Una mozione di Flavio Gallotti invita il Municipio a intraprendere i passi necessari per riavere la reliquia della principessa egizia in paese
La mummia, il ritorno. Non ci riferiamo al celebre film d’avventura scritto e diretto da Stephen Sommers (datato 2001), bensì della richiesta di riportare a casa, a Brissago, la reliquia della principessa egizia morta circa 2’700 anni fa, per decenni custodita, tra la polvere (simbolo d’oblio) in un locale del Palazzo comunale del borgo di confine. Una richiesta firmata dal consigliere comunale socialista Flavio Gallotti e contenuta in una mozione trasmessa in ottobre al Municipio. Come qualcuno forse ricorderà, l’esecutivo, desideroso di ridare lustro a questa preziosa reliquia di proprietà del Comune, nel 2019 aveva chiesto al legislativo un credito di 123mila franchi necessari al restyling e a studi approfonditi sul corpo della principessa, conservato purtroppo in uno stato non certo ottimale. Il Consiglio comunale bocciò tuttavia la richiesta ritenendola troppo onerosa per le casse dell’ente. Fu così che il misterioso ‘sarcofago’ contenente i resti della donna originaria di Tebe venne in seguito trasferito, nel 2020, alla Scuola universitaria professionale di Neuchâtel, interessata all’idea, per una prima serie di analisi conservative. Un trasloco utile a scoprire i primi segreti sulla vita e sulla morte di Ta Sherit En Jmen, la principessa scomparsa in circostanze misteriose (forse vittima di un’infezione mortale) all’età approssimativa di 40 anni, approdata a Brissago per volontà del dottor Cesare Zaccaria Zanoli. Zanoli era un ingegnere e collezionista italiano sposato con una brissaghese; l’aveva acquistata in occasione di uno dei suoi tanti viaggi al Cairo nel 1887 e poi donata, dopo la sua scomparsa, al Comune (con altri cimeli d’epoca). Nel corso dei secoli il reperto archeologico non è stato trattato nel migliore dei modi. I piedi, ad esempio, non ci sono, forse rubati o perduti. Inoltre, il cartonaggio è stato invece malamente tagliato nel 1912, per soddisfare la curiosità di un giornalista francese.
In Svizzera romanda la mummia ha subito dunque un primo intervento di studio da parte dell’esperto (in restauri archeologici) professor Valentin Boissonnas, per poi passare, definitivamente, all’Università di Zurigo (Istituto di medicina evolutiva), ultima tappa del suo lungo viaggio per il mondo. Almeno così sembra. Quella di Brissago è una delle poche mummie custodite in Svizzera (esposte nei vari musei) che, secondo il mozionante, “avrebbe benissimo potuto far bella mostra in un locale del rinnovato Palazzo Branca Baccalà, costituendo un motivo d’interesse culturale per una vasta sfera di potenziali visitatori”. Secondo Gallotti, “tutto non è ancora perso. Molto dipende dalla sensibilità attuale sia del Municipio, sia del Consiglio comunale, anche se la situazione finanziaria del Comune non risulta attualmente tanto florida”. Da qui l’invito all’Amministrazione ad attivarsi per sapere dove si trova attualmente la reliquia e intraprendere i passi necessari per riportarla nelle mani del Comune, così da poterla esporre nella casa della cultura. Con un conseguente ottimo ritorno d’immagine per il paese. Per questo misterioso e affascinante piccolo corpo avvolto tra le bende di lino, un tantino bistrattato dai suoi concittadini, che ha comunque fatto parte dei tesori ‘nascosti’ di Brissago fino a qualche anno fa, si prospetta dunque un possibile ritorno tra le mura familiari? Difficile dirlo. Certo è che l’occasione sarebbe, secondo Gallotti, “propizia per riparare un vecchio torto fatto al suo donatore”.