Maggia

Pescicoltura, l'alluvione è ormai solo un brutto ricordo

I danni causati dal nubifragio del 29 giugno sono stati ricordati dal presidente della Locarnese acquicoltura e pesca in occasione dell'assemblea

27 febbraio 2025
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La terribile alluvione abbattutasi la notte del 29 giugno scorso sull’alta Vallemaggia ha causato danni ingenti anche all’ecosistema fluviale della Maggia. E non ha risparmiato nemmeno gli stabilimenti di pescicoltura, come è stato il caso per quello di Bignasco e, scendendo verso sud, quello di Maggia. Quest’ultimo è gestito dalla Locarnese Acquicoltura e Pesca, che nelle scorse settimane ha tenuto la propria assemblea annuale. Per i patiti della lenza, come ha ricordato Claudio Jelmoni, presidente del sodalizio, si è trattato di «un evento particolarmente drammatico. Il giorno successivo al nubifragio, lo stabilimento di Maggia era sommerso da fango e acqua, con il livello che superava quello delle vasche, causando la fuoriuscita di diverse specie di trote (avannotti, trote Fario adulte e trote Iridea 1+)». I soci si sono subito attivati per eseguire i primi interventi di pulizia e recupero del materiale disperso; hanno pure provveduto a svuotare le condutture intasate dalla fanghiglia per consentire l’evacuazione dell’acqua. Una volta ritrovata una certa normalità, si è proceduto alla dolorosa conta dei danni allo stabilimento che funge da nursery. «Dopo l’alluvione – ha spiegato Jelmoni – la quantità di acqua prelevata dalla falda non è stata sufficiente e la mancanza di ossigeno ha provocato un aumento della moria dei pesci nelle vasche. Per far fronte a questa situazione, sono stati effettuati ulteriori investimenti, con l’installazione di pompe per favorire l’ossigenazione delle acque». Si calcola che complessivamente siano morti circa 30'000 esemplari. Un grande gesto di solidarietà è giunto dal gruppo della bassa Vallemaggia, che ha organizzato una serata sulla montagna, dedicando il ricavato alla Locarnese per supportare i danni subiti. Grazie a loro e allo sponsor principale, la Banca Stato, sono stati raccolti i fondi necessari a coprire le spese.

Con oltre 400 soci, la seconda società del Ticino

Nella sua retrospettiva relativa alla stagione 2024, Jelmoni ha poi toccato diversi temi (semine, patente elettronica, attività del comitato, corsi di introduzione alla pesca ecc.). Ha pure rimarcato che, per il quinto anno consecutivo, la Locarnese supera i 400 soci, confermandosi la seconda società per numero di iscritti in Ticino e la prima per partecipazione giovanile. A livello cantonale e per la Federazione ticinese si osserva, al contrario, una tendenza negativa nel numero degli affiliati, anche se la diminuzione è stata contenuta: da 3'325 a 3'231 membri (-94); vi è comunque un miglioramento rispetto ai 526 soci persi nei due anni precedenti.

Concludiamo segnalando che la Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca (Ftap) terrà la sua assemblea annuale sabato 1° marzo, al Centro sportivo di Tenero. Inizio alle 16.