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Centro sociale onsernonese: cure palliative e autodeterminazione

La casa per anziani è stata insignita del primo premio per il suo Piano di accompagnamento alla Giornata cantonale svoltasi a inizio maggio a Lugano

La delegazione del Centro sociale onsernonese durante la quinta Giornata cantonale delle cure palliative a Lugano
(laR)
12 maggio 2022
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«Dall’incontro tra la nostra filosofia delle cure e l’applicazione del concetto di cure palliative è nato uno strumento operativo a cui abbiamo dato il nome di Piano di accompagnamento». È proprio grazie al suo Piano di accompagnamento che il Centro sociale onsernonese (Cso) è stato insignito del primo premio durante la Giornata cantonale delle cure palliative dello scorso 3 maggio a Lugano. «In concreto, con l’applicazione di questo strumento, si tratta di assicurarsi che ogni atto di cura o di accompagnamento da noi implementato sia in fase con le volontà del residente migliorandone sensibilmente la qualità di vita», ha chiarito a laRegione Michele Beretta, direttore della casa per anziani, con sedi a Russo e Loco, nel Comune di Onsernone.

Prima di procedere, va ricordata l’etimologia dell’aggettivo "palliativo" che si rifà al sostantivo latino "pallium" ovvero il mantello che nell’episodio agiografico San Martino condivise con un viandante infreddolito. Si interviene con le cure palliative quando curare una malattia non è più possibile e non è più quindi l’obiettivo primario, mettendo in campo "le competenze della medicina a 360 gradi, in modo interdisciplinare, per aiutare a vivere nella malattia. Così da alleviare il dolore e lo stress che inevitabilmente possono investire anche la famiglia", aveva dichiarato in un’intervista al nostro giornale Claudia Gamondi, primario della Clinica di Cure palliative e di supporto dell’Istituto Oncologico della Svizzera italiana (cfr. LaR, 14 febbraio 2022).

Un approccio praticato non solo nel fine vita

"Il caleidoscopio delle cure palliative" era il titolo della quinta giornata cantonale svoltasi al Palacongressi e dedicata all’approccio clinico specialistico che mira a migliorare la qualità della vita di coloro che sono affetti da malattia inguaribile, attraverso la prevenzione e il sollievo dalla sofferenza fisica e psicologica. Durante il convegno «sono stati presentati – per mezzo di poster – i lavori di ricerca svolti in questo settore dall’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), da Hospice Ticino e da altri istituti e cliniche cantonali», fra cui la struttura onsernonese che «ha illustrato l’applicazione del concetto di cure palliative all’interno delle sue due case per anziani. Così facendo ha vinto il primo premio, risultato della valutazione della giuria e di quella degli altri partecipanti al congresso», ha aggiunto il direttore.

Punto focale del lavoro portato avanti al Cso, ha quindi rimarcato, è «la volontà di far sentire il residente come a casa sua, rispettando sempre la sua autodeterminazione, praticando la zero contenzione», aiutandolo al contempo a vivere nel migliore dei modi. «Le cure palliative si focalizzano – allora – sulla ricerca di soluzioni capaci di attenuare o togliere i sintomi che sono invalidanti per la qualità di vita del residente, quali il dolore, la depressione o l’angoscia», ha quindi specificato Beretta, che tiene a chiarire che tale approccio non si pratica «solo nel fine vita ma ognuno di noi, in qualsiasi momento della sua vita, può, potenzialmente, esserne oggetto se manifesta sintomi che ne perturbano in modo significativo la vita quotidiana».

Il direttore della casa per anziani onsernonese ha quindi anticipato che, oltre al Piano di accompagnamento riconosciuto a inizio maggio a Lugano, al Centro sociale onsernonese «abbiamo intrapreso un percorso che, a breve, prevede di effettuare un tentativo per ottenere la certificazione federale in cure palliative secondo i criteri dell’Associazione Svizzera in Cure Palliative di tutte le due case per anziani gestite dal Cso. Ma è ancora prematuro parlarne», ha concluso.

Il Centro sociale in breve

La casa per anziani onsernonese, con doppia struttura a Loco e Russo, è un istituto voluto dal patriziato generale d’Onsernone andando oltre la consueta concezione di ospizio, mettendo al centro lo scambio intergenerazionale. Sin dall’inizio, si legge nella presentazione, la popolazione, le autorità di valle e cantonali hanno dato pieno sostegno alla realizzazione di un’istituzione che ha ridato vita a una valle intera.

La sede a Russo – progettata dagli architetti Moro di Locarno – è stata inaugurata alla fine degli anni Ottanta e ha una capacità di 38 posti letto, ma trovano casa anche lo studio medico e il centro diurno. La casa di Loco – sottosede ristrutturata nel 2005 dall’architetto Garbani Nerini di Ascona – ha 25 posti letto e un giardino sensoriale di cui dispongono sia i residenti, sia i visitatori.

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