La richiesta del procuratore Capella per la gang della rissa con accoltellamento avvenuta all'esterno del bar Blu Martini di Lugano nell'ottobre 2017
“Sono degli sdraiati, che dormono quando il resto del mondo è sveglio e vegliano quando il mondo dorme. Abituati a menar le mani, a coinvolgersi in risse e aggressioni”. Gli definisce così il procuratore pubblico Moreno Capella in apertura della sua requisitoria che ha portato a richieste di pene fra i 6 anni e 6 mesi e i 5 anni, considerando la colpa oggettiva medio-grave. Quattro gli imputati chiamati a rispondere di tentato omicidio intenzionale e rissa. Alla sbarra delle Assisi Criminali, presiedute dal giudice Mauro Ermani, due 24enni, uno svizzero e un boliviano; due cubani di 26 e 36 anni. Il quartetto era stato protagonista, il 21 ottobre 2017, di un regolamento di conti. Armati di pistola e coltello avevano ferito in modo grave tre albanesi. Ma in ballo, come puntualizzato più volte dall’accusa, non vi era solo una sgarbo subito una settimana prima (un pregresso pestaggio del fratello di uno di loro ad opera di un gruppo di albanesi) e l’affermazione del primato fra bande. Per il procuratore c’era molto di più. Citando il cosiddetto ‘burattinaio’, quella che ha indicato come ‘l’eminenza grigia’, che non compare in aula perché ‘uccel di bosco’, vi era soprattutto la supremazia e il controllo nel mondo del traffico della droga. Un fatto che ha portato il magistrato ad affermare che “questi fenomeni, queste violenze di gruppo, non solo sono in aumento nella nostra società ma registrano anche un aggravio qualitativo, essendo diventati sempre più violenti. Queste persone infieriscono, introducono armi e oggetti pericolosi, un grado di violenza che accresce quando entra in gioco il branco. Fatti dove le discoteche spesso e volentieri diventano un ring”.