Il ricordo di chi conosceva bene Verzaroli, l'ex docente e direttore delle scuole medie di Cevio deceduto in seguito a una caduta in montagna
È con la voce spezzata di chi ha appena perso qualcuno di prezioso, un «amico fraterno», che Mauro Tettamanti, ex docente di scuola media oggi in pensione e già municipale di Bellinzona, ci racconta di Giancarlo Verzaroli, il 70enne di Avegno-Gordevio, a sua volta ex professore di storia e italiano alle Medie di Cevio (di cui è stato anche direttore), vittima nel weekend di una fatale caduta in montagna, nella "sua" montagna sopra Avegno, dove si era recato in cerca di funghi... «E ne aveva anche trovati – afferma Tettamanti –. A un certo punto, ha mandato una foto del bottino alla sorella e poi non si sono più avute sue notizie».
Difficile dire cosa sia successo esattamente. La Polizia cantonale ha comunicato di aver ricevuto, poco dopo le 17 di domenica, la segnalazione del ritrovamento di uno zaino abbandonato lungo il sentiero che da Vegnasca (la zona dove partono gli impianti di risalita di Cardada-Cimetta) porta a Pianost di Sotto. Le ricerche, che hanno coinvolto anche uomini del Cas di Locarno e della Rega, hanno in seguito permesso di individuare e recuperare il corpo dell'uomo a un'altitudine di circa 1'370 metri... L'ipotesi più accreditata è quella di una caduta, ma non è da escludere nemmeno la possibilità di un malore. Di certo, Verzaroli conosceva molto bene quei boschi, avendo in zona (più precisamente a Monasté) una cascina «che praticamente aveva rimesso a posto con le sue mani, era molto abile manualmente – prosegue Tettamanti –. La montagna era una delle passioni che ci legavano ben oltre l'ambito lavorativo, da ormai 40 anni ogni estate eravamo soliti passare 3-4 giorni assieme in quella cascina e conosceva benissimo la zona. Inoltre era un füngiatt esperto e a volte, appunto sapendo come e dove muoversi, appoggiava lo zaino sul sentiero e scendeva solamente con la borsa di stoffa per i funghi. Probabilmente è in una situazione del genere che deve essere scivolato o inciampato».
A legare Tettamanti e Verzaroli anche la regione di provenienza (entrambi bellinzonesi, poi il secondo si era trasferito in valle) e come detto la professione di docente, esercitata dopo aver studiato, sempre assieme, a Neuchâtel... «Pur non avendo mai lavorato nella stessa sede, abbiamo collaborato alla creazione di diversi materiali. Anche per il Cantone, più precisamente uno schedario di 40 esercizi di comprensione testuale. Poi lui ha pure effettuato un lavoro legato alla poesia, gli piaceva innovare. Nel lavoro come nella vita era molto puntiglioso, le cose o le faceva bene o non le faceva. Però non si legava mai niente al dito, con lui si poteva discutere sapendo che poi se ne sarebbe usciti bene, magari ridendoci su».
Una descrizione condivisa anche da chi, come il sottoscritto, Verzaroli lo ha conosciuto in primis proprio come docente (nel caso specifico di italiano), oltre 25 anni fa, proprio alle Medie di Cevio. Preciso e deciso tanto nelle spiegazioni quanto nel riprendere chi la lezione la seguiva di sfuggita, il "Verza" inizialmente intimoriva anche un po’, ma poi si rivelava per quello che era, un grande conoscitore della lingua italiana e della storia, desideroso di trasmettere con passione tale conoscenza ai suoi allievi. Verso i quali si apriva alla sua maniera, all'apparenza un po’ distaccata ma che in realtà celava una grande disponibilità, che andava oltre l'aula scolastica e che si poteva ritrovare, ad esempio, attorno a un campo da calcio, sua altra passione che lo ha portato anche a ricoprire la carica di vicepresidente dell'Ac Vallemaggia.
Direttore delle scuole medie vallerane dal 2006 fino al 2015 («ricordo che mi chiese un parere, gli dissi di accettare in quanto era perfetto per ricoprire tale ruolo»), quando è andato in pensione cedendo il testimone a Carlo Ambrosini, Verzaroli è stato (ed è rimasto) attivo anche in altri ambiti, collaborando ad esempio con la Fondazione Bavona (in particolare curando la pubblicazione di svariati testi) e facendo parte del comitato dell'Associazione Leggere e Scrivere (attiva nella promozione di progetti volti a fronteggiare la problematica dell’illetteratismo), di cui lo stesso Tettamanti è presidente... «Appena lo scorso 8 settembre, abbiamo organizzato una bellissima serata di letture pubbliche nella corte del municipio di Bellinzona dedicata a Plinio Martini, nella quale ha messo tutta la sua passione, curando tra le altre cose i rapporti con i vari enti e con la famiglia Martini. E non è certo un caso, se l'evento è andato alla grande».
«In questo momento mi tornano in mente tanti ricordi, ma ne ho uno in particolare che riguarda i primi anni in cui entrambi lavoravamo a Cevio. Erano gli anni 80, io ero appena arrivata come docente delle scuole elementari mentre lui insegnava agli allievi delle Medie. All'epoca Giancarlo si occupava, insieme ad altri, del giornalino di Carnevale della scuola in cui si scherzava affettuosamente dei colleghi. Inserì anche me, seppur non facessi parte del collegio docenti delle scuole medie. Era il suo modo, simpatico, di accogliermi. Lui era fatto così: molto serio e preparato, ma anche ironico e autoironico».
A raccontare l'aneddoto è Nicoletta Dutly, che a Giancarlo Verzaroli era legata a più livelli. Un legame professionale, con la vocazione seguita da entrambi per l'insegnamento e la vicinanza ai più giovani, nonché attraverso gli impegni presi con la Fondazione Valle Bavona, nella quale Dutly ricopre il ruolo di responsabile del Laboratorio Paesaggio, mentre Verzaroli era un collaboratore esterno. Ma soprattutto, a unirli c'era un'amicizia lunga quarant'anni. Proprio con la Fondazione, Verzaroli, insieme a Dutly, aveva portato avanti alcuni progetti e iniziative: «Era presidente della giuria del concorso letterario "Montagna Giovane”, la sezione giovanile del premio letterario "Salviamo la montagna". Inoltre aveva collaborato con me per la stesura della pubblicazione dedicata ai 30 anni della Fondazione, "Valle Bavona uno spettacolo di paesaggio". Era dotato di un occhio critico, scrupoloso e quando aveva da ridire su qualcosa era per costruire, non per sminuire o distruggere. Per questo dialogare con lui era arricchente».
La montagna, lo sport e la letteratura erano le sue grandi passioni, ma non solo... «Con lui non ti annoiavi mai, potevi parlare di tutto e da quando era diventato nonno, nelle sue chiacchierate una parola, o più, la dedicava alla sua nipotina, che adorava».
E poi c'erano le tradizioni. Ad esempio la cura dell'orto e della vite erano i rimandi alle sue origini e all'infanzia nel Bellinzonese... «In Vallemaggia era venuto per lavoro, ma qui aveva trovato la sua casa. Conosceva tutti, e tutti conoscevano lui. Questa Valle, attraverso i suoi giovani, l'ha vista crescere e maturare».