Per l’Ente regionale di sviluppo locarnese e per le sue antenne: ‘Un patrimonio da recuperare e un’opportunità per le regioni di montagna’
"Rustici ticinesi: salviamoli e recuperiamoli". Per raggiungere l’obiettivo arriva un "manifesto" dell’Ente regionale per lo sviluppo di Locarnese e Vallemaggia. Un testo inviato a tutti i Comuni (e molti lo hanno già pubblicato sui rispettivi siti). Obiettivo: promuovere, sensibilizzare e incentivare il restauro e la valorizzazione dei rustici.
Il tema è di quelli che fanno notizia, soprattutto quando ci sono problemi legati alla pianificazione e alle decisioni, talvolta difficili da digerire, da parte delle autorità di controllo. Meno frequentemente la cronaca si occupa dei restauri di qualità, promossi da enti pubblici o da privati.
L’intento dichiarato del "manifesto" è quello di "favorire un discorso propositivo, che si focalizzi sulle opportunità di restauro dei rustici, per il territorio e per la comunità. L’obiettivo di tutti (Confederazione, Cantone, Comuni, enti pubblici e cittadinanza) dovrebbe essere quello di salvaguardare, con precise regole, questi preziosi beni culturali e questi paesaggi antropizzati: è anche un discorso di qualità diversificata del territorio, rifuggendo la banalizzazione, l’impoverimento e la perdita di tracce preziose del passato".
Il punto di partenza è la costatazione che questo patrimonio, per vari motivi, è seriamente a rischio. Molti edifici sono già crollati. Altri sono abbandonati e rischiano di andare a ramengo. Così nei prossimi anni diversi altri preziosi testimoni della civiltà contadina potrebbero venir cancellati irreversibilmente. L’Ers-Lvm e le quattro antenne regionali (Vallemaggia, Verzasca, Gambarogno e Centovalli-Onsernone-Pedemonte) vogliono ora porre l’accento sul problema e coinvolgere la comunità per promuovere e incentivare il restauro dei rustici. Il "manifesto", in tutti i suoi dettagli, verrà presentato prossimamente alla stampa.
Ma già emergono alcuni dettagli. Tra questi, i consigli ai proprietari dei rustici. Per chi intende restaurare: rivolgersi a progettisti sensibili e di qualità; contattare gli uffici tecnici comunali ed eventualmente i funzionari cantonali; consultare il sito www.ti.ch/rustici, dove vi sono molte informazioni utili; promuovere interventi di qualità.
Vengono pure proposte alcune considerazioni. Prima fra tutte: se un rustico crolla o è fortemente deteriorato nelle sue componenti essenziali la ristrutturazione e il cambio di destinazione in residenza secondaria rischiano di essere giuridicamente impossibili. Lo stesso problema si pone se un rustico oppure i suoi dintorni subiscono delle modifiche che ne alterano l’aspetto originario.
E ancora: "I privati possessori di un rustico che non sono interessati a promuovere un restauro, sono invitati a mettere sul mercato l’edificio. Ciò essenzialmente per scongiurarne l’abbandono e il possibile conseguente crollo. Le comunioni ereditarie ampie e le proprietà eccessivamente frammentate sono sovente un ostacolo per il restauro dei rustici; nel caso in cui nessuno tra membri fosse interessato al restauro, si consiglia di mettere sul mercato le proprietà".
Il "manifesto" ricorda la grande importanza dei rustici per il futuro della montagna, per sviluppare nuove offerte legate al turismo sostenibile e all’economia del settore primario: "La montagna deve essere vista in modo dinamico, unendo tradizione, tutela, valorizzazione ma pure spirito innovativo". Ovviamente è essenziale il sostegno e l’incentivo pubblico a chi tutela questo patrimonio: "Il Cantone, soprattutto, dovrà continuare a promuovere queste ristrutturazioni, sia nei confronti degli enti pubblici (ad esempio con i sussidi destinati ai "progetti paesaggio"), sia nei confronti dei privati (ad esempio con il sussidio per i tetti in piode). Naturalmente anche i Comuni, i Patriziati e le numerose associazioni/fondazioni, pubbliche e private che hanno a cuore il paesaggio costruito sono invitati a essere parte attiva e propositiva". Infatti, quando sono gli enti pubblici a promuovere queste iniziative, "spesso si instaurano nuove opportunità socio-economiche per le regioni discoste, da cogliere e perseguire".
In conclusione, "l’obiettivo è quello di spingere sia il privato cittadino che le istituzioni di diverso genere, a fare il possibile per salvare il salvabile nei prossimi dieci anni, che saranno decisivi nel bene o nel male. Il patrimonio costruito fuori zona edificabile ha infatti ancora molte opportunità da cogliere; tuttavia, senza una consapevolezza e un maggiore impegno corale, il rischio di una sua cancellazione definitiva è reale".