Intervista al sindaco Luca Pissoglio, che lascia la carica ad aprile dopo 12 anni, tra finanze (sane), cultura e grandi progetti
Ascona, basta il nome. Evoca la spensieratezza di un’atmosfera vacanziera, serate estive a ritmo di jazz, ville con vista lago, aree verdi collinari e una qualità di vita invidiabile. Se ci si concentra sull’amministrazione comunale, occorre menzionare il buon grado di ricchezza, il moltiplicatore d’imposta basso, diversi “globalisti” fra i contribuenti e grandi progetti pubblici. E ancora una politica sensibile alle esigenze del settore turistico, alla cultura e alla salvaguardia dei beni architettonici locali. Una sfilza di pensieri che attraversano la mente per accorgersi poi che, oltre a tutto questo, c’è di più. Come emerge dall’intervista che il sindaco (da 12 anni) Luca Pissoglio ci ha concesso: classe 1958, medico pediatra, eletto in Municipio la prima volta nel 2000, nel corso degli anni si è conquistato sul campo la simpatia e il rispetto dei suoi concittadini. Ciò nonostante, ha deciso di non ricandidarsi alle elezioni comunali del prossimo mese di aprile.
Come mai? Con quali sentimenti lascia la carica?
Penso che dopo 24 anni di esecutivo, 8 dei quali da municipale, 4 da vicesindaco e 12 da sindaco, sia giunto il momento di lasciare, anche per evitare che il mio modo di vedere le cose diventi troppo ingombrante, non permettendo agli altri di esprimersi sufficientemente. Parto sereno, convinto di aver dato tutto quanto fosse nelle mie possibilità per contribuire a fare qualcosa di buono per il mio borgo e perché in fondo mi sono reso conto che non ho mai fatto la vera politica: ho semplicemente servito la mia Ascona senza mai pretendere nulla in cambio. È doveroso aggiungere che in questi anni la mia famiglia mi è sempre stata accanto, sostenendomi, malgrado abbia dovuto rinunciare molto spesso alla mia presenza.
Quanto è difficile (o facile) guidare l’esecutivo di Ascona?
La natura è stata molto generosa con Ascona. Quelli che mi hanno preceduto hanno fatto un buon lavoro e quindi mi sono ritrovato con uno splendido paese da gestire. Oltre alla natura abbiamo finanze solide e tutto questo fa sì che si possa lavorare senza essere assillati da grossi problemi. L’altro segreto è quello di essere ben preparato su tutti i dossier, per condurre meglio le discussioni in Municipio. Così si affrontano temi concreti, evitando di divagare, e allora risulta facile condurre l’esecutivo. L’impegno è soprattutto prima della seduta.
Quali sono stati i momenti del suo sindacato che ricorderà con più piacere? Quali, invece, gli episodi o i periodi più complessi da affrontare?
Fortunatamente ci sono stati molti momenti indimenticabili. Quelli più belli sono stati gli incontri con le persone: soprattutto con gli asconesi, ma anche con i diversi consiglieri federali che hanno visitato il borgo, con la sindaca di New Orleans, con artisti e persone di cultura. Le sfide vinte mi hanno dato molte soddisfazioni: la ristrutturazione del Castello San Materno e la copertura della Siberia. Due progetti dei quali si parlava da tempo e che finalmente hanno avuto e avranno un lieto fine. L’essere riuscito a resuscitare la galleria Moscia-Acapulco, della quale a breve sarà presentato il progetto definitivo, è motivo di orgoglio. La Siberia e la galleria hanno richiesto un lavoro di convincimento a livello sovracomunale e, fortunatamente, la regione, senza la quale non avremmo potuto andare avanti, ha risposto presente. Un problema grave che ho vissuto più volte è quello relativo alla lentezza della giustizia. Un esempio: l’incrocio tra via Ferrera e via al Pascolo è molto pericoloso e oggetto di numerosi incidenti. Abbiamo un progetto che prevede una rotonda per ovviare al problema, ma a causa del ricorso di una cittadina è tutto fermo dal 2019 al Tribunale amministrativo cantonale. Queste cose sono per me inaccettabili. Gli eventi impegnativi sono stati l’esondazione del 2014 e, soprattutto, il Covid. Il Comune ha reagito immediatamente mettendo a disposizione dei ristoratori tutto il lungolago, trasformando una strada pedonale in una vera piazza. Il Comune ha creato dei buoni a favore dei cittadini da spendere sul territorio così da non bloccare l’economia e Ascona è stata la prima a muoversi, caduto il lockdown, pubblicando uno spot pubblicitario sulle reti televisive nazionali. Spot amatoriale, creato in casa da mia moglie e da me: abbiamo messo assieme dei filmati e delle foto che ci ha fornito l’Organizzazione turistica Lago Maggiore e valli, che per una regola interna di Svizzera turismo non poteva partecipare attivamente causa un “gentlemen agreement” a livello nazionale. È stato un momento di intenso lavoro, ma con un ottimo risultato perché ha portato Ascona a ridiventare la meta turistica di un tempo.
Alle elezioni del prossimo mese di aprile il Plr si presenta con una lista forte, ma senza un nome designato per il sindacato. Quali qualità deve avere il candidato ideale per la sua poltrona?
