Luganese

'Subappalto' ad Adria, la responsabilità 'ora è di Swiss'

Nel 2005 l'Ufficio federale aveva inasprito le verifiche sulle compagnie, cosa che però non ha evitato i fallimenti. Merlo: 'Swiss deve trovare una soluzione'

Foto archivio Ti-Press
24 settembre 2019
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Nel dicembre del 2005, quando ancora in Svizzera era ancora ben vivo il ricordo traumatico del grounding e del fallimento di Swissair, l’Ufficio federale dell’aviazione civile (Ufac) annunciava che a partire dal 1° gennaio 2006 si sarebbe intensificata la sorveglianza sulle finanze delle compagnie aeree. I vettori avrebbero dovuto comunicare all’Ufac dati concernenti la capacità finanziaria. “Regolarmente”. Ovvero ogni tre mesi per le “grandi imprese” con aerei da più di 20 posti. Il tutto per verificare che le compagnie siano in grado di far fronte, come prevede la legge, ai propri obblighi nei successivi 12 mesi. 

Controlli che però non sembrano aver scongiurato fallimenti e grounding. Soprattutto negli ultimi anni. Un sistema di verifica superato dagli eventi, quindi? «È innegabile che vi siano stati fallimenti e grounding negli ultimi tempi – rileva il portavoce dell’Ufac Antonello Laveglia –. Una delle ragioni principali è il profondo cambiamento del mercato aviatorio. In questo contesto dire che i controlli non funzionano è sbagliato. Le garanzie richieste dalle autorità federali per una compagnia sono importanti e i controlli, già intensi, vengono ulteriormente acuiti quando emerge una situazione anomala. Ciò aiuta sicuramente ad aumentare la possiblità per la compagnia di riprendersi. Quello che l’Ufac non può fare è mettere dei soldi a disposizione». Detto altrimenti: la Confederazione può aiutare le compagnie ad aiutarsi, nulla più. Non può nemmeno avvertire il pubblico del possibile pericolo. «Sappiamo se una compagnia naviga in cattive acque,  ma non possiamo diffondere questa informazione, perché renderle pubbliche sarebbe dare il colpo di grazia a quell’azienda. In questo caso l’autorità è in una situazione delicata, perché deve esigere dalla compagnia che trovi i fondi necessari per assicurare l’attività, ma non può immischiarsi nelle questioni commerciali»

Se questi ragionamenti possono valere in casi come quello di Skywork, la compagnia bernese fallita nell’agosto del 2018, per Adria la questione è differente. Nonostante in Svizzera le tratte domestiche debbano essere affidate solo a compagnie elvetiche, il subappalto della rotta (in gergo ‘wet lease’) permette a una compagnia straniera, sottoposta a un’altra autorità, di operare sotto la responsabilità del vettore nazionale. In questo caso Swiss. Così è successo con Adria. «In questo caso non è l’Ufac ad avere la sorveglianza sulle finanze della compagnia. Swiss è però responsabile è comunque responsabile di rispettare la concessione».

Concessione che obbliga a volare? «Nella concessione sono stabiliti gli obblighi per le compagnie». Obblighi senza sanzioni: «La legge non specifica cosa fare in caso di violazioni o come intervenire per far rispettare una concessione – aggiunge Laveglia –. Per quanto riguarda la situazione contingente, è troppo presto per sapere se e in che modo l’Ufac reagirà».

'Swiss deve assicurare il collegamento'

Intanto se domani l’Agenzia per l’aviazione civile slovena dovesse ritirare la licenza operativa ad Adria, ci sarebbero problemi sulla linea verso Zurigo per lo scalo luganese? «Swiss non potrà comunque chiamarsi fuori per questo servizio così importante – risponde Maurizio Merlo, direttore dell’aeroporto di Lugano –. È lei che ha la responsabilità di questa tratta e deve assumerla. Dipende solo dalla sua volontà. Mi aspetto che la deputazione ticinese alla Camere faccia un'adeguata pressione politica affinché Swiss continui ad avere un occhio di riguardo sul territorio ticinese. Sulla coda dei suoi velivoli c'è pur sempre ancora la bandiera svizzera».

Anche se ad Adria venisse ritirata la licenza? «Se Swiss vuole una soluzione c'è: potrebbero continuare a operare la linea con un aereo di riserva della loro flotta – prosegue Merlo –. Ad esempio operare la linea con i Bombardier Dash 8 con i quali volava fino al novembre dell'anno scorso tramite Austrian Airlines prima di affidare la linea ad Adria». Sempre che le decisioni siano davvero prese in Svizzera invece che a Francoforte, sede di Lufthansa che controlla la compagnia svizzera.