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Aggregazioni, un ‘top player’ per (ri)cominciare dall’1-0

È giunto sui tavoli del Municipio di Locarno lo studio affidato a Mauro Dell’Ambrogio: nell’attesa d’altro, promosse le collaborazioni intercomunali

In sintesi:
  • Negli scorsi anni nel Locarnese erano sì falliti tre progetti, ma ne erano anche andati in porto ben 11
  • Il buon esempio viene dalle periferie: dalle Centovalli alla Vallemaggia, dall'Onsernone alla Lavizzara, alla Verzasca
Siamo un fazzoletto
(Ti-Press)
2 giugno 2023
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Per una volta non è tanto il contenuto di uno studio, a meritare il titolo, quanto piuttosto il fatto che sia stato commissionato, e anche a chi. A Locarno si torna infatti a parlare di aggregazioni, e lo si vuole fare partendo da una base il più solida possibile: base che è rappresentata da Mauro Dell’Ambrogio, cui il Municipio aveva affidato l’anno scorso una valutazione sulla tematica e le sue possibili declinazioni locali, e che proprio martedì ha fatto avere il suo lavoro ai 7 municipali.

Già sindaco di Giubiasco, quindi conoscitore delle dinamiche politiche e istituzionali nei e fra gli enti locali, Dell’Ambrogio è avvocato ed è stato fra l’altro direttore della Supsi, segretario generale del Dipartimento cantonale dell’educazione, capoprogetto per la creazione dell’Usi e Segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione. Una Locarno intenzionata a esplorare seriamente nuovi scenari istituzionali regionali si è quindi affidata ad un uomo indicativamente in grado di fornirle elementi decisivi per ripartire.

Si faccia sentire la società civile

Stando a quanto la “Regione” ha potuto appurare, lo studio non fornisce indicazioni precise sugli scenari aggregativi più facilmente accessibili alla Città (né era questo, per altro, l’obiettivo del Municipio). Dell’Ambrogio mette semmai l’accento sulla necessità di favorire nuove proposte che partano dalla società civile, quindi dal territorio, e non vengono imposti dall'alto. Il rapporto non fissa inoltre comprensori chiaramente definiti, e sottolinea fra l’altro l’importanza di proseguire senz’altro con le collaborazioni intercomunali, sia in termini di servizi condivisi, sia come progetti regionali.

È, quest’ultimo, un elemento particolarmente interessante per Locarno. Il dubbio – che si chiedeva all’esperto di analizzare – riguardava il possibile effetto deterrente delle collaborazioni sui possibili progetti aggregativi. In realtà risulta che condividere, fra Comuni, servizi e progetti, sarebbe piuttosto propedeutico alla concretizzazione di possibili aggregazioni.

Ulteriori dettagli emergeranno dopo che la compagine municipale avrà preso atto con la dovuta attenzione, e poi condiviso, i contenuti del rapporto. Ciò dovrebbe avvenire già a partire dalla prossima seduta.

L’indicazione “partire dal basso, nessuna imposizione dall’alto” appare intanto in linea con un altro fronte di ripartenza sul terreno finora accidentato delle possibili aggregazioni urbane locarnesi. Parliamo di quel Forum dei primi cittadini convocato per la prima volta ad aprile dall’ex presidente del Consiglio comunale di Locarno Mauro Belgeri. Fra i temi salienti il Forum mette proprio le aggregazioni. Al debutto, con Locarno, avevano partecipato rappresentanti di Gordola, Brissago, Losone, Brione s/Minusio, Minusio, Ascona e Maggia, ovverosia qualche elemento sparso dei due ultimi grandi progetti aggregativi preconizzati nella regione con altrettante istanze promosse una decina di anni fa dal “Guastafeste” di Giorgio Ghiringhelli.

