Locarno

‘Picchiare in quel modo significa accettare di poter uccidere’

Due condanne per tentato omicidio intenzionale a carico dei due principali imputati al processo per i fatti dell'ottobre 2022 in rotonda

Quella sera...
19 aprile 2023
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Nessuno sconto nella forma, ma un anno in meno di carcere rispetto alle richieste dell'accusa: due dei giovani alla sbarra per il pestaggio in rotonda nell'ottobre del '22 sono stati condannati pochi minuti fa dalle Criminali di Locarno a 3 anni e 6 mesi di detenzione per il reato di tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale, nonché espulsi dalla Svizzera per 10 anni. Il riconoscimento del tentato omicidio significa che picchiando, e mirando anche alla testa del 26enne richiedente l'asilo srilankese con calci, pugni e anche una tavola da skateboard, sapevano di poterlo uccidere. Le due condanne più pesanti riguardano il 30enne e uno dei due gemelli alla sbarra.

Più lievi le pene per il 28enne (che pure prese parte a una sassaiola e sferrò poi qualche calcio) e, soprattutto, per l'altro gemello, che si limitò invece a scagliare un sasso contro il 26enne. Al primo sono stati inflitti 6 mesi sospesi per 3 anni, al secondo una multa, riguardante una contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti.

A conti fatti ha dunque attecchito maggiormente, e di gran lunga, la teoria accusatoria edificata dal procuratore pubblico Pablo Fäh, che per i due principali accusati aveva ipotizzato il reato di tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale e chiesto 4 anni e 6 mesi di detenzione (più l'espulsione dalla Svizzera per 8 anni), mentre per gli altri pene ridotte e sospese, ma per reati come tentate lesioni gravi, rissa e omissione di soccorso.

In fase di arringa le difese avevano cercato di ridimensionare le responsabilità dei rispettivi assistiti, a partire dai due accusati di tentato omicidio intenzionale. Questo, invitando la Corte a considerare anche – e per certi versi soprattutto – quanto accaduto prima del pestaggio, che non poteva essere dissociato rispetto al suo più ampio contesto.

Come spiegato in particolare dai difensori Giuseppe Gianella (legale del 30enne) e Pascal Cattaneo (che tutela uno dei gemelli) lo scontro fisico era avvenuto dopo le reiterate minacce col coltello da parte del 26enne srilankese, che per ben cinque volte, fra la tarda serata e la notte, aveva dovuto essere allontanato dal gruppo e per tre aveva cercato di ferire i ragazzi. Era emerso che il richiedente l'asilo, oltre un “curriculum” penale importante, ha forti disturbi della personalità (è affetto da schizofrenia paranoide), eccede con alcol e cocaina e per due volte era stato ricoverato in strutture psichiatriche, rifiutando per altro ogni appoggio terapeutico.

Pertanto, il tentativo del collegio difensivo – portato anche dagli altri due avvocati, Felice Dafond e Chiara Donati – era stato quello di far considerare alla Corte non soltanto i demeriti dei 4 imputati, ma anche quelli, a monte, del loro aggressore. Il quale tra l'altro sarà processato separatamente, per gli stessi (ma anche per altri) accadimenti violenti, “trasformandosi” da vittima a potenziale omicida.

La Corte era presieduta dal giudice Amos Pagnamenta e completata dai giudici a latere Rosanna Loss Campana e Fabrizio Monaci.

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