Il Consiglio comunale accoglie, al termine di una seduta un tantino movimentata, il credito a favore di questa istituzione; ma tira aria di referendum
Dopo Cevio, è la volta della Lavizzara, dove potrebbe essere la popolazione a decidere. Tira, infatti, aria di referendum sulla proposta municipale, accolta lunedì sera dal Consiglio comunale, al termine di una seduta straordinaria tutt’altro che tranquilla, di donare alla Fondazione per la scultura di Peccia e al suo Centro internazionale un aiuto finanziario di 150mila franchi scaglionato su tre anni. Proposta bis, dal momento che a dicembre, come qualcuno forse ricorderà, lo stesso messaggio era stato rimandato all’esecutivo per maggiori approfondimenti. Stavolta la trattanda è passata, con tre astenuti, quattro voti contrari e undici favorevoli (occorreva la maggioranza qualificata). Ma non è andato tutto liscio. Anzi.
La clausola dell’urgenza richiesta dal Municipio per la convocazione della seduta, infatti, ha creato polemica e un botta e risposta tra consiglieri e Amministrazione, con toni anche un tantino accesi. La discussione sul credito ha conosciuto un avvio col freno a mano tirato, perché i presenti hanno dovuto pronunciarsi dapprima sulla procedura d’urgenza (richiesta giunta dal consigliere comunale Lauro Rotanzi, del gruppo La Lavizzara che vorrei) e, in seguito, sull’entrata in materia. Rotanzi ha spiegato di aver chiesto un parere agli Enti locali sull’agire del Municipio; in base alla Legge organica comunale (Loc), è corretto chiedere l’urgenza quando vi sono motivi gravi che impongono inderogabilmente una decisione immediata su un oggetto da parte del Consiglio comunale, senza rispettare tutti i tasselli dell’usuale procedura. Chiara Donati, dai banchi dell’esecutivo, ha risposto illustrando il perché del ricorso a questa scelta. In sintesi, la municipale ha esposto che è nel potere discrezionale dell’esecutivo valutare se vi sia urgenza a trattare un messaggio e il Consiglio comunale ne deve ponderare la scelta; in questo caso è stato valutato che sia nell’interesse del Comune trattare immediatamente l’oggetto, in particolare è nell’interesse della Lavizzara che i legislatori si determinino definitivamente sulla trattanda in oggetto; poi è stato spiegato che ne va del futuro del Centro internazionale di scultura, il quale senza aiuti (oltre a quelli del Comune ne arriveranno altri da sponsor pubblici e privati) difficilmente potrà proseguire con la sua attività.
Per nulla convinto, Rotanzi ha sollevato dubbi sulla legalità della seduta. Ha di nuovo chiesto alla sala di pronunciarsi sull’entrata in materia. Rolando Canepa (del gruppo Lavizzara Unita) si è messo di traverso, perché del tema già si era discusso. Parere, il suo, condiviso dalla maggioranza. La presidente del legislativo, Giorgia Mattei (La Lavizzara che vorrei), ha dal canto suo ricordato il precedente incontro promosso dall’esecutivo, al seguito della decisione di non entrata in materia, con i consiglieri comunali per fugare ogni dubbio sui contenuti del messaggio e fornire delle informazioni aggiuntive in vista della seduta. Lei stessa, non convinta delle spiegazioni ricevute, non ha firmato il rapporto commissionale. Ha preso in seguito la parola Nelson Ernst (Lavizzara Unita) il quale ha sottolineato l’importanza di dare un chiaro segno di appoggio al Centro internazionale di scultura, postulando l’adesione al messaggio. Malgrado qualche voce fuori dal coro, come anticipato, al momento della conta delle mani alzate ha prevalso il sì.
Tra il pubblico in sala, a quel punto, c’è chi ha preannunciato il lancio di un referendum. Alla base della decisione di chiamare i cittadini alle urne c’è la delicata situazione finanziaria del Comune. Spendere 150mila franchi spalmati su tre anni a favore di un’istituzione privata non convince, «anche perché il paese – secondo i promotori – ha già da investire ingenti risorse per mantenere l’asilo in valle, struttura fondamentale per il futuro della comunità, come pure altre infrastrutture pubbliche da mantenere come la pista di pattinaggio».