laR+ Piano di Peccia

Una palla, tre calci, mille storie. Il Draione si racconta

Grazie al Gruppo animazione Valle di Peccia, e a Patrick Mancini, un libro sulle vicende del Torneo vallerano, che quest'anno ne compie 50

21 giugno 2023
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Se i muri potessero parlare, si dice… o lo potesse fare un campo da calcio d’alta valle, che da cinque decenni ospita uno dei tornei estivi più caldi, coinvolgenti, collegati al territorio, alle persone. Alle storie. Storie di calcio e (soprattutto) di molto altro. Il campo è il Draione di Piano di Peccia, il torneo è semplicemente quello con la “T” maiuscola – ufficialmente denominato Torneo calcistico valmaggese amatori – e le storie, anzi i racconti, sono quelli che il terreno da gioco ha voluto condividere con Patrick Mancini, giornalista e scrittore, che al Draione, per tanti anni, è salito per giocare, ma anche per ascoltare. La voce più forte – forse terrosa e ruvida, ma anche suadente ed evocativa – è stata proprio quella del campo stesso. Che con calma, puntiglio e una buona dose di emozioni gli ha detto tutto di sè. Ma anche (e soprattutto) molto di noi.

Non il solito libro del giubileo

«“I racconti del Draione”, che abbiamo dato alle stampe con Dadò, è stato scritto per i 50 anni della manifestazione ma non è il solito libro del giubileo – dice Mancini –. Realizzarlo, per il Gruppo animazione Valle di Peccia, era un’esigenza molto forte che mi ha coinvolto. Sono stato avvicinato un paio d’anni fa da Daniele Rotanzi, presidente del Gruppo, e volentieri mi sono messo a disposizione. Poi abbiamo chiamato il professor Mario Donati, di Broglio, che si è rivelato utilissimo, anzi decisivo, per la ricerca del materiale storico. Da questa collaborazione è nata la pubblicazione: una raccolta di storie legate al torneo, alla Lavizzara e a molte delle persone che vi hanno partecipato».

Dall’Emilio Tabacchi in poi

Racconti che partono da lontano, dal nome stesso del campo da calcio: «Draione viene da drago e dal luogo impervio in cui abita, a mille metri d’altitudine. Il campo – spesso definito un campaccio, almeno fino alla recente risemina – fu creato con il materiale di scarto dell’Ofima. Il privilegio che ha avuto è stato quello di vedervi radunate, ogni anno, per mezzo secolo, persone provenienti dal Locarnese ma non solo; anche dal resto del Ticino. Si tratta di calciatori, accompagnatori e curiosi appartenenti a una moltitudine di contesti, e quello calcistico non è certamente il principale». Non poteva che emergerne un coloratissimo “bouquet” di storie, a partire da quella di Emilio Tabacchi, il fondatore del torneo la cui prima edizione si era tra l’altro svolta sotto la diga di Fusio. «Erano tempi in cui il calcio era vissuto come una perdita di tempo. Ma Tabacchi, personaggio istrionico, di famiglia poverissima, credeva al valore di un’iniziativa simile perché ci vedeva lungo. Purtroppo, è prematuramente morto la sera di Natale del 1970, mentre scendeva ad Ascona per vedere il presepe acquatico. In sua memoria il nostro libro si chiude con la testimonianza di Rosmary von Burg, una delle figlie del Tabacchi, che ricorda la passione paterna e torna sulla tragica notte dell’incidente. È uno scritto, quello di Rosmary, che ci ha profondamente commossi».

Costine, primi baci e infinite battaglie

E commoventi sono anche molte altre delle storie raccontate: storie minute fatte di ghiaia, di gioie per trionfi inaspettati, di “costine, primi baci e infinite battaglie”, come recita il bel titolo di una delle fiabe reali che Mancini, con finezza, ha saputo imbastire.

Ma il libro – grazie appunto all’aiuto di Donati – è anche autentico trattato storico di valle, riportando lettere, contratti e immagini d’epoca. Prime fra tutte quelle riguardanti le squadre dei “padroni di casa”, come si dice nel calcio, del Gruppo animazione Valle di Peccia. Nei cui meandri la pubblicazione entra elencando presidenti, fornendo dati di tutte le assemblee (dal ’70 in poi) e mostrando le locandine della manifestazione, da che se ne abbia memoria.

«Un altro aspetto importante che sempre accompagna il Torneo è l’evento vero e proprio che si sviluppa attorno ad esso – dice Mancini –. Non farà eccezione questa edizione, prevista dal 30 giugno al 2 luglio, con diverse attività collaterali». Fra esse, la presentazione ufficiale del libro, sul posto, venerdì 30, con nientepopodimeno che Armando Ceroni come ospite d’eccezione. Ceroni che è anche autore di una postfazione verace come una vongola, o, viste le circostanze, un salametto prodotto in valle. “Il bello è partecipare? Storie del barone De Coubertin, quello che aveva inventato i Giochi olimpici. Il bello è vincere e respirare a pieni polmoni l’effimero dolce gusto della vittoria. Che evapora comunque presto, anche più velocemente rispetto all’amaro sapore di una bruciante sconfitta”.

Il tic e tuc e toc dello scalpello

E, ancora, scrive un ispirato Ceroni a proposito di rimpianti calcistici nazionali, “gli stessi che avrei avuto se mi fossi perso una sgambata sulla fresca (...) erbetta del Draione, che mi entrerà nel cuore come il gol di Gavranovic al cospetto della Francia. Il rigore parato da Sommer a sua maestà Mbappé”. E – gran finale – “quel fantasmagorico tic e tuc e toc contro la Serbia, che va a braccetto con gli allegri tocchi di scalpello che risuonano nella Valle di Peccia”.

Il libro può essere prenotato scrivendo a info@torneovalledipeccia.ch, oppure acquistato durante il torneo o, ancora, dal 1° luglio in libreria.