Locarnese

Una Protezione civile solida come un bunker

Dopo la pandemia e l'accoglienza dei rifugiati, con la paura di un disastro atomico il Consorzio locarnese attivo con le verifiche dei rifugi

(PCi)
18 maggio 2023
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Può sembrare paradossale, ma tant’è: la Protezione civile è un ente che più lavora ed eroga servizi, meno costa. È quanto emerge dal consuntivo 2022 del Consorzio locarnese, fresco di stampa, trasmesso ai Comuni. Lo si vede snocciolando le cifre del documento contabile, che riporta un impiego dei militi, lo scorso anno, superiore alle 6mila giornate. Un anno, quello passato, che il presidente del Consorzio protezione civile di Locarno e Vallemaggia, Alex Helbling, così commenta: «Durante l'allestimento del preventivo 2022 le incognite e le restrizioni condizionanti, complice la pandemia, erano parecchie. C'era la volontà, da parte di tutti noi, di tornare al più presto a svolgere il nostro mandato, i nostri compiti usuali. Ma vi era la necessità di proseguire con l'attività di lotta alla pandemia, penso in particolare alla vaccinazione della popolazione. Siamo quindi stati chiamati a collaborare con gli uffici cantonali preposti. Poi, a febbraio, lo scoppio della guerra in Ucraina ha comportato un ulteriore ingaggio di risorse umane, con la gestione dei centri per i rifugiati, il primo dei quali al Centro scolastico dei Ronchini di Aurigeno. Proprio il conflitto in Ucraina ha riacceso paure che credevamo sopite con la fine della Guerra fredda, come quello di una guerra atomica o di un disastro nucleare. Per questo ci siamo occupati anche dei controlli dei rifugi atomici, attività che proseguirà anche per i prossimi due anni» ha concluso Helbling.

Un risparmio considerevole per i Comuni

Con l'entrata in vigore del nuovo modello di prontezza operativa legato al picchetto cantonale (che prevede lo svolgimento di parte dei corsi di ripetizione sull'arco di due settimane) il numero di giornate lavorative, come detto, ha oltrepassato quota 6mila. Tuttavia a livello finanziario questo non ha comportato un'impennata dei costi a carico dei Comuni; anzi, al contrario, si è registrata una diminuzione. Nei dettagli sono aumentati i costi del personale, così come quelli per l'acquisto di materiale, carburante e manutenzione veicoli; sono invece diminuiti quelli dell'energia elettrica (minor occupazione dei rifugi); il 2022 ha portato maggiori ricavi (legati anche alla pandemia e all'accoglienza dei rifugiati, oltre che agli interventi sul territorio) e più rimborsi (personale professionista, indennità perdita di guadagno, interessi contributi sostitutivi). Al tirar delle somme, il conto di gestione presenta una spesa di 1,82 milioni (+14mila rispetto al preventivo) compensato da ricavi per 656mila franchi (+ 272mila rispetto al preventivo, equivalente a un +71%!). Ai Comuni consorziati della regione è dunque stato chiesto un importo di 1,16 milioni, con un risparmio di 258mila franchi rispetto al preventivo. Ma non è tutto, perché avendo gli enti pubblici già versato un acconto pari al 90% del preventivo, verrà bonificato loro un importo complessivo di 115mila franchi (mai in passato era stata raggiunta una somma simile).

La verifica degli impianti, ecco come procede

Lasciata alle spalle (si spera per sempre) l'emergenza Covid, si è aperto un nuovo fronte di preoccupazione in Europa: quello legato al rischio del ricorso ad armi atomiche da parte della Russia nel conflitto ucraino. Una minaccia latente, annota il Comandante della Protezione civile, Lorenzo Manfredi, chiamato a riassumere i punti forti dell'operatività svolta nel 2022. «Le competenze per la gestione dei rifugi sono del Cantone, il quale approva i progetti e ne verifica la conformità. La Protezione civile ha il compito di eseguire i controlli periodici dei rifugi e negli ultimi anni anche dei collaudi di quelli nuovi. La Protezione civile viene impiegata quale supporto per i collaudi (pochi i nuovi impianti) e i controlli periodici degli esistenti. Un lavoro già svolto un decennio fa e ripetuto, in chiave minore, nel 2019, attraverso anche al lancio di una campagna di sensibilizzazione e informazione nella quale invitavamo i proprietari di stabili a tenere in perfetto stato questi posti protetti. Caduto il muro di Berlino e passata la minaccia rappresentata dall'allora Unione sovietica, si è assistito a un certo lasciar correre delle cose. Ci ha pensato il conflitto in Ucraina a risvegliare paure e preoccupazioni tra la gente, più disposta a collaborare in questo nostro compito, svolto ora in modo serio e consapevole. Lo scorso anno abbiamo portato a termine i controlli di tutti i rifugi di Locarno, Muralto e Brissago; contiamo di completare il lavoro nella nostra regione nei prossimi due anni». Interessante anche la casistica fornita dal comandante: «In gran parte i rifugi ispezionati sono in buono stato, con un numero esiguo di piccoli difetti che segnaliamo ai proprietari degli immobili. Si tratta di problemi lievi, più che altro dovuti a una manutenzione e a una pulizia non perfette. Con l'autocertificazione costoro confermano di aver provveduto a sistemare le criticità. Vi sono poi dei casi che definirei ‘medi’, in cui si riscontra ad esempio la mancanza dell'equipaggiamento (letti e latrine a secco, che la Legge entrata in vigore a metà anni 80 impone) o si scopre qualche manchevolezza strutturale. Problemi per i quali il proprietario del bunker ha tre mesi per intervenire, dopodiché procediamo a un ulteriore controllo. Infine vi sono i casi gravi, quando siamo cioè in presenza di rifugi non più idonei e non a norma, per i quali parte la segnalazione al Cantone». Un lavoro, questo, che i militi e i quadri svolgono con interesse e dedizione, malgrado non sia dei più semplici da pianificare (la disponibilità dei proprietari d'immobili non è sempre tale e le richieste di spostamento degli appuntamenti sono frequenti).
Detto di questa attività, non bisogna infine dimenticare che la Protezione civile ha svolto, oltre all'istruzione dei suoi militi, lavori di pubblica utilità sul territorio a favore di enti e associazioni. Ultima fonte di preoccupazione, l'approvvigionamento idrico che il persistere della siccità degli ultimi anni ha portato più che mai d'attualità. Il gruppo di lavoro ‘Secco’, creato a livello cantonale per monitorare l’emergenza siccità in Ticino, è il referente anche per la PCi locarnese.