Locarnese

‘Questa grandinata ci ha ricordato l'alluvione del 1978’

Venerdì il forte maltempo, sabato e domenica invece la conta dei danni. Breve reportage fra la gente di Locarno, Solduno e Losone

Una passeggiata... dopo la tempesta
(Ti-Press)

«Impressionante. Mai visto qualcosa del genere». Sono le parole che si sentono pronunciare dalla gente che si incontra per strada. I giorni dopo la grandinata un po’ in tutto il Locarnese si fa la conta dei danni e ci si rimbocca le maniche per rimettere in sesto quanto si può. I segni lasciati dai chicchi ghiacciati caduti nella serata di venerdì sono evidenti un po’ ovunque. Da Minusio a Solduno, da Ascona ad Arcegno, la grandine ha investito un po’ tutti. Danneggiando tetti, sfondando lucernari, infrangendo parabrezza su parabrezza. Percorrendo via Vallemaggia in tutta la sua lunghezza, di buon mattino, sono più le auto con parabrezza o lunotto posteriore (quando non entrambi) mandati in frantumi. Sembra uno scenario da guerra, dove le carrozzerie delle auto sembrano essere state prese come bersaglio, dall’alto, da raffiche di pistole a piombini.

C’è chi si ritrova la piscina ridotta… a un biotopo, piena zeppa di foglie e rami di alberi che dall’oggi al domani, nello spazio di una manciata di terribili minuti, si sono ritrovati spogli delle loro chiome, peraltro ancora verdi e rigogliose. Solo più a nord di San Martino, al limitare di Solduno, poco o niente: a bordo strada c’è unicamente qualche mucchietto di foglie a testimonianza del passaggio del nubifragio, ma qui la grandine non sembra essere arrivata. È una sorta di confine fisico, con un lato risparmiato dalle sferzate ghiacciate e un altro letteralmente ritrovatosi nell’epicentro.

La stazione della Centovallina di San Martino, da marzo oggetto di importanti lavori e che a giorni dovrebbe (adesso il condizionale è più che mai d’obbligo) essere nuovamente agibile nella sua veste completamente rinnovata, presenta pure lei le ferite lasciate dai chicchi ghiacciati. Una cabina dei servizi igienici, il ‘toitoi’, se ne sta lì pericolosamente in bilico, appoggiato a un cumulo di inerti, dopo essere stato sradicato da una violenta folata di vento. Un altro capannone da cantiere è stato spostato e inclinato. È domenica, ma nonostante ciò ecco spuntare gli operai del cantiere: sopralluogo imperativo per verificare i danni e per rimettere in sicurezza la zona. Cosa che rende necessario anche l’uso di uno scavatore. Poco avanti le biciclette del servizio Bike Sharing sono cadute una sopra l’altra.

Al punto di raccolta degli ingombranti è un viavai di persone, con sedie da giardino sfondate dalla grandine, vasi rotti, gonfiabili delle piscine sfondati e altre cose rese ormai inutilizzabili. Ci sono anche parabrezza delle auto, moltissimi. E gente che spala: in alcune case anche una dozzina d’ore abbondanti dopo la grandinata, c'erano ancora cumuli di chicchi alti diverse decine di centimetri.

Segni evidenti della furia della grandine si vedono chiaramente anche sulle facciate delle case: sembrano ferite. Pezzi di intonaco staccati, finestre rotte e tapparelle sventrate si contano a decine. Impressione la desta pure il bocciodromo a Solduno, con la parete di lamiera e plastica divelta e rotta in più parti: sembra essere passato l’uragano!

Certo, stavolta è stata ‘solo’ la grandine, e un evento che è durato unicamente qualche decina di minuti, ma chi l’ha vissuta sulla sua pelle e ancora se la ricorda, non può non ripensare all’alluvione che nell’agosto del 1978 mise in ginocchio il Locarnese, suppergiù la stessa zona interessata dall’evento di venerdì: «Per estensione del fenomeno e per violenza, non siamo distanti da quei tragici giorni – ci racconta una persona della zona –. Avesse proseguito per tutta la notte, e la grandinata si fosse trasformata in acqua, oggi con tutta probabilità ci ritroveremmo in una situazione analoga a quella di 45 anni fa. A ogni modo non ho mai visto una grandinata così impressionante, soprattutto per violenza ed estensione del fenomeno».

E poi c'è anche chi, data la giovane età, l'alluvione del 1978, non l'ha mai vista ma non esita a definire quanto successo nei giorni scorsi come "un qualcosa di veramente eccezionale". È il caso di Filippo, studente pilota presso AeroLocarno e residente a Locarno: «La prima preoccupazione, quando ho visto arrivare le nubi nere, è stata di mettere al riparo la macchina, siccome era abbastanza prevedibile che arrivasse la grandine. A un certo punto ho pensato che stesse nevicando... Le strade erano inondate e bianche come se ci fosse stata una tempesta di neve! – ci racconta il ragazzo, che prosegue –: Vivendo con altri studenti, ho e abbiamo vissuto attimi di stress e tensione. Detto ciò mi vorrei anche complimentare con i servizi statali che prontamente hanno ripulito le strade per permettere alle persone di poter circolare in totale salvezza!».

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