Locarnese

‘Non abbiamo preso misure per non interferire con la giustizia’

La Curia, tramite una nota stampa, fa chiarezza sui fatti antecedenti il fermo del cappellano del collegio Papio di Ascona attualmente sotto indagine

(Ti-Press)
10 agosto 2024
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Nuovi elementi - sotto forma di ‘precisazioni’ - emergono sul caso del cappellano del Collegio Papio di Ascona, don Rolando Leo, incarcerato con l'accusa di atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, pornografia. Precisazioni che arrivano direttamente dalla Curia vescovile tramite un comunicato stampa e che vogliono rispondere a una domanda che molti - la nostra testata compresa - si sono subito posti: come è possibile che, nonostante un'indagine in corso, il Presbitero sospettato di abusi sessuali abbia potuto comunque restare accanto ai giovani, sia dentro che fuori dal Papio?

A dare una spiegazione, come detto, la stessa Curia che "alla luce di alcuni articoli apparsi nelle ultime ore, ritiene necessario fornire alcuni elementi utili a far chiarezza sui fatti antecedenti il fermo del Presbitero diocesano attualmente sotto indagine".

La segnalazione è arrivata all'attenzione del Vescovo a febbraio

La notizia, così scrive la Curia di Lugano, è giunta all'attenzione dell'Amministratore apostolico nel mese di febbraio di quest'anno e consisteva nel "disagio di una persona, adulta al momento dei fatti, in particolare per alcuni approcci inadeguati da parte del presbitero nei suoi confronti e forse nei confronti anche di un minorenne. È quindi stata interpellata una delle due persone di conttato attive nella Commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale, con lo scopo di accompagnare il segnalante a condividere i fatti da lui vissuti e aiutarlo a decidere se deporre denuncia".

"Dopo un periodo di riflessione - continua l'autorità religiosa nella sua missiva - "la persona ha deciso di denunciare, con pieno consenso e fattiva collaborazione, e immediatamente a inizio aprile il caso è stato portato all’attenzione del Ministero pubblico. È quindi iniziato il lavoro dicompetenza delle autorità giudiziarie, che ha portato nel mese di agosto al fermo del Presbitero coinvolto".

Ma perché la Curia non ha rimosso il Cappellano da tutti i suoi incarichi? Lo spiega a fine comunicato: "Per non interferire nell’accertamento della verità e rischiare l’inquinamento delle prove, nel periodo intercorso tra la segnalazione e il fermo, non è stata attuata alcun tipo di misura nei confronti del Presbitero".

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