Sull'onda dell'analoga misura cantonale, s'era deciso di 'saltare' quelli per il 2018. Un articolo del Rod però lo impedisce e l'esecutivo fa dietrofront.
I poliziotti della Comunale di Lugano possono dormire sonni sereni: il Municipio ha deciso di ritirare la propria proposta di sospendere gli scatti salariali per un anno, quello in corso. Presa a fine 2017, la decisione è stata duramente contestata dall’Organizzazione cristiano-sociale ticinese (Ocst) e conseguentemente ritirata pochi giorni fa. La contestata misura è figlia della parificazione di gradi e salari delle polizie comunali alla Cantonale.
«Siamo molto contenti che il Comune sia tornato sui suoi passi – ci dice il segretario cantonale dell’Ocst Lorenzo Jelmini –, decidendo saggiamente di concedere ciò che è di diritto. È un atto dovuto non solo per il lavoro che fanno, ma anche come parità di trattamento nei confronti degli altri dipendenti comunali». La notizia è arrivata ieri, frutto probabilmente del settimanale incontro municipale. E una conferma arriva anche dal vicesindaco. «Ci sono state delle trattative con la Federazione svizzera dei Funzionari di Polizia (Fsfp) – spiega a sua volta il capodicastero Sicurezza Michele Bertini –, accompagnati dall’Ocst. Ci è stato chiesto un riesame della decisione e il Municipio ha optato per accogliere la richiesta. Forse abbiamo un po’ sottovalutato il tema». Dietro al provvedimento, non tanto volontà di risparmio quanto piuttosto un eccesso di zelo: «Si è pensato di seguire l’esempio del Cantone, per adeguarsi», giustifica Bertini.
Con il Cantone c’è però una differenza tutt’altro che trascurabile. Il quadro legale: il Gran Consiglio – nell’ambito delle misure di risparmio – ha infatti votato una legge sugli stipendi comprendente un articolo in cui è specificato che con il passaggio alla nuova scala, nel 2018 non ci sarebbero stati scatti. «A Lugano l’esecutivo ha deciso da solo di non concederli» contesta il sindacalista.
I poliziotti sono venuti a conoscenza della misura poco più di un mese fa. La sezione luganese della Fsfp ha contattato l’Ocst, «e noi abbiamo chiesto di ritrattare – ricorda Jelmini – in caso contrario saremmo intervenuti inoltrando un ricorso. E per noi era abbastanza chiaro che avrebbe avuto un esito positivo». Anche una sola opposizione accolta sarebbe poi stata sufficiente per tutto il Corpo.
A far tornare il Municipio sui propri, sembrerebbe un po’ azzardati, passi è stato soprattutto l’articolo 40 del Regolamento organico dei dipendenti comunali (Rod). Dal 1° gennaio di quest’anno Lugano ha adottato la nuova scala salariale. Tuttavia, già un paio d’anni fa la Città aveva precorso parzialmente i tempi, uniformando i gradi e aggiungendo uno scalino di stipendio in più. «Nel regolamento che abbiamo approvato nel 2016 – sottolinea Bertini – c’è scritto che eventuali misure di risparmio del Cantone non contano per i dipendenti del Comune». La misura, in sostanza, contrasta con le disposizioni in vigore. Al momento, inoltre, il Rod è in revisione: quando entrerà in vigore tutti gli altri dipendenti verranno pure loro ancorati a una nuova scala salariale, ma lo scatto verrà loro concesso. «Ci sarebbe stata una disparità di trattamento con i poliziotti», evidenzia quindi Jelmini, aggiungendo: «Anche solo per un anno, la mancata concessione dell’aumento verrebbe riportata sugli anni successivi con delle pesanti perdite finanziarie».