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Il ponte provvisorio deve fare i conti con le avversità

L'opera è una sorta di ‘prima svizzera’. Non basta gettare la campata prefabbricata. Militari al lavoro anche sugli accessi e i piloni

In sintesi:
  • Le condizioni del fiume e il meteo ostacolano la costruzione del manufatto
  • Simile a un ponte civile, destinato a durare oltre un anno e resistente alle piene
(Ti-Press)
11 luglio 2024
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Il ponte militare provvisorio in costruzione a Visletto, per collegare stabilmente e in modo sicuro la bassa e l’alta Vallemaggia dopo l’alluvione del 29/30 giugno, è un’opera di rara complessità, assai diversa dalle strutture prefabbricate che l’esercito può gettare in pochi giorni. Lo hanno spiegato ieri in conferenza stampa a Cavergno il Divisionario Maurizio Dattrino, comandante della Divisione Territoriale 3, e il colonnello Sébastien Neuhaus, comandante del battaglione d’intervento d’aiuto in caso di catastrofe, insieme al colonnello Graziano Regazzoni, capo comunicazione.

Anzitutto, il fiume Maggia continua a destare preoccupazione in caso di maltempo. MeteoSvizzera ha diramato un’allerta di grado 4, per cui le squadre con i mezzi pesanti che stanno operando a Visletto dovranno sospendere almeno per oggi, poi si vedrà. La stessa situazione si verifica in Bavona, dove si contava di iniziare ad aprire una breccia nelle montagne di detriti per creare una pista carrozzabile. A questo proposito le autorità hanno diramato un avviso di evacuazione. Tuttavia, chi vuole restare può farlo. Circa i motivi per cui, in situazioni come questa, non si spostano le persone con la forza, il direttore del Dipartimento del Territorio Norman Gobbi, anch’esso presente all’incontro con i
media, è stato chiaro: «Siamo in un Paese libero. Non evacuiamo con la forza. Chi vuole rimanere a casa sua se ne assume la responsabilità».

Ma torniamo al ponte. Quali sono le difficoltà? Ci ha risposto il Divisionario Dattrino: «Intanto gli uomini operano nel letto del fiume o sulle sponde, quindi la sicurezza è prioritaria e in caso di maltempo occorre fermarsi, come nel caso dell’allerta delle prossime ore». Dal punto di vista prettamente tecnico, la campata prefabbricata sarà lunga circa 60 metri e verrà posata solo quando saranno pronti i pilastri in costruzione sulle due rive e le relative strade d’accesso, entrambe create ex novo. I tracciati sono già ben visibili, così come i terrapieni, segno che negli scorsi giorni si è lavorato alacremente, con il supporto anche di aziende private. Fondamentale è il guado realizzato poco a sud, che ha permesso di portare a monte i mezzi pesanti. I terrapieni andranno completati con gettate di cemento, che dovranno asciugarsi. La struttura, secondo il progetto, ha un’anima militare (il prefabbricato centrale in metallo, i cui pezzi sono già in Ticino), ma, come ha puntualizzato il Colonnello Sébastien Neuhaus, «è dotata delle caratteristiche di un ponte civile, destinato a durare almeno un anno e mezzo, due o oltre. Dovrà resistere alle buzze, alle sollecitazioni e accogliere mezzi pesanti senza ingolfare il traffico».

Impossibile sfruttare il manufatto danneggiato

Gli ingegneri militari erano già sul posto il 30 giugno, come richiesto dal Cantone. Nell’immediatezza si era sperato di poter utilizzare i piloni del ponte crollato, ma i rilevamenti l’hanno sconsigliato. Si è quindi dovuto progettare e creare un nuovo percorso, meno di duecento metri più a nord. Tutto ciò ha richiesto tempo, come hanno precisato i militari, chiamati contemporaneamente per l’alluvione in Vallese. Avete mai realizzato un’opera simile in Svizzera? “Direi di no”, risponde il comandante Dattrino. «25 anni fa sul Lucomagno venne gettato un ponte militare prefabbricato con una campata di dimensioni simili, ma in quell’occasione si poterono utilizzare gli accessi e i piloni esistenti».

Sono una quarantina gli uomini in grigioverde in loco, gran parte dei quali sono di milizia. Gli ufficiali hanno ringraziato i datori di lavoro per la disponibilità a prolungare l’assenza dalle aziende. Le incertezze legate alle condizioni meteorologiche impediscono di fornire una tempistica precisa per il completamento. Si parla di qualche settimana, a meno che la Maggia non si gonfi nuovamente. Nel frattempo, seppure con tempi d’attesa, la passerella è anche al traffico privato locale. L’esercito tiene a rassicurare la popolazione: «Siamo qui fin dal primo giorno, sia per il sopralluogo del ponte, sia con le forze aeree per le altre incombenze. Una delle persone disperse è un sergente di uno dei nostri battaglioni», afferma Maurizio Dattrino, comandante della regione territoriale 3. «Per questo motivo, siamo doppiamente solidali verso quanto accaduto».

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