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Verdasio: dopo le fiamme, gli insegnamenti

Mentre nel perimetro il monitoraggio in cerca di eventuali focolai continua, le autorità studiano come evitare il ripetersi di simili, dannosi, eventi

((CPM))
2 aprile 2022
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L’incendio sopra il paese di Verdasio, nelle Centovalli è stato violento, impressionante nella sua rapidità di propagazione e dannoso non solo per il patrimonio boschivo. La comunità locale ha avuto modo di valutare, ancora una volta, il valore del sacrificio e dello spirito di abnegazione di decine di pompieri di montagna della Melezza (40 uomini, tutti a turno mobilitati), Pizzo Leone, Vallemaggia e dei loro omologhi urbani di Locarno, come pure degli equipaggi delle compagnie di elicotteri civili e militari. Uomini e mezzi impegnati per ore durante le giornate, la notte e buttati giù dal letto già alle prime luci dell’alba. Volontari chiamati in un qualsiasi momento, costretti a interrompere la loro quotidianità per indossare la divisa e correre a difesa e a sostegno del prossimo. Un lavoro incessante, impegnativo, in una corsa contro il tempo per cercare d’impedire alle fiamme che hanno divorato decine di ettari di superficie boschiva e distrutto quattro cascine di estendersi oltre, su entrambi i fronti.

Sotto la cenere le fiamme covano ancora

Le poche gocce d’acqua cadute in queste ore non hanno del tutto permesso di scrivere la parola fine alle operazioni. Mercoledì mattina, un picchetto è stato allarmato per la presenza di un focolaio, subito spento. Stessa musica giovedì. Qua e là sotto la cenere, qualche colonnina di fumo di tanto in tanto spuntava ancora. Ieri, con l’impiego di un drone munito di telecamera termica, l’intero perimetro è stato nuovamente monitorato. Interventi puntuali da terra hanno permesso di scongiurare rischi.

Le fiamme, lo ricordiamo, erano partite mercoledì 23 marzo, sul mezzogiorno, lungo la linea ferroviaria della Centovallina, complice un guasto tecnico. L’area del rogo si era rapidamente allargata a causa della siccità degli ultimi mesi fino a lambire la frazione di Verdasio, prima di oltrepassare la strada d’accesso e attaccare il pendio boscoso sopra l’abitato, giungendo in pratica fino al Monte Comino, a 1’200 metri di quota.

Sugli insegnamenti che a livello di amministrazioni comunali e patriziali si possono trarre da simili eventi abbiamo raggiunto Michele Turri, sindaco delle Centovalli: «Dell’accaduto abbiamo discusso in Municipio; abbiamo pure scritto ai Civici pompieri di Locarno per avere un feedback, anche se la cosa è ovviamente prematura. Una volta che avranno stilato le loro conclusioni, vedremo d’incontrarci e discuterne». Se parlare di bilanci, per ora, è inopportuno, si può invece affrontare il tema, noto da tempo, della scarsità d’acqua del versante sinistro della vallata. «Il problema dell’approvvigionamento idrico è noto ed è ulteriormente aggravato dalla scarsità di precipitazioni di questo inverno secco. Negli scorsi anni il Comune ha avviato tutta una serie d’importanti investimenti finanziari per svecchiare le infrastrutture idriche (serbatoi, condotte, captazioni) esistenti, alquanto datate e ovviamente non più in grado di soddisfare le attuali richieste. Man mano che procederemo col rifacimento dei manufatti, terremo conto anche di questi aspetti. Si sta portando avanti anche il discorso di una vasca antincendio in quota per assicurare una risposta immediata in caso d’incendio».

La futura vasca antincendio a Calezzo

Carlo Maggetti, vicepresidente del Patriziato d’Intragna, Golino e Verdasio, ritiene che «senza l’acqua l’opera di contrasto dei roghi boschivi è impossibile. Non abbiamo sorgenti di grossa portata in grado di assicurare un fabbisogno più che sufficiente; prendiamo il caso del Monte Comino, densamente abitato durante la bella stagione, con le sue capanne. La situazione è spesso critica lassù. Si fa un gran discutere della pulizia e della miglior manutenzione dei boschi, di linee tagliafuoco. Ma a tale scopo servirebbero nuove strade forestali che non è possibile costruire. L’unica soluzione è rappresentata dalla vasca antincendio».

Pozza antincendio che, come conferma Giovanni Galli, alla testa dell’Ufficio forestale dell’8°circondario, starebbe maturando a livello di progettazione: "In effetti rientra in un previsto progetto selvicolturale integrale che abbraccerà il territorio che va da Intragna a Camedo, sull’intera sponda sinistra della vallata. La vasca verrà realizzata in territorio di Calezzo, sfruttando la strada forestale patriziale esistente. Pure nei boschi delle Terre di Pedemonte il discorso di una simile riserva idrica per garantire una prima difesa contro un incendio è allo studio».