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Lavertezzo… socchiude la porta verso Locarno

Il Comune sul Piano ha chiesto al Cantone di sospendere l’aggregazione con la Città per coinvolgere anche (prioritariamente) Gordola e Cugnasco-Gerra

In sintesi:
  • Il Municipio guidato dal neosindaco Andrea Berri ha inviato la richiesta al Consiglio di Stato
  • Per la Sezione enti locali è il primo caso del genere in Ticino
  • Nel Locarnese si aprono nuovi scenari aggregativi che la Sel approfondirà nelle prossime settimane
Lavertezzo guarda più verso Gordola e Cugnasco-Gerra
(Ti-Press)
7 maggio 2024
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Dopo le parole, ecco i fatti. Il nuovo Municipio di Lavertezzo fa sul serio e spinto in particolare dallo schieramento del sindaco Andrea Berri, Per il Paese, che alle recenti elezioni ha conquistato la maggioranza tanto nell’Esecutivo (3 seggi contro i 2 di Per Lavertezzo) quanto in Consiglio comunale (11 a 8), ha inoltrato al Consiglio di Stato la richiesta ufficiale di sospendere il processo aggregativo in corso con Locarno. Un processo al quale sta lavorando la preposta Commissione di studio, istituita dopo il via libera arrivato a inizio gennaio dal Cantone all’istanza presentata lo scorso ottobre dai due Comuni.

Un primo segnale del fatto che tale unione non facesse l’unanimità, era già arrivato a inizio anno con le 304 firme con cui una parte dei cittadini di Lavertezzo aveva sostenuto la petizione che tra le altre cose chiedeva appunto di bloccare l’aggregazione con Locarno e rilanciare quella con gli altri Comuni della sponda sinistra del Piano di Magadino. Come tra l’altro indicato nel Piano cantonale delle aggregazioni (Pca) del 2018, che colloca nello scenario “Piano” anche il quartiere locarnese delle Gerre di Sotto, mentre Locarno fa parte della visione “Locarnese”, che riunisce undici comuni dell’omonimo agglomerato. Il voto del 14 aprile, che in quel di Lavertezzo in pratica si è trasformato in una votazione pro o contro aggregazione con la Città, è stata la definitiva conferma.

Un passo con il quale il Municipio intende ‘dar seguito alla richiesta dei cittadini’

“Il nuovo Municipio intende dar seguito alla richiesta dei cittadini, i quali con 304 firme hanno espresso la volontà di interrompere l’aggregazione – si legge nella lettera inviata dall’Esecutivo di Lavertezzo al governo – e chiede al Consiglio di Stato di sospendere momentaneamente i lavori della Commissione di studio costituitasi lo scorso 29 febbraio 2024, alfine di sondare nuovamente la disponibilità degli Esecutivi di Cugnasco-Gerra e Gordola di dare avvio a uno studio aggregativo, come previsto dal Pca”.

Da notare il termine “momentaneamente”, che va nella direzione di quanto Andrea Berri il giorno successivo all’elezione del Municipio, quando pur dando priorità a una discussione aggregativa con Gordola e Cugnasco-Gerra, aveva parlato di “congelare” il discorso con Locarno, lasciando quindi aperta una porticina anche alla Città (“non vogliamo buttare all’aria quanto fatto finora”). La conferma di ciò sta anche nel fatto che, secondo quanto ci ha riferito lo stesso Berri, per ora Lavertezzo non ha ancora contattato i Comuni limitrofi – dovrebbe comunque partire a breve l’invito per una riunione preliminare tra i sindaci –, mentre c’è già stato un incontro con il neoeletto sindaco di Locarno Nicola Pini. Un passo con il quale il Comune sul Piano ha voluto appunto confermare di non essere contrario a priori a un’aggregazione con Locarno, dimostrando apertura al dialogo, tanto che al suo omologo Berri ha assicurato la disponibilità a discutere di aggregazione con al tavolo quattro Municipi, ossia Lavertezzo, Cugnasco-Gerra, Gordola e anche Locarno.

La Sezione enti locali

‘Il primo caso esplicitato in questi termini’

«Abbiamo effettivamente ricevuto la richiesta di sospensione da parte di Lavertezzo», ci conferma Marzio Della Santa, capo della Sezione Enti locali, il servizio del Cantone principalmente preposto a compiti di vigilanza amministrativa e finanziaria sui Comuni, che tra le altre cose si occupa di promuovere le varie tappe dei processi aggregativi. Della Santa fa notare che si parla di sospensione «in quanto la LAggr (Legge sulle aggregazioni e separazioni dei Comuni, ndr) non prevede la possibilità di chiudere così un progetto aggregativo, oggi l’iter si conclude unicamente con il passaggio in parlamento previa votazione consultiva nei Comuni coinvolti». Da notare a tal proposito che è attualmente sul tavolo della preposta commissione del Gran Consiglio una modifica della legge che dovrebbe portare a un aggiornamento del Pca e che darà facoltà al Consiglio di Stato, sentiti i Comuni del comprensorio, di terminare un progetto aggregativo anche senza votazione popolare.

