L’associazione sta concretizzando, anche sulla spinta del ‘manifesto rustici’, il progetto di recupero di un nucleo abbandonato da oltre 20 anni a 1200 m
“Per salvare i nostri rustici bisogna agire adesso”. È l’appello che l’Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e Vallemaggia (Ers-Lvm) aveva lanciato poco meno di un anno fa presentando una sorta di “manifesto” con delle linee guida per promuovere, sensibilizzare e incentivare il restauro e la valorizzazione dei rustici del Canton Ticino, definiti dei “beni culturali” e delle “tracce preziose del passato” da preservare dal rischio di abbandono e dal conseguente crollo, “triste destino al quale molti sono già andati incontro”.
Detto fatto, a muoversi in prima persona cercando di dare l’esempio è stato Aron Piezzi, uno dei principali fautori del manifesto (è presidente dell’Antenna Vallemaggia dell’Ers-Lvm) nonché da sempre particolarmente attento alla tematica, come dimostrano anche i suoi diversi interventi sul tema in qualità di deputato in Gran Consiglio, compresi di recente una mozione e un’interrogazione. Originario di Giumaglio, nel corso del 2022 ha fondato l’associazione “Per Giümai”, che come recita lo statuto intende “salvaguardare e valorizzare le testimonianze e i patrimoni architettonici, culturali, naturalistici e paesaggistici di Giumaglio”.
«Ritengo che per riuscire a salvare il salvabile di questo nostro patrimonio costruito, occorra che tutti, privati, enti pubblici e istituzioni, facciano uno sforzo supplementare: per farlo servono intraprendenza, nuove idee e spirito innovativo – afferma il granconsigliere Plr –. L’operato della nostra associazione ne è un esempio, che vuole agire collaborando prioritariamente con il Patriziato di Giumaglio. Parallelamente, il mio impegno da parlamentare è rivolto al quadro legale, con la necessità di cambiare approccio rispetto agli interventi fuori zona edificabile, che devono essere favoriti e incentivati, nel rispetto delle peculiarità architettoniche, paesaggistiche e culturali della montagna».
A poco più di un anno dalla sua costituzione e sullo slancio anche dell’impulso dato dal manifesto dell’Ers-Lvm, l’attività dell’associazione si sta concretizzando in un primo progetto: il recupero nucleo di Piaröi, ubicato a circa 1200 m di altitudine (lungo il sentiero che da Arnàu conduce alla Costa) e abbandonato da oltre un ventennio… «Entro la fine dell’estate inoltreremo la domanda di costruzione per il restauro conservativo di tutti e sei gli edifici del nucleo di Piaröi: uno è di nostra proprietà, mentre per gli altri cinque edifici (oltre a circa 8’000 metri di terreno e a tre diroccati) abbiamo costituito dei diritti di compera con i proprietari – ci spiega ancora il presidente dell’associazione, riprendendo anche quanto contenuto in un volantino distribuito agli abitanti del paese valmaggese (oggi frazione di Maggia) a titolo informativo, ma anche per raccogliere fondi –. Per i lavori di restauro siamo intenzionati a procedere a tappe e per priorità. In un primo momento desideriamo sistemare la cascina di nostra proprietà, anche perché si tratta dell’edificio con lo stato di conservazione più precario, per il quale è urgente intervenire».
Gli interventi previsti nella prima tappa hanno un costo stimato di 120mila franchi… «Il nostro obiettivo è reperire i finanziamenti entro la fine del 2023 e procedere con i lavori di ripristino dell’edificio nel corso del 2024. La nostra associazione, tra lavori di volontariato e mezzi propri, potrà partecipare al progetto con 12mila franchi. Inoltre, siamo riusciti a raccogliere promesse di finanziamento per altri 64mila, per un totale di 76mila franchi di contributi reperiti finora. Siamo grati a coloro che ci hanno dimostrato il loro sostegno, ossia l’associazione Alpinfra, il Comune di Maggia, il Patriziato di Giumaglio e il Cantone Ticino. Per trovare i 44mila franchi mancanti, ci stiamo attivando soprattutto attraverso fondazioni pubbliche e private, ma pure confidando nella generosità di singoli privati. A tal proposito chi volesse sostenere il progetto di Piaröi, contribuendo così a salvaguardare un altro gioiello del patrimonio costruito di Giumaglio, trova le informazioni sul nostro sito (www.pergiumai.ch)».
Una volta rimesso in sesto, l’edificio (o uno degli altri cinque, che verranno sistemati in una seconda fase) «potrà poi essere messo a disposizione del Patriziato quale infopoint della prospettata Riserva forestale delle Valli di Giumaglio e Coglio».
Come l’associazione Per Giümai, altre realtà del Locarnese si sono mosse – in un contesto non sempre facile, vuoi per la rigidità delle normative in vigore, vuoi per decisioni talvolta difficili da digerire da parte delle autorità competenti, senza dimenticare l’aspetto economico – per salvaguardare il patrimonio storico-culturale rappresentato dai rustici: sempre in Vallemaggia, diversi nuclei recuperati fungono da punto di sosta per chi percorre i sentieri della Via Alta; il Patriziato generale di Onsernone ha recentemente ristrutturato un intero alpe (Porcaresc); nel Gambarogno, il Comune ha deciso (nel 2019) di mettere in vendita nove rustici sui Monti di Sciaga a un prezzo simbolico di un franco e a precise condizioni, proprio per valorizzare un luogo “splendido ed emozionante, con i suoi muri a secco”.
Iniziative queste nate tutte prima della creazione del manifesto dell’Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e Vallemaggia. Abbiamo quindi chiesto al suo presidente, Giacomo Garzoli, se e come l’appello lanciato poco meno di un anno fa abbia incentivato altri interventi a favore del territorio… «Come Ers-Lvm abbiamo coinvolto anche gli altri Enti regionali di sviluppo, estendendo il manifesto nelle loro regioni – ci spiega Garzoli –. È importante che tutto il Cantone si renda conto dell’importanza di occuparsi più intensamente dei rustici. Per ciò che ci riguarda, ora sono le Antenne delle Valli del Locarnese che si stanno occupando della concretizzazione del manifesto. So che vi sono stati degli incontri con i principali attori del territorio, ossia i Patriziati e i Comuni. Sono pure a conoscenza di iniziative, sia di piccole che di medie dimensioni, che stanno sbocciando: l’esempio di Giumaglio deve fungere da stimolo per altre zone, anche con modalità differenti. È essenziale ridare slancio al territorio fuori zona edificabile: è un’opportunità importante per il futuro della montagna».