Il progetto del Cantone di collegare l'alta Vallemaggia e la Leventina suscita parecchie perplessità tra i parlamentari. Il parere di Gianluca Padlina
«Si è partiti con l’idea di realizzare una galleria stradale. Poi, visto l’ammontare dell’investimento e temendo il potenziale rischio di traffico di transito parassitario in direzione del Locarnese che un tunnel tra l’alta Vallemaggia e la Leventina avrebbe comportato, si è optato per una soluzione di ripiego, la funivia, che non mi pare né logica, né tantomeno sostenibile finanziariamente». Tra coloro che non salgono sul progetto di funivia Fusio-Ambrì che il Dipartimento del territorio sta portando avanti c’è il granconsigliere del Centro Gianluca Padlina, membro della Commissione ambiente energia e territorio del Gran Consiglio e grande appassionato di montagna, da subito mostratosi scettico su quest’idea. Meglio, a suo modo di vedere (per non ingenerare malintesi è giusto precisare il suo è un parere strettamente personale, ndr), utilizzare questi milioni per sostenere nelle due valli progetti che siano più sostenibili e suscettibili di generare ricadute economiche e occupazionali concrete per le comunità.
«In un contesto economico difficile per le casse cantonali, come ho già avuto modo di osservare in sede di discussione sul preventivo 2024, l’impressione è quella che manchi una visione d’insieme su tutti gli investimenti che si vogliono affrontare. Non si capisce quale sia l’ordine delle priorità e secondo quali criteri vengano effettuate le scelte. Anche gli investimenti devono, in questo momento difficile, essere riesaminati e rivisti in un’ottica critica in quanto generano oneri di gestione corrente legati agli ammortamenti e soprattutto agli interessi bancari per i prestiti a cui lo Stato deve fare capo per la realizzazione delle opere. Tra i messaggi del governo che mi hanno lasciato più perplesso vi è, appunto, quello del 15 novembre 2023 sul credito da 800mila franchi per l’elaborazione del solo progetto di massima del collegamento alta Vallemaggia-Leventina. Lo ritengo totalmente illogico per tutta una serie di ragioni: prima fra tutte, quella che se vogliamo portare turismo lassù occorrono soluzioni migliori. Non quella di un impianto soggetto ai capricci della meteo. In caso di forte vento o di precipitazioni intense, c’è il concreto rischio che le cabine restino ferme o viaggino vuote. Ma se anche ciò non fosse il caso, non vedo il senso di superare le montagne senza nemmeno prevedere una stazione in quota. Struttura che permetterebbe ai turisti di partire per delle escursioni sulle creste o anche solo di godersi il panorama dall’alto. Altrove in Svizzera queste stazioni in vetta vengono costruite e qui vorremmo solamente assicurare il passaggio dei due versanti? Ma quale sarebbe l’attrattiva? La funivia fungerebbe da semplice mezzo di trasporto da A a B che non servirebbe a nessuno (qualcuno scherzando, afferma sia stata pensata per permettere ai tifosi dell’Ambrì di Fusio di recarsi alla Gottardo Arena, ndr). L’effetto cartolina scompare subito. Ripeto ho l’impressione si tratti di un progetto irragionevole, dal deficit assicurato, nato quale soluzione di ripiego rispetto a un progetto più ambizioso, una sorta di contentino per dimostrare che si intende fare qualcosa a favore delle realtà discoste. Tutte queste risorse economiche necessarie a costruire l’impianto e ad assicurare il successivo funzionamento (personale, manutenzione ecc...) impieghiamole per realizzare, sempre in queste zone, un’offerta turistica alternativa (ad esempio un hotel, un centro wellness, qualcosa che migliori o diversifichi l’offerta creando sicuramente un indotto maggiore e posti di lavoro»).
Il paragone può sembrare, per certi versi, azzardato, ma alcuni lettori ce lo hanno comunque sottoposto. Parliamo della nuova funivia Matterhorn Glacier Ride tra Zermatt e Breuil-Cervinia, inaugurata lo scorso mese di giugno. È di questi giorni la notizia che i numeri dei primi mesi di attività non sembrano tenere fede alle speranze suscitate dalla cabinovia regina delle Alpi, che offre paesaggi mozzafiato tra le vette e i ghiacciai più iconici d’Europa all’ombra del Cervino. I costi delle corse non sono proprio popolari, occorre ammetterlo, tuttavia la massa critica di turisti di qua e di là dal confine sarebbe più che sufficiente per decretarne il successo. Ma la risposta del mercato non sembra essere finora entusiasmante, secondo quanto riporta la SonntagsZeitung, che parla senza mezzi termini di vero e proprio “flop”.
Altro aspetto che lascia Gianluca Padlina perplesso, è il discorso relativo al modus operandi del Dipartimento: «Il Piano direttore cantonale già prevede, in una sua scheda, la realizzazione di quest’opera. Prima ancora di licenziare il messaggio per il credito, si è fatto il passo a livello pianificatorio. Come a voler mettere il carro davanti ai buoi a un progetto che in realtà, a mio modo di vedere, è completamente illogico. Non capisco come si faccia a non vedere l’assurdità di un simile disegno. Se un progetto di questo tipo arriva sui banchi del parlamento è un segnale evidente che c’è qualcosa che non va nell’impiego delle risorse pubbliche. C’è una necessità, stringente, di disporre di un meccanismo di migliore selezione degli investimenti. Ricordo inoltre che abbiamo tutta una serie di progetti e opere già votati che poi stentano ad andare in esecuzione. Piuttosto che lanciarsi in fantasie di questo tipo l’Amministrazione cantonale farebbe meglio a concentrarsi su ciò che di concreto, prioritario e sensato attende di vedere la luce».
Un parere quello di Padlina, che trova molti alleati tra i colleghi parlamentari: «Non è, ci tengo a precisarlo, un rifiuto di voler aiutare le valli. Anzi, c’è una sensibilità molto presente all’interno del Gran Consiglio nel sostenere le zone periferiche. Ci sono decine di opere più sensate di questa funivia che potrebbero portare a maggiori benefici alla Vallemaggia e alla Leventina. Le autorità locali non devono temere che se questo collegamento non verrà realizzato di soldi pubblici, lassù, non ne arriveranno più. Sarebbe un approccio completamente sbagliato. Ciò che serve davvero è che i Comuni, con l’appoggio degli Enti regionali di sviluppo e le altre istituzioni interessate, siano loro, dal basso, a promuovere progetti sensati nell’ottica di un uso ottimale delle risorse disponibili».