Festa liceale interrotta, parla la vittima: ‘Quei violenti venivano da fuori. Cercavano solo un pretesto per attaccar briga. Le istituzioni reagiscano’
Le ferite sul volto sono ben visibili, ma guariranno. Quelle dell’animo forse mai del tutto. Perché Eros (nome di fantasia) sabato sera al Liloball di fine anno – la festa dei liceali di Locarno organizzata al Bagno pubblico in via Respini – voleva soltanto divertirsi. Purtroppo, è bastato un attimo per trasformare la serata in una specie di incubo: le reiterate provocazioni gratuite da parte di uno sconosciuto, un pugno proditorio al volto e l’aggressione di gruppo da parte dello stesso provocatore unitamente a due suoi compari. Poi «il nero davanti agli occhi». Oggi, a qualche giorno di distanza, il volto è ancora segnato dalle botte e crescono indignazione e desiderio che «voi adulti facciate qualcosa. Perché situazioni del genere non devono più capitare. Lo diciamo per i ragazzi più giovani di noi».
Con gli esami di maturità alle porte, Eros e i suoi amici aspettavano il Liloball con particolare trepidazione: «È la festa in cui ci si mette in ghingheri. Noi ragazzi in camicia bianca o nera; le ragazze con il vestito da sera. Una bella tradizione, che diversi non hanno ancora potuto vivere a causa della pandemia e che finalmente quest’anno è tornata». Erano in tantissimi, al Bagno pubblico, «una folla di forse mille persone. A "controllarla", qualche securino – ricorda Eros –. A un certo punto, camminando in mezzo alla gente, ho avuto un contatto spalla contro spalla del tutto fortuito con un ragazzo; una cosa leggera, quasi da neppure accorgersene. Ma era il pretesto che quel tipo stava aspettando. Infatti, ha subito iniziato a provocarmi a male parole, con aggressività. Io lo ignoravo, ma lui continuava. Così gli ho detto di smetterla, che non volevo problemi. Ed è stato allora che mi ha aggredito. Di questo si tratta: di un’aggressione, non di una rissa come ho dovuto leggere».
Un’amica ricorda di aver visto un primo pugno sferrato al volto di Eros: «È stato molto violento, gli ha fatto volare gli occhiali. Io mi sono mossa per raccoglierglieli e quando ho girato la schiena gli si sono avventati addosso in tre». Il tutto è durato pochi secondi, aggiunge il ragazzo, «ma è stato brutale. Per i colpi che mi arrivavano da tutte le parti ho perso i sensi. Quando mi sono ripreso avevo la camicia bianca completamente imbrattata di sangue. Una cosa impressionante. E male dappertutto. I samaritani presenti sul posto, che mi avevano preso in cura unitamente a un medico, vanno ringraziati. Ma secondo me hanno sottovalutato la cosa. Mi è stato detto di andare a casa e riposare, che tutto si sarebbe sistemato. Io ero completamente sotto shock, e ancora adesso, con i miei amici e la mia famiglia, sto cercando di elaborare i fatti, ancora più incredibili poiché totalmente inaspettati».
La prima aggressione, dice l’amica, «ha dato il via a diversi altri parapiglia. La situazione, nei 20’ seguenti, è degenerata. Come hanno scritto i ragazzi del comitato studenti su Instagram, era ingestibile. È stata giusta la decisione, presa in accordo con la polizia, di interrompere e mandare tutti a casa». A proposito di polizia, nota Eros, «gli agenti, così come l’ambulanza, sono stati chiamati dai miei genitori. Erano comunque in troppo pochi per fronteggiare il caos che si stava creando».
Un aspetto sottolineato dai due ragazzi è l’estraneità dei liceali rispetto agli atti violenti: «Ci siamo scambiati le informazioni con i nostri compagni: quelli venivano da fuori. È importante dirlo. D’altra parte la festa era aperta anche ad amici e conoscenti di chi frequenta il Liceo. Ma che andasse a finire in quel modo è la cosa più triste che mi sia successa – sottolinea Eros –. Quei tipi hanno rovinato la festa a tutti, non solo a me».
A lui in particolare, vista la forzata assenza da scuola mentre si avvicinano gli esami di maturità. «Da tutto il Liceo ho ricevuto grande sostegno. I compagni hanno collaborato nella ricerca di informazioni per risalire agli autori dell’aggressione e continuato a fare sensibilizzazione contro la violenza. Poteva benissimo capitarmi quel che è successo al povero Damiano. Il problema della violenza fra i giovani sta aumentando. Noi abbiamo paura e possiamo opporci. Io adesso sento come un dovere parlare di fatti simili con i miei coetanei. Ma devono pensarci soprattutto le istituzioni». L’invito di Eros e della sua amica è «che chi ha visto quel che è successo sabato sera si rivolga immediatamente alla Polizia cantonale. Dobbiamo dire basta adesso, e farlo tutti insieme».