Fa discutere la decisione della Città di negare la piazza a Helvetia Christiana. Il sindaco Borradori: 'Nessun passo indietro'.
«Nessun passo indietro. Si potrebbe valutare se facessero ricorso o riformulassero la richiesta». Parola del sindaco di Lugano Marco Borradori. Il caso è quello relativo alla richiesta di autorizzazione di Helvetia Christiana per manifestare con un rosario nei giorni del Pride. Nel confermare la posizione basata sulla ponderazione degli interessi pubblici e privati, Borradori ripercorre la vicenda partita dalla richiesta di una piazza cittadina possibilmente in concomitanza con il Pride, prima di Natale poi confermata lo scorso marzo.
«Di solito, tendiamo a garantire le libertà fondamentali ma in questo caso non ci è sembrato il caso», spiega il sindaco. Perché? «Intanto, Helvetia Christiana è un’associazione non riconosciuta dalla chiesa – risponde Borradori –. E propone attività non rispettose delle libertà individuali. Inoltre, la richiesta di una piazza ci è parsa troppo estesa». E ingombrante, aggiungiamo noi.
Dal sito di Helvetia Christiana si legge che l’associazione è stata fondata in Svizzera nel 2017, ha l’obiettivo di promuovere nell’opinione pubblica svizzera i valori base della civiltà cristiana e combatte con tutti i mezzi pacifici, democratici e legali la rivoluzione culturale atea, immorale e socialista che vuole distruggere ciò che resta della civiltà cristiana. Difendendo tradizione, famiglia e proprietà, vuole essere un ostacolo all’espansione del movimento rivoluzionario che provocò nel XXesimo secolo la rivoluzione sessuale del ’68, l’anarchismo e il comunismo (…).
Parole che spiegano, almeno in parte, la posizione del Municipio. Ieri, Helvetia Christiana, tramite il presidente Marco Giglio, ha precisato che valuta il ricorso e che qualsiasi giorno in accordo col Comune sarebbe andato bene con un minimo di preavviso: non si è mai voluto pregare contro le persone omosessuali né contro le persone interessate dal Pride. Anche se si critica “una certa maniera di esporsi ritenuta poco decorosa”.
Dal canto suo, il presidente di Lgbt Pride Svizzera italiana 20 Mattia Modini non entra nel merito della decisione del Municipio perché «non abbiamo gli elementi su cui poggia né siamo stati coinvolti». Ma smorza la polemica: «Non abbiamo nulla contro la chiesa, la preghiera e il rosario. Però, questa paventata manifestazione ha valori opposti ai nostri. Noi vogliamo promuovere una totale inclusione delle persone Lgbt nella società, combattiamo gli stereotipi e le discriminazioni e lo facciamo con una manifestazione che promuove i diritti di tutti ed è aperta a tutti di qualsiasi etnia e religione». Modini aggiunge solo che «in Italia questi momenti di preghiera sono frequenti ai Pride».
Attesa oggi l'interpellanza Bühler
Fa discutere il niet della Città ad Helvetia Christiana. Da noi interpellato, il consigliere comunale Udc Alain Bühler conferma l’intenzione di voler presentare domani un’interpellanza per chiedere spiegazioni all’esecutivo «che vanno al di là del Pride e di Helvetia Christiana. Da chiarire c’è la questione della parità di trattamento nei confronti della richiesta formulata dall’associazione, negata per interessi pubblici e privati. Non capisco come un rosario possa ledere interessi pubblici, perché la regolare richiesta era stata fatta per essere svolta anche non in concomitanza con il Pride».
La Città invece, prosegue Bühler «tollera manifestazioni non autorizzate, a questo punto Helvetia Christiana potrebbe organizzarlo il rosario, punto a basta». Manifestazioni non autorizzate, come quelle proposte dal centro sociale il Molino che, continua il consigliere comunale «hanno generato costi e vandalismi». L’interpellanza non entrerà nel merito delle posizioni di Pride previsto a Lugano dal 30 maggio ai primi giorni di giugno e Helvetia Christiana ma chiede al Municipio su quali basi ha deciso e se ritiene lecito creare questo precedente».