Affollatissimo momento di raccoglimento stasera al Centro scolastico per ricordare il custode ucciso giovedì scorso a colpi d'arma da fuoco
C'è scritto “Al miglior bidello”, sopra il foglio A4 azzurro piegato in due, a formare il biglietto di saluto artigianale. La grafia è quella di un bambino che per il suo amico ha voluto spendere anche qualche tratto artistico: il bidello è raffigurato sotto, in piedi, impegnato in qualche lavoro in cui serva un secchiello e dell'acqua. Avessimo potuto aprirlo, quel biglietto, ci avremmo letto di tutto l'affetto e di tutta l'incredulità, di tutto il dolore che da giovedì ha tolto sorriso a un'intera valle. Quella stessa valle che stasera si è data appuntamento ai Ronchini di Aurigeno per un sentito, affollatissimo momento di raccoglimento necessario non per provare a capire l'assurda tragedia di settimana scorsa, ma almeno per affrontarla assieme, da comunità, stringendosi l'un l'altro senza aver vergogna di piangere.
Così è stato un profluvio di fiori e di lacrime, quello che ha letteralmente inondato il piazzale della scuola: c'erano le calle e le camelie, c'erano le roselline e le ortensie, a bouquet, e i fiori di campo posati nell'angolo di verde designato per raccogliere testimonianze, ricordi e pensieri. C'erano famiglie intere, attonite, ad accompagnare gli allievi del Centro scolastico ai Ronchini per i quali da giovedì 11 maggio 2023 la scuola non sarà mai più la stessa.
Non servivano parole, per dare un senso a quel che stava accadendo, ma poche, belle, le ha pronunciate il presidente del Consorzio scolastico Bassa Vallemaggia, Massimo Ramelli. Preso posto nell'ampio spazio vuoto circondato da diverse centinaia di convallerani, Ramelli ha alzato la voce per dire che «quello che noi facciamo è una goccia nell'Oceano, ma se non lo facessimo, all'Oceano mancherebbe». E poi, rivolto all'amico custode: «Grazie per tutte le gocce che hai portato al nostro Oceano».
Ad osservare in silenzio la banda, che ha portato una commossa testimonianza musicale, anche i militi del Corpo pompieri di Maggia, molti esponenti delle autorità locali e un capannello di rifugiati ucraini ospiti del rifugio della Protezione civile ricavato nei sotterranei della scuola. In piedi, a braccia conserte, uomini e donne provenienti dalle zone di guerra osservavano la densa processione emergere dal bosco. Vi avranno riconosciuto un dolore molto simile a quello dal quale quella stessa comunità, da mesi, si sta sforzando di allontanarli.