme di Piano regolatore volute a salvaguardia del nucleo storico della Città, si prefigge di realizzare”.
Il cittadino ricorrente si chiede per quali motivi l’autorità cantonale, l’Ufficio delle domande di costruzione, abbia cambiato rotta nel suo preavviso rivolto al Municipio di Lugano, il quale nel settembre 2018 ha rinnovato la licenza edilizia a favore del progetto. Eppure, si legge nell’istanza, l’autorità cantonale nel 2015 aveva respinto la domanda edilizia, censurando fra l’altro: “L’eliminazione delle caratteristiche dello zoccolo per inserire uno spazio commerciale a doppia altezza senza riferimento con altre aperture presenti sul fronte, la suddivisione arbitraria del fronte principale dell’edificio in due parti distinte e senza relazioni fra loro, le dimensioni delle nuove vetrine al primo piano che non trovano riscontro nella tipologia delle aperture presenti, né si armonizzano con queste ultime o le adiacenze (...)”.
Sempre secondo il ricorrente nell’iter si afferma che “contrariamente a quanto affermato non vi è traccia del coinvolgimento della Commissione del nucleo di Lugano”. Non solo: “Nulla di quanto emerso a livello di criticità e di incompatibilità dell’intervento oggetto della domanda di costruzione rispetto alle esigenze che la tutela del nucleo storico impongono è stato risolto con la variante”. Nell’istanza indirizzata al Municipio si contesta pure un mancato coinvolgimento della popolazione che ha appreso del progetto solo dopo che i promotori ne hanno esposto sulle facciate dell’immobile il rendering. L’istanza richiama inoltre la Legge sulla protezione dei beni culturali “che l’Ente pubblico è chiamato ad applicare (d’ufficio)” e i cui obiettivi sono definiti “nell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale”. Resta il fatto che per ora il progetto è ancora sulla carta: nessun chiodo è per ora stato battuto.