Il Decs studia una revisione mentre la Procura valuta l’apertura di un’inchiesta penale ma il legale della scuola contesta la sospensione delle lezioni.
Si complica la posizione dell’Istituto Fogazzaro di Breganzona. Secondo quanto confermato a ‘laRegione’ dal Ministero pubblico – dopo l’intimazione lunedì della sospensione delle lezioni per gli alunni del quinto anno da parte del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (decisione considerata dall’avvocato Paolo Bernasconi legale dell’Istituto un incredibile abbaglio) – “sono in corso delle valutazioni” da parte della Magistratura, in particolare riguardo all’articolo 253 del Codice penale svizzero (conseguimento fraudolento di falsa attestazione).
Sul fronte dell’ordinamento cantonale, invece, il Decs starebbe valutando la possibilità di una revisione della legge che tocca queste specifiche scuole. Addio sogni di maturità? «Stiamo vivendo una situazione veramente imbarazzante. Mio figlio frequenta l’ultimo anno e io sono molto ma molto arrabbiata! Hanno rotto le scatole...». Chi la scuola? Chiediamo a una mamma di un ragazzo iscritto all’Istituto Fogazzaro di Breganzona, al centro di un’accesa polemica dopo la messa in onda sulla Rsi giovedì scorso dell’inchiesta di ‘Falò’ (cfr. ‘laRegione’ 25 e 29 gennaio, ndr), servizio giornalistico che ha sollevato non poche perplessità sulla ‘legalità’ nella pratica di ottenimento dei diplomi di maturità. «La scuola? No, io do la colpa a quelli di Falò – ci risponde perentoria la mamma –, è inutile che tirano in ballo Napoli o altro. In tutte le scuole in un modo o nell’altro, anche in Ticino, e io ho prove e testimonianze dirette di famiglie, al momento degli esami aiutano i ragazzi se sono in difficoltà. Non rompessero più... lo fanno in tanti, istituti privati e anche pubblici. Le posso fare anche i nomi... in quanti casi so che agli esami hanno portato fuori il membro esterno della commissione e si sono bevuti un caffè, mentre gli studenti copiavano indisturbati. Succede in Italia quanto in Svizzera, e chi non lo sa?».
Un segreto di Pulcinella, dunque, come le voci che circolano da anni fra gli studenti che non hanno mai nascosto di ‘facilitazioni’ negli esami di liceo, non solo – questo va detto – al Fogazzaro. E ora, quali comunicazioni avete avuto dalla direzione? «Al momento i ragazzi sono a casa in quanto le lezioni sono sospese – ci dice un papà – e questa cosa mi scoccia! Senta, cosa farebbe se suo figlio vivesse un momento di difficoltà? Del resto alla Fogazzaro le lezioni si tengono regolarmente, i ragazzi vanno a scuola e frequentano le lezioni, non è che non fanno nulla per poi a fine anno ritrovarsi con il diploma in mano senza alcuna fatica... Mio figlio va tutte le mattine a scuola!». Secondo i genitori, quindi, una ‘spinta’ al liceo non preclude la carriera scolastica futura: «Dalla Fogazzaro sono usciti fior fiore di studenti – rincara la mamma –, laureati, diversamente da altri compagni diplomatisi in altre scuole di cui oggi non si dice nulla. C’è anche chi ha ottenuto un master in America. Quali scuole non aiutano, anche quelle pubbliche? Chi è quel professore che tiene un ragazzo cinque anni e poi non lo agevola alla maturità?».
Gli accertamenti amministrativi in corso da parte del Decs stanno, in effetti, toccando anche altri istituti ticinesi, non solo il Fogazzaro: «Siamo stati chiamati ad illustrare al Decs le nostre pratiche – ci conferma la raccolta di informazioni il direttore di un istituto privato di Lugano –. Abbiamo fatto sempre tutto nella massima legalità perché ci basiamo su un istituto statale di Varese, dove praticano gli esami con una commissione esterna, dunque viene fatto tutto con la massima correttezza. I nostri docenti sono tutti laureati e con abilitazione, inoltre la nostra scuola di commercio ha ottenuto l’autorizzazione cantonale. Abbiamo perciò sempre rispettato, lo ripeto, la legalità degli esami. Ne bocciano anche tanti: giustamente chi merita passa, chi non merita viene fermato, e quindi non è giusto che si faccia di tutta un’erba un fascio...».
Come leggere la scelta di una famiglia di ‘agevolare’ il percorso scolastico del figlio anziché riconoscere le difficoltà obiettive del ragazzo? Una domanda che abbiamo girato a Pierre Kahn, psicologo e psicoterapeuta. «Chi ha fatto la scelta: il ragazzo, i genitori o entrambi? Se è il ragazzo o sono entrambi ha un suo senso. Se invece sono i genitori, per rivalse personali o di società, questa insistenza può essere letta come negativa dal ragazzo (‘non hanno capito che non è la mia strada’). oppure letta positivamente (‘credono in me’). Certo è che se insistono con ogni mezzo manca tutto quanto attiene alla riuscita personale, e all’autostima, così che il ‘pezzo di carta’ finisce per avere solo un valore burocratico».
Un’altra lettura porta all’elemento diseducativo: «Con i soldi si compra e si può ottenere tutto. Sono più importanti i soldi che i propri sforzi. Ma ci può essere anche la possibilità di una complicità genitori-figlio, dove il ragazzo vive bene sul momento questa connivenza con la famiglia, unica via per raggiungere l’obiettivo; ma è una via semplicistica, un ‘tagliare la via’, un passaggio facile e fuorviante». Al centro – per Pierre Kahn – vi è soprattutto il fattore maturità, nel senso più ampio del termine: «Può esserci il ragazzo immaturo che non si rende conto pienamente di cosa significa tutta questa ‘manovra’. Il percorso liceale, infatti, ti insegna a raggiungere degli obiettivi con una certa metodologia; è chiaro che se fai il furbo ti mancheranno poi quegli strumenti per rimanere nel mondo della scuola e dunque dell’università».
Spianare gli ostacoli non è mai un bene? «Dipende dal percorso del ragazzo. Se si ritrova in un momento particolare (malattia, lutto, fatto grave), ma è cosciente che ce la può fare, recupererà, se invece prima c’è il vuoto, nel dopo non potrà riconoscere quelle difficoltà come un tesoro. Con la via spianata a volte rischiano di schiantarsi. Ottenere dei risultati, invece, fa parte di un percorso e determina una crescita. Sputare un po’ di sangue fa bene, l’ho assodato in trent’anni di esperienza. Magari è un fattore di ‘troppo amore’ che rende ciechi, ma le frustrazioni diventano utili. I nostri figli saranno in grado di camminare con le proprie gambe e a saltare da soli gli ostacoli».