Luganese

Campione, sessanta giorni per riequilibrare i bilanci

La Corte dei Conti italiana ha concesso due mesi di tempo all'enclave per rimettersi in regola, in seguito all'analisi dei conti del 2016

Foto Ti-Press
10 aprile 2018
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Sessanta giorni per una impresa proibitiva. È il tempo che la Corte dei Conti ha concesso al Comune di Campione d'Italia  per ''il ripristino degli equilbrio''. Il conto alla rovescia è iniziato oggi dopo che nell'enclave è giunta l'ordinanza dei giudici contabili, che dopo aver esaminato il bilancio 2016 hanno accertato ''la sussistenza nella gestione del Comune di Campione d'Italia" di profili di criticità "che ne hanno determinato lo squilibrio finanziario".

Una situazione non inedita

Squilibrio verificatosi già negli anni scorsi con la precedente amministrazione comunale, che a seguito della presentazione di un piano di riequilibro dalla Corte dei Conti aveva ricevuto l'ok. Rispetto ad allora la situazione è notevolmente peggiorata e le asperità sono decisamente più complicate. La causa della pesante situazione in cui si trova il Casinò è arcinota, come sottolineano i giudici contabili nella loro ordinanza e cioè ''la mancata riscossione delle entrate accertate nei confronti della Società Casinò di Campione Spa, con conseguente accumulo di residui attivi di dubbia esigibilità". Inoltre, la corte dei Conti sottolinea "l'incapacità di provvedere al pagamento degli impegni di spesa, con conseguente accumulo di residui passivi di parte corrente a fronte di debiti liquidi ed esigibili per oltre 24 milioni di franchi alla chiusura dell'esercizio 2017, con cui il Comune, stante la persistente crisi di liquidità, non riesce a far fronte con mezzi ordinari".

Quasi 25 milioni da versare al Comune per il 2016 e il 2017

Se il linguaggio dei giudici milanesi può essere incomprensibile, la sostanza è lapalissiana. Con gli incassi in picchiata (e l'andamento del primo trimestre di quest'anno ha aggravato la situazione) la Casinò di Campione Spa non è stata in grado di trasferire risorse al Comune. Casa da gioco che per gli esercizi 2016 e 2017 avrebbe dovuto versare nelle casse comunali 24.819.269 franchi. Una somma ora come ora impossibile da versare, considerato che sulla testa del Casinò c'è una sorta di spada di Damocle rappresentata dalla richiesta di fallimento della società da parte della Procura di Como. Insomma, qualsiasi ipotesi di risanamento del Casinò e di conseguenza del Comune è vincolata alla decisione che il prossimo 25 maggio prenderà il Tribunale fallimentare che ha lasciato aperta la strada del Concordato preventivo.

Chiesto anche di tenere la contabilità in franchi

Nella lunga e articolata ordinanza dei giudici contabili c'è un significativo passaggio che al di là delle interpretazioni di parte fa chiarezza su uno dei motivi che hanno contribuito a delineare il malessere del ''Sistema Campione”. La Corte dei Conti scrive che anche la Casinò di Campione Spa, al pari delle precedenti società di gestione  ''è tenuta ad adottare la contabilità in euro, circostanza che espone i rapporti finanziari con il Comune, il quale, al contrario, redige il bilancio in franchi, all'incertezza derivante dalle fluttuazioni del cambio monetario", proprio la svalutazione dell'euro. Insomma, è caccia ai soldi. Non da ora.