Tra le ipotesi sulle quali lavorano gli inquirenti, anche quella del reato di assassinio
Non un infortunio, né un malore: la 61enne trovata priva di vita lo scorso 11 aprile, nella sua casa di Avegno, è stata uccisa. L’intervento di terzi – come anticipato dalla Rsi – è stato confermato dalle ultime novità emerse dall’inchiesta in corso. Uno dei due figli, quello che viveva con lei, è sempre in stato di arresto all’Osc di Mendrisio e non è tuttora in grado di rispondere alle domande degli inquirenti. Le indagini di polizia e della Magistratura sono coordinate dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis e ora, con le ultime importanti novità emerse, si fa strada l’ipotesi di un reato di assassinio, il più grave previsto dal codice penale. Un’ipotesi, sempre stando alla Rsi, che tuttavia potrebbe anche attenuarsi nel corso del procedimento.
Ricordiamo che la donna era stata trovata esanime nel suo letto poco dopo l’alba di quel lunedì, nel suo rustico ad Avegno di Fuori. A richiamare l’attenzione dei vicini era stato uno dei due figli, che già nel corso della nottata aveva dato in escandescenze, poiché in preda a un grave scompenso psichiatrico. Le sue grida avevano buttato giù dal letto verso le 4.30 i vicini, che sulle prime erano riusciti a calmare il ragazzo, ma un paio d’ore dopo avevano dovuto chiamare sul posto polizia e personale sanitario del Salva. All’arrivo dei soccorsi, poco dopo le 6, l’agitazione del giovane era apparsa tanto incontrollabile da renderne poi necessario il ricovero in una struttura psichiatrica. Comunque, proprio il ragazzo aveva indicato che in casa giaceva il corpo senza vita della mamma.
Mentre il giovane rimane in stato di fermo e non è ancora in grado di sostenere un interrogatorio che possa gettare luce, in qualche modo, su quanto avvenuto quella notte all’interno dell’abitazione, l’inchiesta prosegue nel massimo riserbo.