La Città incontrerà il Conservatorio dopo la rinuncia del governo all’acquisto del complesso. A breve l’attesa seconda parte dello studio di fattibilità
Nulla ancora è perduto. Dopo che nei giorni scorsi il Consiglio di Stato con voto unanime ha rinunciato all’acquisto dello stabile Rsi di Besso, il Municipio di Lugano ieri ha affrontato il tema nella sua seduta. L’esito? L’Esecutivo prossimamente incontrerà il Conservatorio della Svizzera italiana, da lungo tempo indicato tra i principali inquilini del prestigioso immobile. Scopo del meeting: riformulare aspettative e necessità. Roberto Badaracco, capo del Dicastero sport, cultura ed eventi della città di Lugano: «Per Lugano lo stabile è interessante, ma il nodo finanziario da sciogliere non è di poco conto (occorrono 50 milioni, ndr). Se il Cantone ha rinunciato all’acquisto dell’immobile la ragione è soprattutto di natura economica. Il discorso è comunque ampio: tutta la parte dell’auditorio dello stabile Rsi (spazio imprescindibile per le prove dell’Orchestra della Svizzera italiana) rappresenta un bene culturale protetto e non è facilmente modificabile, ciò su cui ci si dovrà confrontare. Il Piano regolatore prospetta inoltre margini ancora edificabili, ma vincolati a contenuti culturali e per studi audio e radiotelevisivi. La questione è insomma ancora tutta aperta. Di certo un’eventuale modifica del Pr è nelle mani della Città. Il comparto è di grande valore e la Città ha tutto l’interesse che si sviluppi un progetto, se di tipo musicale ancora meglio». Secondo Badaracco, a questo punto, «dopo la rinuncia del Cantone potrebbe essere utile rimettersi attorno a un tavolo con il gruppo di lavoro allora costituito tra Città, Cantone, Conservatorio e Orchestra della Svizzera italiana per ritrovarsi e rifare il punto della situazione, anche sul fronte del tema Casa della musica».
Da noi interpellato, il direttore del Conservatorio della Svizzera italiana Christoph Brenner dichiara: «Per noi quella dello stabile della Rsi a Besso quale futura sede del Conservatorio rimane un’ipotesi. Se ne parla da 15 anni. Con Cantone, Città e Rsi avevamo dato un incarico per uno studio di fattibilità in due fasi: la prima fase è già stata eseguita, mentre siamo in attesa – tra qualche settimana – della seconda fase tuttora in corso. Attendiamo dunque l’esito di questa parte di studio, che tra l’altro contempla pure gli aspetti finanziari, prima di prendere delle decisioni». Le conclusioni di questo studio sono ritenute fondamentali anche dal Municipio di Lugano. Sin dall’inizio delle trattative, la soluzione ipotizzata di ricavare nello stabile Rsi la sede del Conservatorio è comunque riferita a dopo il 2024. Nel frattempo l’ateneo musicale rimane con l’oreccchio teso su altre possibili soluzioni. Ancora il direttore Brenner: «Noi siamo sempre alla ricerca di una sistemazione definitiva. E ci sono più scenari in campo: rimanere qui in via Soldino, entrare nello stabile Rsi e inoltre stiamo valutando anche altre ipotesi da ormai diversi anni». Intanto, il Conservatorio della Svizzera italiana rimane al Centro San Carlo, in via Soldino, dove ha sede sin dal 1998. Anche qui qualche movimento di natura immobiliaria c’è stato. Proprietaria dello stabile rimane la Curia di Lugano, che di recente ha però ceduto il diritto di superficie per la durata di 50 anni (con scadenza nel 2069) alla vicina Clinica Moncucco. Ma questo – fa sapere Christoph Brenner – non comporta alcun cambiamento: tutti i contratti in essere sono garantiti». Di certo c’è che gli spazi del Centro San Carlo per il Conservatorio si rivelano da tempo piuttosto stretti. «Sì, soprattutto ci manca una sala da concerto e di prove».