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‘Le Corti inCanto’: offriamo delicatezza in cambio di passione

Dopo 15 edizioni il Gruppo Centro Storico di Locarno vuole cedere il testimone a chi intenda dare continuità alla manifestazione

(Alberto Marchesi)
26 settembre 2022
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Per il Gruppo Centro Storico di Locarno è come avere per le mani un oggetto prezioso da dare in custodia a qualcuno del quale ci si possa davvero fidare; «una cosa delicata», come dice Cristina Foglia. Delicata è probabilmente l’aggettivo giusto per definire "Le Corti inCanto", l’evento di Città Vecchia che per 15 anni ha deliziato un pubblico capace di cogliere nelle sfumature, nelle finezze stilistiche, nel sussurrato molto più che nel gridato, la vera essenza del fare musica quando la si intende «in modo audace, con un’impronta artisticamente originale e inusuale».

Un compito, questo, che il gruppo promotore ha assolto in modo impeccabile, a costi contenuti (ma comunque non irrisori per chi debba raccogliere fondi porta a porta), fino al momento di dire basta «per esaurimento di risorse umane e finanziarie, ma anche con un senso di appagamento e soddisfazione per il cammino percorso», puntualizza Luciano Bernardini. Per l’architetto «non è un "basta" tout-court alla manifestazione, che non vuole né deve morire a causa della nostra rinuncia. La speranza è che qualcuno, dotato di passione e buona volontà, ci subentri e si assuma la responsabilità di dare una continuità. La premessa è che organizzare è insieme impegnativo – per l’allestimento del programma musicale, di cui si è sempre presa cura Cristina, e per la copertura finanziaria (circa 10mila franchi) – ma anche piuttosto semplice, perché l’apparato esiste, così come il grande l’interesse di gruppi, pubblico e anche una parte degli sponsor».

Bolle di bellezza per il nucleo

L’evento era nato nel 2008 per un’intuizione di Cristina Foglia durante un momento canoro nella corte di Casa Ruggero. Da lì, la magia si era estesa coinvolgendo nel tempo un folto stuolo di volontari, composto anche da Bernardini, Luigi Conforto, Paola Capiaghi, Natalie Gasbaroni, Mariangela Bionda e – in una prima fase – da Nicla Vitali e Antonella Sabatini. Caratteristica principale delle "Corti inCanto" è sempre stata valorizzare gli spazi intimi del nucleo storico con una musica di qualità, se possibile senza amplificazione, creando delle bolle di bellezza da cui emergesse anche la forza del canto corale. La "missione", nel corso degli anni, è stata portata avanti coinvolgendo Casa Ruggero, casa Reschigna, la Chiesa Nuova, Casa Rusca, il Castello Visconteo, Palazzo Morettini, Casa del Negromante, Casa Borgo e la Magistrale, con le prime 5 corti a "resistere" fino all’ultima edizione in questa forma, tenutasi settimana scorsa ottenendo, come sempre, un ottimo successo.

«Lo spirito è sempre stato quello di offrire i concerti come fossero un dono alla popolazione locale e ai molti turisti, diversi dei quali "habitués" legati all’evento – prosegue Cristina Foglia –. Un altro punto fermo è stato pagare i musicisti il giusto, perché molti con la loro musica ci campano, e comunque la qualità e l’impegno bisogna riconoscerli anche dal profilo finanziario». Dalla musica antica a quella moderna, passando per le corali e l’improvvisazione vocale, «abbiamo lanciato un certo tipo di messaggio musicale che il nostro pubblico ha sempre recepito, rispondendo con una presenza massiccia ma soprattutto con grande rispetto». E anche quella «frenesia», per usare le parole di Bernardini, «che si vede laddove a muovere le persone c’è la passione, la voglia di scoprire cose nuove, un po’ come succede al Festival del film».

Si rivede ‘Parole in strada’?

Le sorti della manifestazione (www.cortincanto.ch) sono dunque nelle mani di chi vorrà raccogliere la sfida di un rilancio portando nuove energie. Quelle stesse energie che potrebbero del resto riaffiorare, sempre in seno al Gruppo Centro Storico, guardando a un altro evento promosso nel recente passato, ma poi congelato dalla pandemia: "Parole in strada", svoltosi un’unica volta nel 2019, che metteva in vetrina scrittori e aspiranti tali permettendo loro di leggere un proprio testo di fronte al pubblico. «Quella era in effetti stata una giornata straordinaria – ricorda Bernardini –, da pelle d’oca». Condividiamo in pieno. Per una porta che (forse) si chiude, ce n’è un’altra pronta, si spera, a riaprirsi.