Luganese

I dipendenti auspicano la riapertura del casinò

'Dicembre è il mese in cui normalmente s'incassa di più', ricordano in occasione del presidio permanente

Ti-Press
19 ottobre 2018
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Il giorno dopo l'incontro romano al Viminale il clima che si respira in riva al Ceresio non è migliorato. A Campione d'Italia, dove la situazione peggiora di giorno in giorno, si aspettavano certezze, che però non sono arrivate. La speranza di una riapertura del Casinò a inizio dicembre è andata delusa. ''Dicembre è il mese in cui si incassa di più e con il casinò chiuso scappano tutti i clienti'' dicono alcuni ex dipendenti della casa da gioco, presenti al presidio permanente dalle 10 alle 18. In giro non c'è più nessuno e la temperatura è calata. ''L'unica nota positiva è la nomina (promessa dai sottosegretari leghisti Stefano Candiani e Nicola Molteni) di un commissario straordinario per la gestione del casinò. Ma nessuna indicazione su quando la casa da gioco riaprirà''.

Lo si saprà entro il 31 dicembre, in quanto la riapertura della casa da gioco rientrerà nella legge di Stabilità 2019, i cui effetti pratici si avranno solo dal 1° gennaio del prossimo anno. È possibile, quindi, ipotizzare che possa riaprire il prossimo Capodanno? Ai più appare previsione ottimistica. Inspiegabili i tempi lunghi dei palazzi della politica romana che qualcuno riconduce a ipotetici condizionamenti dovuti a una opinione pubblica poco propensa ad aiutare una realtà a lungo vista come il Paese di Bengodi. La prolungata chiusura del Casinò non depone a favore della gravissima situazione in cui si trovano i 99 dipendenti comunali. La sostanza quindi non cambia. E per evitare gli esuberi i margini di azione si stanno riducendo, considerato che la deroga, chiesta anche nell'incontro di ieri, deve essere decisa entro l'11 dicembre, giorno in cui la pianta organica del Comune di Campione sarà drasticamente ridotta a 16 dipendenti, compresa la segretaria generale e con la messa in mobilità di tutti gli altri comunali che otterranno un reddito pari all'80 per cento dell'ultimo stipendio, per due anni. Il superamento della scadenza passa da un Decreto del presidente del consiglio dei ministri. ''Ed è quanto abbiamo chiesto ai sottosegretari Candiani e Molteni'' dice Vincenzo Falanga, sindacalista Uil Funzione pubblica di Como.

La deroga riguarda la norma che stabilisce il numero di dipendenti nei Comuni in dissesto finanziario nella misura di uno ogni 128 abitanti. La speranza di evitare il collasso di posti di lavoro si lega anche al ricorso al Tar da parte di un centinaio di comunali. Anche in questo caso i tempi non coincidono con quelli auspicati in quanto la prima udienza è stata fissata per il 9 febbraio del prossimo anno. A Roma ieri c'era anche Sabrina Bertoluzzi, insegnante, rappresentante sindacale della scuola d'infanzia che in settembre non ha riaperto i battenti. Speranze che la scuola possa riaprire, per ora, non ce ne sono.