Luganese

Stagione turistica in calo, meno svizzeri

In flessione i pernottamenti nel primo semestre dell'anno (rispetto al 2017): boccone amaro per la ristorazione che fa segnare un crollo del20-25%

Ti-Press
21 agosto 2018
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Peggio dell’anno scorso ma non tanto da stracciarsi le vesti. L’annata, in base alle proiezioni di inizio luglio e con i dati dei primi sei mesi del 2018, ha preso la propria direzione. Dati che configurano una stagione turistica luganese, dal profilo dei pernottamenti, che mostra un trend inferiore rispetto allo stesso periodo del 2017. «Perlomeno registriamo una certa stabilità – dichiara a ‘laRegione’ il direttore di Lugano Turismo Alessandro Stella –. Il calo è di qualche punto percentuale, però non c’è stato nessun crollo. Il primo semestre dell’anno è stato abbastanza positivo, la destinazione è apprezzata».
Siamo di fronte a cifre in diminuzione, eppure Stella esprime ottimismo, perché e qual è il mercato che è sceso di più? «Non è facile fornire un’analisi approfondita, posso dire che dalla fine del 2017 e per tutto il primo trimestre ha prevalso l’interesse per la neve – risponde il direttore di Lugano Turismo –. A mancare sono stati soprattutto i turisti ‘nostrani’ che, dopo un anno di ‘digiuno’ dalla montagna, sono tornati a sciare. Poi c’è stata una Pasqua ‘bagnata’ e nei due i mesi successivi ha fatto freddo. Come noto, i turisti svizzeri sono molto sensibili alla meteo e la maggior parte di loro decide all’ultimo momento. Non bisogna dimenticare che il tempo stabile e bello al di là del Gottardo ha fortemente limitato la discesa a sud».

Troppo meteodipendenti, ma ‘stiamo facendo azioni mirate per recuperare i nostrani’

Ci sono cifre più precise? «Nei primi sei mesi il calo dei turisti svizzeri è stato del 9,6 per cento (20mila pernottamenti in meno), quelli provenienti dal resto del mondo sono in flessione dell’1,1%, ma in maggio e giugno mostrano una forte crescita – rileva Stella –. Complessivamente, i primi quattro mesi sono stati balordi, con gennaio in pareggio, febbraio in calo del 10% e marzo (Pasqua compresa) del 7%. Rispetto al 2016, l’annata è ‘normale’: il calo è solo del 2% per gli svizzeri, mentre gli esteri sono in crescita del 4,5 per cento».

L’anno scorso invece, prosegue Stella, «è stato un anno di successo per diverse ragioni, con una meteo spettacolare, l’apertura seppur parziale di AlpTransit che ha abbattuto i tempi di percorrenza per giungere alle nostre latitudini mentre ora la novità ha perso l’interesse suscitato all’inizio. Poi, c’è stata l’azione Raiffeisen a livello nazionale, con forti sconti ai soci della banca che pare abbia portato qualcosa come 150mila pernottamenti in più. Il clima stabile e bello è stato la ciliegina sulla torta di una stagione record».

Al di là delle polemiche suscitate dalla somiglianza del logo con il segno creato da Al Fadhil, artista di origine irachena, rispetto al nuovo brand c’è qualche riscontro? «Il logo può piacere o meno ma non è tanto l’aspetto esteriore che ci interessa quanto l’avere a disposizione delle linee guida, una direzione lineare, un chiaro riconoscimento delle attività da svolgere – osserva il direttore di Lugano turismo –. Il riscontro è stato molto positivo e questo ci viene riconosciuto dagli stessi operatori e dai Comuni del comprensorio. Le polemiche iniziate pare siano sfumate ma il fatto che il logo, nel bene o nel male, abbia fatto discutere è senz’altro positivo».

Come valuta la riorganizzazione dei mercatini da parte della Città, assieme agli stessi, ai commercianti e agli albergatori e ristoratori? «È sicuramente un fatto positivo, bisognerà vedere come verranno tradotti la selezione dell’offerta e il concetto di migliorare la qualità – risponde Stella –. Per ora, lasciamoli lavorare». Qual è l’attività su cui vi state concentrando? «Stiamo lavorando per recuperare il terreno perso con i turisti ‘nostrani’, con azioni su online, mass media, canali social e con presenze di Pr. Azioni focalizzate in Svizzera in vista dell’autunno che nel 2017 è stato un ottimo periodo», risponde Stella.

