All’Assemblea dei delegati sollevata l’ipotesi di un posticipo, ma il Cantone rassicura. Prosegue intanto la nuova strategia di gestione dei riproduttori
Si apre martedì, in Ticino, in tutti gli specchi d’acqua al di sotto dei 1’200 metri (laghi alpini e bacini idroelettrici compresi) la stagione della pesca. Quarantotto ore prima, sabato, al Palexpo di Locarno i delegati delle società di pesca di tutto il cantone, riuniti nella Ftap (Federazione ticinese di acquicoltura e pesca), si sono dati appuntamento per l’assemblea annuale, organizzata dalla 125enne Società di pesca Locarnese, presieduta da Claudio Jelmoni.
Numerosi, come sempre, i temi affrontati e le preoccupazioni venute a galla durante i lavori. Su tutti, il poco rassicurante effetto dei cambiamenti climatici sull’ambiente, con portate di fiumi e torrenti che, dopo mesi di assenza di piogge, minacciano l’ecosistema. C’è stato chi, tra i pescatori, ha ipotizzato una regolamentazione più severa delle attività svolte. Scartata l’ipotesi di un posticipo dell’apertura della pesca, dal momento che la situazione è sì critica ma non tale da rendere necessario un simile provvedimento. L’Ufficio caccia e pesca, ha assicurato Tiziano Putelli, responsabile, mantiene alta la sorveglianza.
Sempre in questa direzione si muove un progetto portato avanti dal Dipartimento e mirante a una nuova strategia di gestione del processo di ripopolamento ittico. Operazione che, ovviamente, coinvolge in prima linea gli stabilimenti di piscicoltura dai quali si ricava il novellame che poi viene immesso nei corsi d’acqua. Avviato negli ultimi tempi con successo, prevede l’uso di riproduttori autoctoni sani prelevati direttamente da fiumi e torrenti, così da massimizzare la resa delle semine e garantire risultati migliori. Gli studi in materia dimostrano come le popolazioni ittiche si adattino all’ambiente locale, sviluppando un vantaggio rispetto agli individui non adattati o adattati a condizioni diverse (tradotto, la capacità di sopravvivenza è superiore). Si produrrà di meno e si alleveranno trote selvagge da prelevare nei fiumi per rinforzare il loro ceppo.
Oltre alla scelta dei riproduttori locali, anche a livello di habitat occorre intervenire per garantire le condizioni ideali di vita dei pesci. A tale scopo sono state introdotte le carte ittiche, decisive per assicurare quello che è lo stato di salute degli ambienti acquatici. Si tratta, lo ricordiamo, di uno strumento che consente di evidenziare se l’attuale gestione della pesca, delle immissioni, del numero di catture e delle misure minime di cattura è in linea con l’esigenza di uno specifico corso d’acqua o meno.
Non poteva non essere oggetto di discussione da parte dell’assemblea anche il discorso delle vuotature dei bacini idroelettrici. Di quello di Vogorno, necessario per interventi alle componenti della centrale, si è a lungo parlato in questi mesi. Per i pescatori, l’interrogativo è più che altro legato alla possibilità di gettarvi la lenza. Pratica sconsigliata, è stato spiegato, per la pericolosità che l’accesso alle rive nasconde. Preoccupa non poco i patiti della lenza, infine, la futura vuotatura del bacino di Malvaglia da parte di Ofible Sa. Il Gruppo cantonale di lavoro per gli spurghi, d’intesa con la Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca, la segue attentamente, dal momento che il volume di materiale solido in gioco è pari a circa 450mila metri cubi. Una parte di limo e materiale ghiaioso verrà asportata dal lago tramite macchinari; il resto, però, verrà portato a valle dall’acqua attraverso il rilascio.
Concludiamo segnalando che i lavori assembleari sono stati diretti da Urs Luechinger, presidente Ftap. Al suo fianco Gianni Gnesa, vicepresidente.