Giocare (ma perdere) di Sponda

Parliamo naturalmente delle aggregazioni “Locarnese Sponda destra” (Ascona, Brissago, Losone e Ronco s/Ascona) e “Locarnese Sponda sinistra” (Locarno, Muralto, Minusio, Orselina e Brione s/Minusio, con l’aggiunta decisa dal governo di Mergoscia e Tenero-Contra) le cui campagne avevano surriscaldato la politica locale. Nel primo caso, in votazione consultiva si espresse favorevolmente solo Losone, mentre nel secondo spiccarono i “sì” di Locarno (86%) e Mergoscia (95%), ma tutti gli altri si chiusero a riccio, facendo emergere i lunghi aculei di Minusio e, soprattutto, Muralto.

Furono due fallimenti netti, ma non del tutto indicativi di una generale apertura regionale in tema aggregativo. A fronte di quegli insuccessi, e di quello del progetto Cugnasco-Gerre agli inizi degli anni Duemila (insuccesso decretato proprio dalla popolazione di Locarno, che non voleva privarsi delle Gerre di Sotto) si sono infatti succeduti negli anni parecchi altri esempi molto positivi, soprattutto nelle valli.

Imparare dalle periferie

L’Onsernone si è aggregata a due riprese (Russo, Crana e Comologno in prima istanza, poi Gresso, Isorno, Mosogno, Onsernone e Vergeletto, con ultimo decreto legislativo del dicembre 2013). La Vallemaggia ben quattro: formando prima Maggia, con Aurigeno, Coglio, Giumaglio, Lodano, Maggia, Moghegno e Someo, votazione consultiva nel settembre del 2002; poi Lavizzara, con Broglio, Brontallo, Fusio, Menzonio, Peccia e Prato Sornico, sempre nel 2002; di seguito Cevio, con Bignasco, Cavergno e Cevio, in consultiva nel 2004; e infine Avegno-Gordevio, nel 2007. Bene hanno fatto anche il Gambarogno, con Contone, Magadino, Vira, San Nazzaro, Gerra, Sant’Abbondio, Caviano, Piazzogna e Indemini, nel 2009; le Centovalli, con Intragna, Borgnone e Palagnedra, nel 2009; Cugnasco-Gerra (senza le Gerre) nel 2007; e poi, al secondo tentativo, anche Terre di Pedemonte (Tegna, Verscio e Cavigliano) e Verzasca (Brione, Corippo, Frasco, Sonogno, Vogorno, Cugnasco, Gerra Valle e Lavertezzo Valle), dove le rispettive aggregazioni si sono compiute nel 2012 e nel 2018.

Rimane dunque la parte urbana, quella più complicata da mettere d'accordo, anche se è vero che meglio si può sempre fare praticamente dappertutto, come indica il Piano cantonale delle aggregazioni (Pca, versione 2018). Fra i vari scenari ve ne sono che riguardano l’Alta Vallemaggia (Bosco Gurin, Campo Vallemaggia, Cerentino, Cevio, Lavizzara e Linescio) e la Bassa Vallemaggia (Avegno-Gordevio e Maggia), ma anche il Piano di Magadino (Gordola, Locarno/Gerre di Sotto, Cugnasco-Gerra e Lavertezzo) e naturalmente la Grande Locarno, che abbraccia Ascona, Brione s/Minusio, Brissago, Losone, Mergoscia, Minusio, Muralto, Orselina, Ronco s/Ascona e Tenero-Contra.

Quel Pca fermo in commissione da 5 anni

Dove di più, dove di meno – e il discorso va ben oltre il Locarnese – i tempi di maturazione e le variabili in gioco sono tanto considerevoli da contribuire a ingrippare i meccanismi dello stesso Pca. Pur se considerato la guida strategica cantonale in materia, ma messo volutamente in congelatore in relazione a Ticino 2020, il documento è fermo in Commissione costituzione e leggi da ormai 5 anni. Attende che, dopo il Consiglio di Stato, lo adotti formalmente anche il Gran Consiglio.

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