Cifra d’affari: meno 20-25%. Suter: ‘Un peccato rinunciare ai grossi eventi’

Un vero e proprio crollo della cifra d’affari che si aggira fra il 20 e il 25 per cento. Ha il sapore di un boccone amaro il primo semestre dell’anno del settore della ristorazione nel Luganese. Massimo Suter, presidente di GastroTicino, ci illustra un bilancio di mezza stagione a tinte fosche.

«Difficile generalizzare, stiamo parlando di locali che contano sull’arrivo dei turisti che, se diminuiscono, viene a mancare una buona fetta di clientela. I dati hanno purtroppo confermato le previsioni negative che facevo a Pasqua. Gli esercizi pubblici di questo tipo non possono andare bene se i pernottamenti calano e se la congiuntura è sfavorevole». Una congiuntura non brillante nemmeno per gli svizzeri che vivono al di là del San Gottardo. Tanto che, osserva Suter, come emerso da una ricerca di un anno fa, se una famiglia con un reddito normale è costretta a tirare la cinghia, la prima cosa che fa è rinunciare al ristorante. Ma dietro le cause della diminuzione (vedi articolo accanto), il presidente di GastroTicino individua ragioni più profonde: «Dobbiamo capire cosa vogliamo, non siamo ancora riusciti a trovare il nostro target. Le manifestazioni di grande richiamo sono tutte concentrate nelle 3-4 settimane centrali estive penalizzando i mesi primaverili e autunnali. E il turista svizzero non ha un piano B qualora il tempo non dovesse essere dei migliori. Poi, il Ticino è sempre meno la scappatoia verso il sole e il caldo, perché anche oltre Gottardo la meteo è buona, come lo è stata soprattutto quest’anno. Volenti o nolenti siamo meteodipendenti, bisognerebbe inventarsi qualcosa di nuovo per dare un’alternativa in primavera e in autunno».

Si potrebbe fare altro… «Beh, la Festa d’autunno non ha più niente a che vedere con il corteo della Vendemmia che si faceva decenni fa. Abbiamo perso un po’ la nostra identità. Si vuole fare di tutto ma spesso non riesce bene come si vorrebbe. Rinunciare alla Formula E, agli X-Cat e all’arrivo del Giro della Svizzera, eventi di portata mondiale, è stato uno sbaglio. La gara internazionale di motoscafi sul lago (X-Cat) avrebbe avuto una grande eco nel mercato arabo mentre del Gay Pride non ci siamo nemmeno accorti». Non solo. «Chiaro che le grosse manifestazioni possono essere oneri non indifferenti, ma se la Città che tende a fagocitare e monopolizzare l’attenzione soffocando la periferia vuole essere trainante, dovrebbe assumerseli», conclude Suter.

La croce della ‘discordia’ che non vuole stare in immagine

Una croce che non vuole stare al suo posto. È quella del simbolo religioso in vetta al San Salvatore che, dopo due anni, è sparita di nuovo dalle immagini. Alessandra De Stefano di Lugano turismo chiarisce l’arcano: «Tutto nasce da una vecchia foto inserita nell’articolo online del ‘Blick’ su cui ‘20minuti’ ha ricavato un altro articolo. Non è stata presa dalla nostra banca dati perché l’immagine l’abbiamo eliminata due anni fa». Ma la foto della discordia compare tuttora usando il motore di ricerca ‘Google’ e pure nel link di un vecchio articolo del 7 marzo 2016 di tio.ch.

Difficile quindi stabilire dove l’abbia presa il ‘Blick’. Già due anni fa divampò la polemica, per la campagna pubblicitaria della Funicolare del 2016, quando il simbolo religioso scomparve dalla terrazza panoramica del San Salvatore. Dopodiché, l’immagine venne cancellata sia da Lugano turismo che dall’Ente turistico cantonale. La sua riapparizione è forse legata all’archivio fotografico del ‘Blick’ che potrebbe averla conservata. Oppure… «Noi, per sfortuna, avevamo un vecchio file, con un’immagine piccola in un documento Pdf caricato per sbaglio nella rubrica rassegna stampa. Ma dal Pdf non si può scaricarla. Ora è cancellato», riconosce De Stefano.