Da ieri all’albo comunale di Muralto il progetto da 50 milioni per due nuove costruzioni a contenuti misti e un diverso ‘rapporto’ con il Grand Hotel
Immaginiamo l’abbattimento di tutti e tre gli stabili che attualmente formano il fronte ovest di via della Stazione, a Muralto, scendendo dall’attuale autosilo fino all’argine della Ramogna. Compreso, quindi, l’edificio più basso, con i suoi "mitici" portici disegnati da Agostino Cavadini e resi celebri dalle gigantografie dei divi del cinema portati a Locarno dal Festival fra gli anni 50 e la fine dei 60. E immaginiamo, subito dopo, una ricostruzione totale dello stesso fronte, tramite l’edificazione di due nuovi edifici di altezze diverse, collegati fra loro da un nuovo porticato "cerniera" che segnerà un nuovo inizio, secondo la visione dei progettisti, dei portici di Locarno, in partenza dal fondo di via Ramogna; porticato che, tramite opportuni passaggi, faciliterà l’accesso al parco del soprastante Grand Hotel, sul quale affacceranno dai piani superiori una sessantina di appartamenti e da quelli inferiori dei negozi, come ora, con la differenza che saranno fruibili anche sul retro (mentre a est, fronte strada, guarderanno gli spazi amministrativi).
Sono gli estremi del progetto che cambierà i connotati del fronte urbano dell’ampio comparto del Grand Hotel di Muralto. Da ieri il progetto è all’albo comunale di Muralto e riguarda i sedimi di proprietà della Renzetti Properties Sa – il presidente è Angelo Renzetti (ex patron dell’Fc Lugano) e membro il figlio Luca, consigliere comunale a Locarno – e la Posteggio Stazione Muralto Sa dell’amministratore unico Christoph Schoop. Per loro hanno lavorato la Homa Architetti Sagl che ha sede proprio in via Stazione a Muralto e l’architetto Mauro Malisia, anch’egli di Muralto. L’investimento complessivo si avvicina ai 50 milioni di franchi.
Gli attuali tre edifici che compongono il fronte urbano del comparto sono la sede dell’autosilo (datato 1986), Palazzo Urbania (1950) e i portici, realizzati nel 1938 su progetto dall’architetto Agostino Cavadini. Sopra, ovviamente, c’è il Grand Hotel (e il suo parco), progettato da Fancesco Galli nel 1866 e costruito fra il 1874 e il 1876. Del parco faceva parte la fascia del fronte urbano, ceduta però negli anni 70 del secolo scorso.
Dalla dettagliata documentazione tecnica del progetto in pubblicazione emerge che il Piano particolareggiato prevede, verso via Stazione, un fronte unitario di nuova edificazione con altezza costante, eccetto una porzione più bassa, a sud (vicino alla Ramogna), che deve garantire "il reciproco sguardo tra il Grand Hotel e la parte bassa della città attraverso il parco". È anche stabilito un obbligo di portico lungo l’intero fronte. Gli architetti vi prevedono passaggi puntuali che permetteranno l’accesso al parco del Grand Hotel, attraverso le nuove edificazioni.
Se qualcuno si sta scandalizzando per il prospettato colpo di spugna su edifici esistenti e attuale porticato, ebbene "non vi è nessun grado di tutela né su Palazzo Urbania, progettato da Paolo Mariotta, né sui portici del Cavadini, né tantomeno sull’autosilo". Secondo l’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere (Isos), l’edificio del Cavadini non possiede infatti "qualità né architettoniche, né spaziali, né storiche particolari". Si potrebbe dire, considerano gli architetti, che "la valenza dell’edificio risiede in ciò che i portici hanno rappresentato per i locarnesi, e non solo loro, quale riflesso dell’attività del Grand Hotel e del Festival di Locarno". Edificio che è stato la porta d’ingresso al complesso alberghiero e che nel ’46 è diventato anche ingresso a una delle più grandi sale cinematografiche d’Europa a cielo aperto (che Stefano Artioli, patron della Artisa nuova proprietaria del Grand Hotel, vorrebbe tra l’altro ripristinare).
L’idea espressa dai progettisti è sostituire le tre edificazioni attuali "per organizzare un unico nuovo fronte urbano che funga da ‘basamento’ per il Grand Hotel, che è l’edificio di riferimento per il comparto". Il nuovo disegno del fronte prende spunto dagli elementi che caratterizzano la facciata del Grand Hotel "per reinterpretarli e riassemblarli in una composizione tettonica contemporanea".
Le volumetrie saranno ridotte rispetto a quanto concesso dal Piano particolareggiato. Volendo, si potrebbe infatti costruire un unico volume con quota massima a 221 metri sul livello del mare, con l’eccezione di uno scorcio a 215 per permettere la vista dal e per il Grand Hotel. Si faranno, invece, due edifici distinti e di diverse volumetrie "quale transizione dalle edificazioni poste a monte di piazza Stazione (Palazzo Pax, Garni Montaldi ecc.) a digradare verso quelle del nucleo storico della città, su via Ramogna".
Il futuro edificio a nord (al posto dell’attuale autosilo) presenterà un aspetto urbano "che reagisce a piazza Stazione"; quello più a sud, più basso, sarà in relazione e continuità volumetrica con il fronte storico di via Ramogna e si relazionerà al parco del Grand Hotel diventando, di fatto, "porta d’ingresso all’intero comparto". La ricucitura, come accennato, è determinata da un lungo portico che percorrerà l’intero fronte. Questo nuovo portico e "l’intero impianto tipologico del piano terreno, agevoleranno una transizione verso il parco, che diventerà così più fruibile e connesso con lo spazio urbano di piazza Stazione".
L’accesso veicolare avverrà da via Pioda (salendo, come ora) e consentirà l’utilizzo di un’autorimessa sotterranea che si protrarrà lungo i tre diversi fondi, distribuendo complessivamente 129 posti auto coperti.