La struttura, portata a termine in tempi record, collegherà di nuovo fra loro la parte alta e bassa della Vallemaggia. Le parole di chi ci ha lavorato
Attraversare il ponte provvisorio militare – così possente nella sua struttura in metallo ma ancora non dotato di una via asfaltata vera e propria – provoca un certo effetto. Soprattutto se mentre lo si percorre si volge lo sguardo verso sud, e si resta a osservare per qualche istante "colui" che, per un anno e mezzo o forse due, andrà a sostituire il vecchio ponte di Visletto, distrutto dal nubifragio di fine giugno.
La piattaforma per il momento non è ancora accessibile a civili e non addetti ai lavori ma presto, molto presto, lo sarà. Infatti l'Esercito svizzero ha completato martedì (23 luglio) la posa del ponte, con ben due giorni di anticipo rispetto alla tabella di marcia. Ora, la struttura passerà dalle mani dei militi a quella degli ingegneri del Cantone, che si occuperanno di rendere percorribile la strada. Per l'apertura a macchine e altri mezzi di trasporto, anche pesanti, una data esatta non c’è ancora, ma gli specialisti stimano il termine dei lavori per il fine settimana.
La struttura è stata realizzata durante le ore notturne (e quindi anche più fresche). Per il montaggio e la saldatura dei vari componenti sono stati impiegati 35 militari per 13 ore, dalle 23 fino alle 12. Un compito questo, durato una settimana esatta, che ha richiesto molto dal punto di vista tecnico e delle competenze dei singoli elementi del gruppo. Ma non solo.
«Questi uomini hanno lavorato con una dedizione e voglia di fare non scontate. In quasi 40 anni di servizio prestati all’Esercito non ho mai visto giovani così desiderosi di essere di aiuto e di sostegno alla popolazione. Sia io, sia il Colonnello Manuel Rigozzi, abbiamo seguito lo svolgimento dei lavori e possiamo dire che non abbiamo sentito una lamentela. Non si sono fermati un attimo», ci spiega Maurizio Dattrino, comandante della divisione territoriale 3.
Il ponte di supporto (di tipo Mabey) è lungo 61 metri, ha una larghezza di carreggiata di 4,2 metri, pesa 130 tonnellate e dista circa 100 metri, a nord, dal (vecchio) ponte di Visletto. «Costruire un ponte non è un’operazione semplice e richiede un certo tempo. Infatti, prima della posa delle varie componenti si è preceduto a importanti lavori di accertamento e preparazione da parte di partner civili e militari. Sono state fatte delle trivellazioni con apparecchiature speciali e si è dovuta realizzare una rampa alta sette metri – illustra il colonnello Manuel Rigozzi –. Consegnamo al Cantone un’opera che, lo ricordiamo, è fatta di principio per scopi militari, ovvero per far passare macchinari pesanti come camion o carrarmati. Ora bisognerà convertire questo ponte per usi civili, quindi collaudarlo per farci poi transitare diverse macchine, ma non solo».
Finita una fase, ne inizia un’altra. La base c’è, ma ora è necessario compiere ulteriori rifiniture per rendere accessibile il ponte. Come anticipato, bisognerà ora eseguire un collaudo, poi sarà il turno della messa in sicurezza del manufatto e vi sarà la realizzazione di una strada asfaltata che dia accesso alla struttura, nonché di una segnaletica che permetta il corretto passaggio delle vetture, dato che il traffico verrà fatto circolare in senso unidirezionale e con un sistema di semafori. Tutto questo, salvo imprevisti, verrà completato nel giro di quattro-cinque giorni.
«Anche qui il lavoro è stato, e sarà ancora, portato avanti da un folto gruppo di persone e ditte attive sul territorio. Noi siamo qui dal giorno 0 per coordinare i lavori e ci teniamo a ringraziare tutte le maestranze e gli operai che si sono messi a disposizione per poter realizzare tutto questo. Si sono attivate una quindicina di aziende locali, mentre i lavoratori sono stati circa un centinaio suddivisi in diverse attività. Ora invece si muoveranno una trentina di operai per completare ciò che rimane da fare sul ponte e non solo», dice Fabio Piazzini, capo ufficio del Centro di manutenzione stradale di Locarno.
Sulla questione della viabilità nell’Alta Vallemaggia, non solo sul ponte di Visletto, sono stati fatti dei passi avanti. Infatti, i soldati hanno liberato le strade della Bavona, all’altezza di Mondada e poi a Fontana, dalle due frane depositatesi sul tracciato. Resta però ancora non percorribile la parte di strada che va da Roseto a San Carlo. L'Esercito continuerà fornire aiuto nel ripristino di infrastrutture d’importanza vitale in Val Lavizzara e in Val Bavona, al più tardi fino a domenica.