A Cevio s’incendia l’incontro con il Cantone. Criticata l’assenza del ministro Claudio Zali
Che il tutto si sarebbe svolto in un clima di tensione lo si poteva dedurre da vari elementi. Dagli striscioni "stop wolf" esposti all’entrata del Centro scolastico di Cevio, luogo scelto per la seconda serata informativa sul tema lupo indetta dal Cantone. Ma anche dai volti contratti dei partecipanti: allevatori, pastori, agricoltori, contadini e rappresentanti dei vari gruppi d’interesse, come le associazioni agrarie e i Comuni delle valli montane di Maggia e di Blenio. Visi corrucciati, espressione di chi si sente beffato e abbandonato dalle istituzioni. Molte le teste scosse in segno di disapprovazione per quanto illustrato dai funzionari durante l’incontro; altrettante le braccia conserte, apertesi solo per gli applausi, pochi per i relatori, fragorosi per le contestazioni mosse dal pubblico. Il distacco fra allevatori e Stato si fa sempre più netto, così come quello fra campagna e città.
La conferenza ha ricalcato grossomodo i temi trattati il giovedì precedente a Olivone. Alla presenza di circa un centinaio di persone, hanno preso la parola Tiziano Putelli, capo Ufficio caccia e pesca (Ucp) che ha condotto la serata, Gabriele Cozzi, biologo dell’Ucp, che ha illustrato l’andamento demografico del grande predatore, Daniela Linder Basso, capo dell’Ufficio cantonale per la consulenza agricola, Silvio Guggiari, attivo all’Ufficio della consulenza agricola per quanto riguarda la protezione delle greggi e Matteo Inselmini, guardacaccia responsabile per il Locarnese e la Vallemaggia.
Fra le tematiche toccate, i possibili margini di miglioramento riguardo al monitoraggio e alla comunicazione fra allevatori e autorità. Sul tavolo, è stata ancora una volta ribadita la volontà di aumentare il numero delle fototrappole, dei radiocollari Gps in primis per i lupi ma anche per le greggi e i cani di protezione.
Silvio Guggiari ha invece illustrato le misure di protezione (cani e recinti elettrificati) e il progetto di cartografia e identificazione delle zone di alpeggio dove queste sono possibili e di mappatura del vago pascolo in Ticino.
Silvio Guggiari ha illustrato in seguito gli adeguamenti e i nuovi fondi stanziati dalla Confederazione per la stagione alpestre 2022. Berna ha deciso di concedere importi supplementari, pari a 5,7 milioni di franchi, allo scopo di rafforzare la protezione del bestiame. In tal modo sarà possibile finanziare diversi provvedimenti urgenti quali ad esempio il cofinanziamento del personale ausiliario che aiuta i pastori nell’attuazione delle misure di protezione, oppure la promozione di alloggi mobili sugli alpeggi isolati. I gestori degli alpeggi possono presentare le apposite domande ai servizi cantonali competenti. I Cantoni esaminano le domande e possono chiedere alla Confederazione il rimborso dell’80 per cento dei costi.
Strumenti questi però ritenuti ancora non sufficienti da parte di allevatori e agricoltori che, piuttosto di un «contentino finanziario» preferirebbero avere, da parte di Confederazione e Cantone, una maggiore considerazione e «azioni concrete».
Chi si aspettava una parentesi anche per discutere di uno dei due lupi presenti nella zona valmaggese e del suo abbattimento deciso proprio il giorno prima della serata, è rimasto deluso. Del lupo della Rovana e del suo destino non si è parlato.
Di un altro personaggio invece si è parlato, e ha fatto (ancora) molto discutere la sua assenza: alludiamo al consigliere di Stato Claudio Zali.
«Sono deluso dall’onorevole Zali, gli avevo scritto una lettera, il 30 marzo, per segnalare la preoccupante situazione, ma non ho ricevuto una risposta, solo l’invito a questa serata dove Zali nemmeno si è presentato» – ha tuonato Mauro Gobbi, sindaco di Campo Vallemaggia. A fargli eco anche l’ex sindaco di Campo Blenio, Gianni Martinelli: «Questo è grave. La gente vuole risposte e se non gliele dà chi ha il potere politico per fare qualcosa, chi mai lo farà? Che ci si ricordi anche di questo fra qualche mese, quando ci saranno le elezioni…».
Allevatori legati dalle troppe regole contraddittorie
«Capiamo il disappunto di queste persone. Si aspettavano una presa di posizione politica. Ma noi siamo dei tecnici, agiamo secondo gli strumenti che la legge ci dà. Anche stasera vogliamo farci portavoce del malcontento generale, ci teniamo a ribadire che noi siamo dalla parte degli allevatori, non contro», ha sottolineato più volte durante l’incontro Tiziano Putelli, ma anche più tardi parlando con laRegione, che stavolta non ha avuto problemi a presenziare alla serata.
Eppure lo scontento continua a correre fra le file degli allevatori che in questa matassa di regole, norme e strumenti più che tutelati si sentono in gabbia.
«Ci dicono di comprare i cani da protezione, ma poi possiamo prendere solo due razze (che rientrano nelle trenta pericolose, ndr), le liste di attesa per riceverli sono lunghe e si mostrano aggressivi non solo verso i lupi ma anche verso i turisti. Ci dicono di mettere le recinzioni elettriche ma poi la Confederazione ci paga solo un filo e non riconosce che in certe zone, come gli alpeggi ciò non può essere fatto. Su carta sono tutte buone idee, ma nel pratico sono di difficile attuazione – ha commentato un’allevatrice lasciando la sala –. Diteci a che serve questo dispendio di energie da parte nostra e delle autorità. Solo per un lupo?».
A quanto pare sì, e fra la paura di essere attaccati o di veder perse le proprie bestie c’è chi, in un misto di scherno e delusione ha ammonito: a pochi passi da qui, a Bignasco si trova la trappola del lupo. Sia mai che venisse riaperta…