Tramite un'interrogazione i consiglieri Comunali del Ps e dei Verdi denunciano disparità di trattamento per i collaboratori degli Istituti sociali comunali di Lugano
In caso di malattia del figlio i dipendenti degli Istituti sociali comunali, in grande maggioranza donne, non ricevono mai un congedo pagato, nemmeno se presenta il certificato medico del figlio ammalato. Questo al contrario degli altri dipendenti di Lugano, dato che il Municipio concede il congedo pagato ai dipendenti del resto dell’Amministrazione comunale su presentazione del certificato medico. "Questa prassi discriminatoria – afferma Raul Ghisletta, firmatario di un'interrogazione congiunta Ps-Verdi sul tema – ci è stata confermata dal capodicastero Lorenzo Quadri e dal direttore degli Istituti sociali comunali Paolo Pezzoli"
Stando a quanto indicato nell'interrogazione, presso gli Istituti sociali comunali la/il dipendente che ha un figlio ammalato al di sotto dei 15 anni del quale deve occuparsene immediatamente, viene liberato dal turno previsto, ma deve segnare vacanza oppure deve recuperare il turno non lavorato. "Con questa prassi – sostengono i consiglieri Comunali rossoverdi – gli Istituti sociali comunali vanificano una delle poche misure importanti atte a conciliare famiglia e lavoro che esistono in Svizzera (art. 36 Legge sul lavoro/art. 342a Codice delle obbligazioni), misura che viene ripresa dall’art. 68, cpv. 2 del Regolamento organico delle collaboratrici e dei collaboratori della Città di Lugano".
La prassi degli Istituti sociali comunali, secondo la sinistra e gli ecologisti di Lugano, oltre che essere discriminatoria è insostenibile anche perché la prassi ingiusta spingerebbe alcuni dipendenti con il figlio ammalato a motivare l’assenza con la propria malattia, in modo da non dover recuperare il turno, il che creerebbe un agire malsano per aggirare il diritto negato.
"Il fatto che il Regolamento organico delle collaboratrici/collaboratori e la Città di Lugano offrano anche altre misure di conciliazione lavoro-famiglia (in particolare accesso al tempo parziale, altri congedi pagati e non pagati, accesso ad asili nido e mense) che sono migliori di quelle vigenti presso altri datori di lavoro privati – concludono i consiglieri Comunali del Ps e dei Verdi – non può in alcun caso giustificare l’esistenza della citata prassi discriminatoria".