Il Patriziato, proprietario delle foreste distrutte, ha inoltrato una richiesta danni di 1,47 milioni di franchi
Il patrimonio boschivo non ha prezzo. O forse sì. Ci sono situazioni nelle quali è necessario quantificare il valore monetario di un’area forestale. Lo ha dovuto fare il Patriziato di Indemini, località dove nei primi mesi del 2022 era divampato uno spaventoso incendio, che – complici il tempo secco e il vento – aveva ridotto in cenere 196 ettari, con centinaia di alberi che avevano una funzione protettiva per la strada cantonale e i vari nuclei di abitazioni. Le operazioni di spegnimento avevano richiesto 18 giorni. Come si ricorda, furono individuati i responsabili del rogo: due giovani turisti che avevano bivaccato lassù nella notte tra il 29 e il 30 gennaio e che erano andati a dormire senza spegnere bene il focolare acceso nonostante vigesse un divieto assoluto. Nel corso del processo – scaturito in una condanna per incendio colposo per i due ragazzi svizzero-tedeschi – il Patriziato di Indemini si era costituito accusatore privato e quindi, su richiesta del Ministero pubblico (in particolare del pp Simone Barca), aveva inoltrato nel marzo del 2023 una richiesta di risarcimento.
Pietro Pedroni, vicepresidente dello stesso Patriziato, ci spiega come si sia giunti a una pretesa a sei zeri, per la precisione 1,47 milioni di franchi. «I danni che abbiamo subìto sono di notevole importanza e sotto diversi aspetti la distruzione di un bosco di oltre 120 anni non è valutabile solo da un punto di vista del valore commerciale. Va ben oltre. Un bosco è cultura, storia e paesaggio: un elemento vitale per tanti ecosistemi, per l’ambiente e per il benessere della popolazione».
Il problema stava quindi nel trovare la chiave per stabilire una cifra. Per arrivarci il Patriziato si è appoggiato sulla tesi di bachelor di Samuele Consonni, che ha approfondito la questione sotto la supervisione del professore Massimiliano Schwarz, all’Università di scienze applicate (Fachhochschule) di Berna. Consonni si è concentrato, utilizzandolo come “caso di studio”, proprio sull’incendio del Monte Gambarogno, che ha devastato faggete e piantagioni di abete rosso, larice e pino (nero, silvestre e cembro). Quattro le tipologie di danno prese in considerazione: “La perdita di valore del legname, la perdita di accrescimento della materia prima, la perdita di stoccaggio di CO2 e l’aumento dell’esposizione ai pericoli naturali legati all’idrologia e alle frane superficiali – come si legge in un riassunto della tesi –. Le prime due sono basate sul valore commerciale del legno in determinate situazioni di gestione del bosco, la terza invece fa riferimento al mercato volontario dei crediti di carbonio e la quarta utilizza il principio dell’aumento della probabilità di accadimento di un determinato fenomeno naturale”. Nel dettaglio ecco il calcolo monetario dei danni nei diversi settori. Il più ingente riguarda la perdita di stoccaggio del CO2: in totale 9’940 tonnellate per un costo massimo calcolato in 800mila franchi. Per la questione legata all’aumento dell’esposizione ai pericoli naturali (in particolare quelli legati all’idrologia), la stima si attesta a 108mila franchi. Il valore del legname perso (ne sono bruciati 3mila metri cubi) è attorno ai 45mila franchi, ai quali vanno aggiunti altri 35mila franchi per la riduzione del potenziale di accrescimento del bosco a causa del rogo.
Consonni, nella conclusione della sua tesi, precisa che “l’affidabilità delle stime è da considerarsi variabile in quanto per certe tipologie di danno i fattori che entrano in gioco sono molteplici e alcuni di loro sono difficilmente valutabili. La maggior difficoltà nell’applicazione dei metodi e nell’ottenimento di stime attendibili è stata riscontrata nella grande eterogeneità presente sia a livello selvicolturale che pirologico, con grandi differenze già all’interno di superfici ristrette. Inoltre, alcuni aspetti sono ancora poco studiati in letteratura e sono quindi disponibili pochi dati al riguardo”.
L’unico capitolo non monetizzato nell’ambito della tesi è stato quello della cancellazione di una parte della storia e delle mutazioni paesaggistiche e socioculturali. «Non sappiamo se esistono casi che abbiano fatto giurisprudenza – afferma Pedroni –. Ci siamo quindi permessi di fare noi stessi delle valutazioni di ordine affettivo, morale e di attaccamento al territorio. Siamo giunti alla cifra di 392mila franchi calcolando la superficie di territorio danneggiato, che è di 196 ettari. In altre parole stimiamo un danno di 20 centesimi al metro quadro».
Il Patriziato è cosciente del fatto che verosimilmente andrà avviata una causa civile, viste la cifre in ballo: dal punto di vista giuridico si tratta di un passo obbligato quando la richiesta d’indennizzo supera i 30mila franchi. La questione verrà affrontata nel dettaglio dall’assemblea patriziale prevista il prossimo mese di dicembre.
Ricordiamo che il Comune di Gambarogno per la sua parte di risarcimento (286mila franchi), ha già deciso – con il nullaosta del legislativo – di avviare la procedura. Su richiesta del Municipio, un incontro di conciliazione fra le parti, nel tentativo di giungere a un accordo, dovrebbe venir fissata per il prossimo mese di dicembre dalla Pretura di Locarno Campagna.
Parallelamente il Patriziato di Indemini ha assunto l’incarico di capofila nell’ambito della realizzazione del “Progetto forestale integrale Indemini”, già approvato dai competenti uffici cantonali nella forma dello studio preliminare. Prevede interventi nei boschi di protezione colpiti dall’incendio tra il 30 gennaio e il 16 febbraio 2022, con una spesa globale di circa 3,5 milioni di franchi su 13 anni. La superficie interessata è stimata in 125 ettari. L’obiettivo è garantire la funzione protettiva del bosco contro la caduta di sassi, le frane e le colate di fango. Il progetto comprende pure la realizzazione di un serbatoio per la lotta contro gli incendi in montagna e relativa strada d’accesso. Gran parte dei 3,5 milioni sarà coperta da sussidi federali e cantonali (2,7 milioni). I costi residui (554mila franchi) sono stati oggetto di trattative per definire le quote di assegnazione tra le diverse parti: Comune, Patriziato di Indemini, Divisione delle costruzioni, Società elettrica sopracenerina, Swissgrid e operatori telefonici.