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Dispositivi anticollisione spenti all'origine della disgrazia

Conclusa l'inchiesta del Sisi sullo scontro in volo del giugno 2021 tra un piccolo monomotore e un aliante nei Grigioni, costato la vita a 5 persone

(Sondrio today)
4 settembre 2024
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Cinque, fatali, secondi. Sono quelli che hanno deciso della morte di altrettante persone (tra queste un bimbo di 6 anni) a seguito di una collisione, in volo, verificatasi il 12 giugno 2021 nei pressi del Piz Neir, nei Grigioni, non lontano dalla località di Bivio. Una collisione avvenuta a circa 3’200 metri di quota tra un piccolo aereo monomotore da turismo decollato da Samedan e diretto a Locarno e un aliante, entrambi precipitati tra le montagne. Nessuno era sopravvissuto allo schianto. Un incidente aereo anomalo ma non troppo (dal momento che in Svizzera di collisioni in volo tra aeromobili se ne sono registrate, secondo le statistiche, 13 con 14 vittime nel periodo tra il 2020 e il 2022, senza dimenticare le 130 collisioni mancate per un soffio) che, come si ricorderà, aveva suscitato parecchi interrogativi sulla sicurezza dei nostri cieli.
Nel rapporto preliminare sulla disgrazia stilato dal Servizio d'inchiesta qualche settimana dopo era stato evidenziato un grosso problema a livello di sistemi anticollisione montati a bordo dell’aereo a motore (non era stato aggiornato il Flarm e quindi non ha funzionato e sarebbe stato addirittura disattivato). D’altro canto, però, anche il transponder dell’aliante, spento, lo aveva reso quasi invisibile ai radar del Centro di informazione volo di Zurigo; Centro che, se i dispositivi fossero stati attivati, avrebbe potuto allertare i piloti del pericolo di collisione. In realtà, va precisato, per questo tipo di velivoli non esiste ancora alcun obbligo di ricorrere a tali strumenti di bordo, sebbene le cose stiano cambiando.

I soccorsi allarmati solo molte ore dopo

Ad aggiungere altre pennellate nere al quadro, il fatto che dell'accaduto non si ebbe notizia che parecchie ore dopo. In altre parole la collisione era passata inosservata per ben 15 ore e le ricerche dei soccorritori erano scattate, di conseguenza, con notevole ritardo. L'allarme era stato dato dalla Rega attorno alle 21.30. In quei concitati momenti, risultava disperso unicamente l'aliante, visto che l'aereo a motore non aveva presentato un piano di volo. Le condizioni meteo nelle ore successive alla disgrazia, in aggiunta, non permisero un intervento immediato sui pendii dell'area del Piz Neir. Durante i lavori di recupero dell'aliante, a un chilometro di distanza erano poi stati scorti anche i resti del Robin DR 400 di cui, fino a quel momento, non era nemmeno stata segnalata la scomparsa.

Confermate le prime ipotesi

Negli scorsi giorni, intanto, il Servizio d’inchiesta svizzero sulla sicurezza (Sisi) ha pubblicato il rapporto finale sull'accaduto. Rapporto che in pratica conferma quelle che erano le ipotesi preliminari degli esperti. L'aereo da turismo, con quattro occupanti a bordo (due piloti privati, un 72enne e un 44enne, di Neuchâtel, una 41enne e suo figlio di 6 anni, entrambi cittadini francesi, che vivevano nel Canton Vaud), era decollato da Colombier (Neuchâtel) e, dopo lo scalo tecnico a Samedan, era ripartito in direzione di Locarno. Il pilota dell'aliante, un 51enne residente a Zurigo, era invece partito da Amlikon (TG), dove sarebbe dovuto rientrare qualche ora più tardi. Quel lunedì, poco dopo le 15, le rotte dei due velivoli (che in pratica volavano a vista) si erano accidentalmente avvicinate nei pressi del Piz Neir. Fino allo scontro, con i due aeromobili che, nell'impatto, persero l'impennaggio e ogni possibilità di governo, precipitando. Vano il tentativo del pilota dell'aliante di lanciarsi col paracadute. Nell'impatto col suolo, morì pure lui sul colpo come i quattro occupanti dell'aereo a motore.
In base alle considerazioni contenute nel rapporto finale è stato possibile scartare altre ipotesi, come quella di un malore di uno dei piloti o delle avverse condizioni meteorologiche (la visibilità, in quell'area, era di 10 chilometri e non soffiavano venti forti, con nuvole plafonate a quattromila metri). Oltre alla mancata messa in funzione dei sistemi di rilevamento citati, il Sisi non ha dunque ravvisato ulteriori criticità (nessun guasto tecnico, ad esempio). Si è dunque trattato di un errore umano, di una tragica fatalità andata ad allungare la sfortunata e già lunga striscia di scontri in aria.

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