In ogni caso la richiesta di Lavertezzo rappresenta «il primo caso esplicitato in questi termini. Attuale è la questione tra Vico Morcote e Morcote (accantonata nei mesi passati in attesa di venir ripresa nella nuova legislatura, ndr), mentre guardando al passato mi viene in mente ad esempio l’aggregazione in Bassa Leventina, trascinata per otto anni (lo scorso novembre l’unione tra Bodio e Giornico, dopo che nel 2022 era stato affossato il progetto più ampio “Sassi Grossi”, che comprendeva anche Pollegio e Personico, ndr), però richieste di sospensione come quella di Lavertezzo a mia conoscenza non erano mai arrivate».

Al via una consultazione ad ampio raggio, da Losone a Cugnasco-Gerra

Una situazione dunque più unica che rara, che però non ha colto di sorpresa né tantomeno spiazzato la Sezione Enti locali, la quale aveva già pronto un proprio “piano d’azione” più ad ampio raggio... «Per noi come Sel non cambia molto, nel senso che avevamo già deciso di incontrare, passate le elezioni, tutti i Comuni del comprensorio, grossomodo da Losone a Cugnasco-Gerra, compresa tutta la fascia bassa della collina e Verzasca, con l’idea di valutare concretamente quale è la posizione dei singoli Municipi (nuovi e non) sulla questione aggregativa in generale. Così facendo, vogliamo capire se ci sono le condizioni per proporre, magari in autunno, quello che avevamo già fatto nel Basso Mendrisiotto», dove lo scorso settembre il Consiglio di Stato ha avviato la procedura di aggregazione tra Balerna, Breggia, Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo e ha istituito la Commissione di studio incaricata di elaborare un progetto aggregativo che dovrebbe portare alla formazione di un nuovo comune da quasi 21mila abitanti.

«Vogliamo verificare se si intravede il potenziale di sviluppo di uno o più nuovi Comuni e quali potrebbero essere – prosegue Della Santa –. Ad esempio, oltre alla questione Lavertezzo e alla triangolazione evocata con Gordola e Cugnasco, sappiamo che anche Locarno e Losone si sono parlati, senza dimenticare il discorso al di là del fiume (Verzasca, ndr) con Tenero-Contra, Mergoscia, Minusio e la zona collinare (Brione s/Minusio e Orselina). Alla fine di questo “giro” che inizierà il 21 maggio da Gordola e Losone e che si concluderà per fine giugno, dovremmo avere un’idea più chiara di quello che potrebbe essere il futuro di questa zona del Locarnese».

Pca superato, in Ticino numero ideale di Comuni superiore ai 27 ipotizzati

A tal proposito, «fermo restando che l’input deve venire dai Comuni stessi, dal nostro punto di vista l’importante è che il nuovo Comune non sia solo funzionante ma funzionale. E per questo non si guarda più, come nel caso del Piano cantonale delle aggregazioni, solo alla funzione di servizio, politica e democratica, ma anche a quella comunitaria. Detto in altri termini, lo scenario aggregativo dev’essere garantista del fatto che si mantengano anche più di una comunità vive e vivaci. Uno dei problemi maggiori emersi con le aggregazioni, soprattutto nei grandi Comuni, è proprio la fragilizzazione di queste comunità, in parte dovuta a processi sociali che colpiscono tutte le realtà occidentali e in particolare locali, in parte al processo aggregativo in sé. Ciò si può evitare, o perlomeno limitare, mettendo in campo delle politiche comunitarie efficaci, ma il discorso oggi è anche quello di individuare il limite massimo di grandezza di un Comune guardando appunto non solo alla capacità di erogare e garantire dei servizi, ma anche alla funzione comunitaria e di riflesso alla capacità e alla volontà di fare e vivere la politica comunale, un fattore aggregativo fondamentale».

Da qui, la considerazione finale che va oltre al discorso del Locarnese… «Per trovare la giusta misura oggi utilizziamo dei criteri ben più complessi di quelli che determinarono il Piano cantonale delle aggregazioni, strumenti oggi un po’ superati da questa diversa consapevolezza del Comune. Il che ci porta a ipotizzare uno scenario finale del numero di Comuni ticinesi tra i 27 indicati nel Pca e i 100 che ci saranno l’anno prossimo».

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