Locarnese

Fallimento Pramac Riazzino, il decreto d'abbandono è definitivo

La decisione di febbraio è cresciuta in giudicato nei giorni scorsi. Era rimasta in sospeso per il reclamo (poi ritirato) di un imputato

Il giorno dell’inaugurazione dello stabilimento Pramac a Riazzino
(archivio Ti-Press)
9 ottobre 2023
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Punto finale per la vicenda giudiziaria legata al fallimento della Pramac Swiss Sa, la ditta che dal 2009 e per tre anni aveva prodotto pannelli fotovoltaici nella zona industriale di Riazzino, su territorio della Città di Locarno. Un fallimento che nel maggio del 2012 aveva destato scalpore.

Lo scorso mese di febbraio il procuratore pubblico Daniele Galliano ha emesso un decreto di abbandono, riconoscendo ai cinque imputati un indennizzo di 70mila franchi per coprire parte delle spese legali sostenute. Contro lo stesso decreto uno dei cinque aveva presentato reclamo per una questione di dettaglio: reclamo che recentemente ha ritirato. Così, la settimana scorsa il decreto di abbandono è cresciuto in giudicato, chiudendo definitivamente il capitolo.

La vicenda giuridica, lo ricordiamo, si è trascinata per quasi due lustri. Nei primi mesi del 2014 i vertici dell'azienda erano finiti sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta, amministrazione infedele e cattiva gestione. A quell'epoca titolare dell'inchiesta era l'allora procuratrice pubblica Natalia Ferrara Micocci. Negli anni l'incarto è passato di mano: prima al già procuratore pubblico Andrea Minesso e, infine, al pp Daniele Galliano.

Dal Cantone contributi milionari

La chiusura della Pramac Sa, azienda all’avanguardia nella produzione di pannelli fotovoltaici, aveva suscitato un vasto clamore dal punto di vista mediatico, ma anche politico. La ditta, infatti, aveva ottenuto contributi cantonali milionari per avviare un’attività ritenuta a quel tempo ad alto valore aggiunto.

In soldoni, durante la sua breve esistenza, l'azienda ha ricevuto, complessivamente, sussidi pubblici per 4,3 milioni di franchi. Di questi, due milioni erano stati erogati in base alla Legge per l’innovazione economica (contro i 5 milioni che erano stati stanziati), mentre 2,3 milioni di franchi erano stati versati per misure cantonali e federali in ambito di mercato del lavoro (indennità per lavoro ridotto versate durante un periodo di sei mesi, incentivi all’assunzione, bonus d’inserimento, assunzione disoccupati problematici, assegni per il periodo d’introduzione). Non erano invece state concesse agevolazioni fiscali. Dal canto suo Pramac aveva investito a Riazzino 136 milioni di franchi (senza lo stabile), creando 149 posti di lavoro, dei quali 41 occupati da residenti.

Al momento di chiudere i battenti, l'azienda aveva ancora 130 impiegati, tutti rimasti a casa. Faraonica la cifra dei passivi accumulati: circa 144 milioni di franchi. Una cifra talmente alta che nel 2014 aveva spinto l’allora pp Ferrari Micocci ad avviare l’inchiesta penale. Sotto accusa finirono diversi dirigenti, nei confronti dei quali vennero ipotizzati diversi reati: amministrazione infedele, bancarotta fraudolenta e frode nel pignoramento, nonché diminuzione dell’attivo a danno dei creditori.

Le cause del fallimento

Il fallimento del 2012 aveva spazzato via i posti di lavoro e sollevato non pochi interrogativi. Sul tema era intervenuto persino il Dipartimento delle finanze e dell'economia, che il 31 maggio 2012 aveva diffuso un comunicato stampa, esprimendo la sua amarezza e cercando di spiegare le ragioni della chiusura della Pramac. In particolare: “Certamente, la situazione generale difficile del mercato del fotovoltaico in Europa (che ha portato al fallimento del più grande produttore europeo), la concorrenza asiatica e il decreto italiano che discrimina gli impianti fotovoltaici prodotti in Svizzera (il cosiddetto “scudo solare” per eliminare il quale il Consiglio di Stato e la Deputazione ticinese alle Camere sono intervenuti più volte presso l’Autorità federale), non hanno aiutato l’azienda”.

Presidente del Cda è stato Davide Enderlin jr.

Presidente del Consiglio di amministrazione della Pramac è stato Davide Enderlin jr., ex consigliere comunale a Lugano, finito davanti ai giudici ticinesi pure per altre vicende, con una condanna per amministrazione infedele aggravata e falsità in documenti. In Italia i suoi guai giudiziari sono legati al caso della Cassa di risparmio di Genova (Carige), con una condanna per riciclaggio alla Corte di cassazione.

Per lui, come per gli altri imputati del fallimento Pramac, arriva ora la conferma di un decreto di abbandono per quanto riguarda i reati ipotizzati nel 2014 dal Ministero pubblico: niente bancarotta fraudolenta e neppure amministrazione infedele o cattiva gestione. La chiusura del capitolo giuridico si completa con la decisione di assegnare “ripetibili” per 70mila franchi, a contributo di parte delle spese legali sostenute dai cinque imputati.