Il Municipio risponde a un'interpellanza leghista per fatti del 2015: ‘Comunque, i dati del Comune e della popolazione sono sempre stati al sicuro’
Otto anni fa il Comune di Losone aveva pagato un riscatto di 1’670 franchi a seguito di un attacco informatico. Comunque, «i dati del Comune e della sua popolazione sono sempre stati al sicuro – rileva il sindaco Ivan Catarin –. I server non avevano subito danni e l’Amministrazione comunale aveva potuto garantire i suoi principali servizi».
Il chiarimento giunge dopo l’interpellanza dei consiglieri comunali della Lega Michele Grünenfelder e Gian Franco Scardamaglia, che facendo riferimento agli antichi fatti accusavano il Municipio di aver pagato senza dir niente a nessuno (nemmeno al Consiglio comunale di allora), contabilizzando il riscatto come “prestazione per virus”. Nell’interpellanza si faceva anche ampio riferimento ai dati, personali e dell’ente pubblico; tutte informazioni che, ipotizzavano i consiglieri della Lega, “forse sono state vendute o pubblicate sul dark web”.
In una nota pubblicata a stretto giro di posta, il Municipio ammette di aver subito, nel 2015, “un attacco informatico che è stato prontamente arginato”. Si trattava di un “Cryptolocker, un tipo di malware che aveva reso temporaneamente irraggiungibili alcuni documenti conservati sui server”. Tali Cryptolocker si limitavano però a criptare “alcune tipologie di file, rendendoli momentaneamente inutilizzabili, finché non si pagava un riscatto”. Nel caso di Losone si parlava di documenti di lavoro, “mentre i database del Comune sono sempre stati al sicuro e la maggior parte dell’attività dell’Amministrazione non aveva subito ritardi”. Questo perché “il sistema informatico era già organizzato in maniera da circoscrivere potenziali incidenti”.
Appena era stata individuata la minaccia, il Comune aveva informato la Polcantonale. Tuttavia, i Cryptolocker sono malware facilmente rimovibili, «ma non appena si eliminano, i dati vengono danneggiati irrimediabilmente – considera ancora Catarin –. Dopo un’attenta discussione, e considerata la modesta somma richiesta e dopo aver consultato specialisti e forze dell’ordine, era stato valutato che pagare era la soluzione più ragionevole. Il costo era stato di 1’670 franchi». Anche se i documenti criptati non contenevano dati sensibili, il recupero manuale di tutta la documentazione avrebbe causato oneri amministrativi “il cui costo sarebbe stato superiore”, conclude il Municipio.