Presentate quattro segnalazioni relative a quanto (non) fatto in una clinica privata. In un caso il Civico ha verificato la presenza solo di un taglietto
Un taglietto sulla pelle e sulla struttura sottocutanea, quanto bastava per far credere al paziente che l'operazione fosse stata eseguita. Mentre in realtà si limitava appunto a quella piccola incisione, senza alcuna prosecuzione verso le zone bisognose di cure. Sarebbe, questo, il modus... operandi di un neurochirurgo attivo in una struttura sanitaria privata del Luganese su cui sta indagando – come riporta oggi il 'Caffè' – la procuratrice pubblica Marisa Alfier partendo da quattro segnalazioni fatte negli ultimi mesi al Ministero pubblico dal medico cantonale Giorgio Merlani a seguito di altrettante segnalazioni inviategli dall’ospedale Civico di Lugano (Centro neurologico) cui i pazienti si sono rivolti in seconda battuta lamentando il persistere delle medesime patologie e dolori antecedenti le operazioni. I quattro casi sottoposti a verifiche penali risalgono a un periodo compreso tra la fine del 2018 e i primi mesi del 2019. Si ipotizzano vari reati: dalle lesioni gravi intenzionali alla truffa alle assicurazioni sociali, alla falsità in documenti e in certificati. Gli interventi finiti sotto la lente degli inquirenti non erano complessi, quantomeno nel primo caso. Data la specializzazione del chirurgo, tutti gli interventi erano legati a patologie neurologiche.
Nel primo caso – spiega il domenicale – una paziente settantenne era stata operata nell’ottobre 2018 nella clinica privata. Stando ai dolori che lamentava e agli esami eseguiti quest'anno dal Civico (in particolare una risonanza magnetica) avrebbe dovuto essere stata sottoposta a una foraminotomia, operazione alla schiena per alleviare la pressione sui nervi compressi che provocano forti dolori ai glutei e alle gambe. Stando appunto agli esami effettuati in gennaio al Civico, la paziente non era affatto stata operata. Dalla risonanza non è risultato alcun intervento di foraminotomia, sebbene sulla schiena della paziente, ma non nel punto giusto, era stata praticata una piccola incisione della cute e del tessuto sottocutaneo. Al Neurocentro del Civico la prima paziente ha raccontato quanto accadutole: ha spiegato di aver avvertito immediatamente dopo l’operazione gli stessi dolori con cui aveva convissuto per settimane e mesi. Aveva immediatamente avuto la percezione di non aver subìto alcun intervento. Si era naturalmente rivolta al chirurgo che l’aveva operata, il quale però si era mostrato sereno e l’aveva tranquillizzata. Le aveva praticato anche un’infiltrazione per alleviarle il dolore. Aveva preferito però non sottoporla a un nuovo esame radiologico. Ma non solo. Il neurochirurgo avrebbe anche lasciato intendere alla signora che quelle lamentele erano da attribuire a... qualche sua problematica psichiatrica. Lo scorso 1° febbraio la paziente è stata quindi operata al Neurocentro del Civico.
Un nuovo caso che, se confermato, getta nuove e preoccupanti ombre sulla sanità privata dopo il caso del chirurgo Piercarlo Rey che per un errore di identità asportò i seni di una paziente 67enne degente alla Clinica Sant'Anna di Sorengo.