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‘Alle discussioni potranno essere invitati anche gli altri’

Intervista al direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi sugli scenari aggregativi ‘Urbano’ e ‘Piano’, per nove Comuni del Locarnese

Aperto il dibattito per due ‘matrimoni’
(Ti-Press)
27 settembre 2024
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Due possibili scenari aggregativi per nove Comuni del Distretto di Locarno. Il primo, definito “Urbano”, potrebbe riguardare Losone, Locarno, Orselina, Brione sopra Minusio e Minusio. Il secondo, definito invece “Piano”, includerebbe Gordola, Lavertezzo, Cugnasco-Gerra, e Tenero-Contra. A metterli sul tavolo, dopo le riunioni con i Municipi interessati, è il Dipartimento delle istituzioni, che nel corso del mese di novembre proporrà alle autorità locali due momenti informativi: appuntamenti che serviranno a organizzare e definire i dettagli di due giornate di discussione e approfondimento (da prevedere nel corso dell'anno venturo, destinate a rappresentanti della società civile, delle aziende e delle autorità politiche), che a loro volta daranno formalmente avvio a una fase di “pre-studio aggregativo”.

Sul tema abbiamo posto alcune domande al direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi.

Nei due scenari s’intravedono delle particolarità (quasi delle stranezze) territoriali: nella proposta “Piano”, ad esempio, ci sono quattro Comuni che confinano tra di loro, ma non c’è la Città di Locarno, che possiede diversi territori in quella zona. In quello “Urbano” è stato inserito Losone, che si trova sulla destra della Maggia incollato ad Ascona, rimasta fuori dallo scenario. Quali le ragioni di queste scelte?

«Ritengo che il tema del quartiere residenziale delle Gerre di Sotto e l’area industriale a Riazzino, che appartengono a Locarno, rientrerà fra le riflessioni che dovrà fare la Città. Per quanto riguarda Losone, invece, abbiamo recepito le loro riflessioni che vanno nella direzione dello scenario proposto. Sapendo bene, per altro, che Ascona si tiene ancora ben lontana da un discorso aggregativo, un po’ come Muralto. Una particolarità nell’impostazione del nostro lavoro: è data facoltà ai Comuni coinvolti di eventualmente estendere l’invito alla serata informativa ad altri Comuni che non fanno parte del comprensorio».

I due scenari potrebbero in qualche modo venir intesi come una prima tappa verso un’aggregazione più completa dell’intero agglomerato urbano Locarnese?

«Sarà, come già questa prima fase, una decisione che dovrà prendere chi abita e vive nei territori coinvolti. Per questo abbiamo deciso di adottare una modalità che pensa pure al coinvolgimento della società civile, della popolazione e delle imprese, non solo degli organi politici. Un po’ sul modello di quanto è stato fatto nel Basso Mendrisiotto. L’esperienza degli ultimi 25 anni ci insegna che ci possono essere aggregazioni… in evoluzione. Questo può avvenire però solo seguendo le indicazioni che giungono dai Comuni. E per ora rimane musica del futuro».

Le riflessioni sugli scenari aggregativi devono basarsi sulle valutazioni del “potenziale di crescita e sviluppo della qualità di vita e dell'attrattività”. In questo senso, la soluzione migliore potrebbe essere quella di un Comune unico Locarnese, da Brissago a Cugnasco-Gerra. Perché come Cantone non affiancate questo terzo scenario ai due che proponete oggi?

«Storicamente quando il Cantone porta la sua visione c’è sempre una contro-reazione molto più forte; lo abbiamo visto nel Bellinzonese. Il rischio è che quanto taluni considerano “ottimo” e “meglio” non necessariamente sia per forza “buono”. Preferiamo un altro approccio: assumere un ruolo di supporto alle riflessioni che devono partire dal basso. E vedremo fin dove si arriverà».

Da parte sua c’è ottimismo?

«Ho cercato di far capire ai Comuni interessati che il Locarnese sta rischiando di scendere dal podio dei poli cantonali e mi sembra che queste parole siano state recepite bene».

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