L'idea del sindaco di Massagno Giovanni Bruschetti di riqualificare l'area industriale piace al municipale della Città Roberto Badaracco: 'Mancano spazi'
«Molto interessante». A Roberto Badaracco l’idea di utilizzare i capannoni occupati dall’Azienda elettrica di Massagno (Aem) per scopi culturali piace. A lanciarla è stato il sindaco massagnese Giovanni Bruschetti: «Sono spazi interessanti – ha detto settimana scorsa –, di cui la cultura di tutta la regione potrebbe godere. Se anche il Lac dovesse avere poca disponibilità di spazi complementari, siamo aperti a ogni ipotesi».
Quella che sulle prime poteva essere scambiata per una boutade, si rivela una proposta seria che trova terreno fertile a Palazzo civico. «La necessità generale di spazi per la scena luganese è altissima – ci ricorda il capodicastero Cultura –, le nostre attuali strutture sono in parte sovraffollate e in parte in disuso o fatiscenti». Come infatti già accade per il Lac, ormai neanche al Teatro Foce – che spesso ospita eventi di vario genere – è più possibile fare delle prove se non a ridosso degli spettacoli. Utilizzato è anche il Lab Comacina di viale Cassarate, e capita pure di far riferimento al teatro Il Cortile di Viganello, tuttavia in mani private. Associazioni più piccole sempre più spesso fanno uso anche delle case di quartiere, ma per evidenti ragioni dimensionali si tratta di un’alternativa limitata.
Le avances di Bruschetti cascano a fagiolo non solo perché città e regione hanno effettiva esigenza di spazi, ma anche perché Lugano è attiva nella ricerca di una soluzione. «L’analisi non è ancora terminata, stiamo cercando di capire in particolar modo la fattibilità finanziaria» spiega Badaracco, interpellato sull’opzione di trasformare la sottocentrale delle Ail di Gemmo in un grande centro di prove di respiro cantonale. «Certo, anche a Massagno bisognerebbe fare degli investimenti per rinnovare, ma è un’occasione da cogliere».
Il Municipio di Massagno ha già da tempo individuato una vocazione culturale per i capannoni industriali: l’Aem si è detta disponibile a trasferirsi, ed era stato trovato un accordo con il Cisa. Tuttavia, la scuola di cinema ha optato infine per il Palacinema di Locarno. Complice la bagarre fra il Lac e la Compagnia Finzi Pasca – «un incontro è previsto a gennaio», svela Badaracco –, a quest’ultima era stata fatta la stessa offerta declinata in extremis dal Cisa, comprensiva di una fideiussione di 300’000 franchi per la sistemazione degli stabili e di un diritto di superficie per trent’anni. Gli spazi sono però stati giudicati troppo piccoli e così i capannoni sono rimasti scapoli. «A noi interessa il recupero di queste strutture – ribadisce Bruschetti –, è un comparto privilegiato che con contenuti di qualità darebbe lustro a tutto il territorio». E se son rose, fioriranno.