Il sindaco deve gestire un’azienda con un budget di quasi 40 milioni di franchi. Questo significa che deve essere concentrato sulla cosa pubblica, aver voglia di lavorare e avere molto tempo a disposizione, quindi un forte spirito di sacrificio. Deve sentirsi al servizio del cittadino senza alcun tornaconto personale. Inoltre è importante avere la capacità di ascoltare e di aiutare i cittadini. Aiutare non significa dire sempre sì e questa è la cosa più difficile.
Quale eredità lascia a chi verrà dopo di lei?
Penso di lasciare un borgo bello, che funziona e senza problemi finanziari senza mai aver rinunciato a investimenti milionari.
Ascona ha un occhio di riguardo per il turismo. Una vocazione che dovrà venir rispettata? E quali sono le prossime opere importanti che il Comune è chiamato a realizzare?
Il turismo e il benessere sono le nostre fonti di ricchezza. Dovremo fare attenzione però che non diventi una località esclusiva, che impedisca alle famiglie di Ascona di continuare a vivere là dove sono nate. In questo senso vedo un partenariato fra i diversi enti pubblici locali: Patriziato e Parrocchia hanno ancora molti terreni da mettere a disposizione e il Comune potrebbe contribuire finanziariamente per costruire appartamenti a pigione non per forza moderata, ma almeno normale così da permettere agli asconesi di restare o tornare nel proprio paese. A marzo andremo in Consiglio comunale con alcuni progetti importanti: credito di costruzione per il nuovo centro civico, misure per contrastare l’isola di calore sul piazzale autosilo e centrale termica in zona scuole. Per non dimenticare l’inizio, a fine febbraio, dei lavori alla pista di ghiaccio della Siberia.
Il tema delle aggregazioni in passato non ha riscosso consensi, sia a livello popolare sia fra le autorità del borgo. Si può ipotizzare uno sblocco della situazione e verso quale soluzione? Con quali vantaggi o svantaggi?
Ascona ha il suo brand e non può perderlo. La nostra vocazione turistico-culturale non può essere diluita in altre realtà. Quindi l’unica possibile aggregazione che vedo è quella con Brissago e Ronco e l’avrei già tentata se non ci fossero state alcune resistenze di un Comune.
I “matrimoni” mancati fra i Comuni del Locarnese hanno spinto a maggiori collaborazioni. In quali ambiti siete stati coinvolti e con quali esiti?
Ascona ha sempre creduto nelle collaborazioni e ha sempre finanziato tutte le opere regionali. Ha partecipato pure al Palacinema, anche se allora (nel 2012) avevamo scritto alla Città di Locarno che avremmo investito più volentieri in una cittadella del cinema in zona Fevi e penso che il tempo ci abbia dato ragione. Abbiamo partecipato al centro balneare, alla Cardada impianti turistici eccetera. Siamo il Comune che versa più cash al Festival del film. Insomma, crediamo fermamente nelle collaborazioni comunali. Un’ulteriore prova: abbiamo chiesto un incontro al Municipio di Locarno, riunione che è avvenuta qualche settimana fa, per discutere di una collaborazione sul comparto ex aerodromo/Fevi.
Il borgo ha sempre speso molti soldi per la cultura. Quali frutti porta questa scelta?
Si dice che un franco speso nella cultura abbia un ritorno di tre. Difficile provarlo, ma a mio modo di vedere la cultura dà quel valore aggiunto che difficilmente si può comprare altrimenti. Per Ascona la cultura è linfa vitale: senza la storia del Monte Verità non saremmo quello che siamo oggi.
Il tema della riduzione del moltiplicatore d’imposta ad Ascona, che da anni è al 75 per cento, è stato dibattuto più volte in Consiglio comunale. Qual è la sua posizione? E cosa pensa di una differenziazione del carico fiscale tra persone fisiche e aziende (che sarà possibile dal 2025)?
La politica di Ascona è sempre stata quella di avere un moltiplicatore stabile così da dare fiducia a chi vuole trasferirsi da noi. Quest’anno avremmo avuto le riserve per abbassare il moltiplicatore, ma abbiamo scelto diversamente. Da una parte dobbiamo ricordare che il 66 per cento della nostra popolazione paga in media meno di 500 franchi di imposte all’anno. Per loro un abbassamento di 5 punti corrisponderebbe a un risparmio di 25 franchi; abbastanza per pagare una pizza, ma di poco aiuto per il premio di cassa malati. Avendo invece delle finanze solide ci resta la possibilità di aiutare in modo mirato chi ha veramente bisogno. Inoltre, se l’avessimo cambiato adesso non avremmo avuto la sicurezza di poterlo mantenere: basti pensare alle varie riforme, con i Comuni, come sempre, chiamati alla cassa. Quindi abbiamo deciso di posticipare l’eventuale abbassamento a quando sapremo quale sarà la nuova realtà. Per quanto riguarda il moltiplicatore differenziato ho già espresso le mie perplessità in Consiglio comunale. Il borgo è cresciuto grazie alle persone fisiche, alcune delle quali pagano importi importanti. A loro, che hanno contribuito per decenni al benessere del Comune, non si fa sconto, mentre per chi mette una buca delle lettere in un qualche ufficio, e quindi non porta nessun valore aggiunto, si stende il tappeto rosso. Inoltre, fintanto che il Cantone non avrà delle imposte vantaggiose sarà molto difficile attrarre persone da altre regioni svizzere o addirittura dall’estero. Staremo a vedere.